Credo che il fondamentale carattere, o implicito obiettivo perseguito, del notevole catalogo di ponti ed attraversamenti stravaganti nelle diverse regioni montuose della Cina centro-orientale possa essere desunto dal celebre “scherzo” dell’ottobre del 2017 sulle montagne di Taihang nello Hebei. Uno schermo trasparente a cristalli liquidi, posizionato sotto i piedi dei turisti, produceva all’improvviso l’illusione di una crepa nel vetro sopra cui stavano camminando. Impietoso verso le malcapitate vittime che spesso si sdraiavano nel tentativo di distribuire il peso, il dispositivo continuava quindi a peggiorare l’illusione con suoni fragorosi e l’allargarsi progressivo della spaccatura. Le persone informate tra i presenti, spesso precedenti vittime della fittizia contingenza, tiravano fuori i cellulari e ridendo, postavano la scena sui profili social rilevanti. Grande ilarità per tutti. Soltanto in seguito, l’amministrazione turistica dell’attrazione avrebbe chiesto scusa. Forse rendendosi conto di come far credere di stare per morire non sia esattamente il gesto di accoglienza più caloroso verso le persone non-native di un così vertiginoso territorio. Eppure siamo veramente, assolutamente sicuri, che ai sopravvissuti stessi l’esperienza non fosse, in qualche contorta maniera, piaciuta? Il fatto è che un paesaggio affascinante può essere apprezzato in moltissime regioni della Terra. Ma soltanto in certi luoghi è possibile abbinargli, in modo particolarmente celebre, una sensazione pressoché costante di precarietà e vuoto incombente.
Così ci si avvicina verso il ponte di Ruyi, sopra la valle dello Shenxianju nello Zhejiang, con lo stesso cuor leggero degli antichi pellegrini avviati verso le montagne sacre taoiste di Tianmu (天目山 – Monti degli Occhi del Cielo) una meta ritenuta in grado di rafforzare il corpo e lo spirito, permettendo l’acquisizione di uno stato di consapevolezza ulteriore. Poiché “ciò che non ti uccide, ti rende maggiormente longevo” è molto più di una semplice slogan turistico, rappresentando uno dei pilastri, non sempre visibili, dell’antica e pervasiva dottrina. Ed è forse proprio una preparazione verso questa verità fondamentale, che vuol essere portata in evidenza dall’atipica conformazione di questo specifico esemplare antropico, una struttura con tre camminamenti rigorosamente pedonali, il cui moto ondulatorio tende a rendere sfasati e paralleli al tempo stesso; un po’ come corsie preferenziali di una surreale montagna russa. Il tutto grazie al contributo del progettista ed ingegnere specializzato nell’acciaio He Yunchang, già coinvolto nel famoso Stadio Nazionale di Pechino del Nido d’Uccello (鸟巢 – niǎocháo) costruito in occasione delle Olimpiadi del 2008. Il quale dopo un periodo di oltre 10 anni, sembrerebbe aver trovato un terreno fertile per la propria creatività in un tipo altamente distintivo di realizzazione, come esemplificato dai diversi esempi documentati sul suo sito ufficiale di rappresentanza…
“Il disco volante di Lingxi” recita la didascalia del primo oggetto chiaramente identificato, una piattaforma panoramica della contea di Anji, con 24 metri di diametro sopra i 200 del precipizio sottostante. Subito seguito da “L’UFO di titanio di Shilinxia” sull’omonima gola del geoparco nazionale di Huangsongyu, 768 metri sopra il livello del mare. Ma per offrire il proprio contributo alla regione panoramica di classe A5 dello Shenxianju il rinomato ingegnere doveva proporre qualcosa di davvero valido e memorabile, eventualità del tutto comprovata dall’aspetto estremo del notevole ponte di Ruyi. Così chiamato per analogia con lo scettro apotropaico della tradizione asiatica, un arnese risalente almeno alla remota epoca della dinastia Han (200 a.C. – 200 d.C.) la cui forma ondulatoria è pienamente ripresa già dal solo arco centrale della struttura di attraversamento. Quello, nello specifico, dotato di passerella opaca e dalla comprovata solidità, una gentile concessione nei confronti di coloro che temono le altezze. Anche se sorge spontanea la domanda, se appartieni a queste schiere, perché mai venire in vacanza nello Zhejiang? Anch’esso dotato di due piattaforme circolari presumibilmente allusive alla misteriosa forma delle astronavi aliene, il ponte misura quindi 100 metri di lunghezza, essendo situato a 140 sopra i fitti alberi della foresta sottostante. Ma ovviamente il punto forte dell’attrazione, come per molti altri diventati celebri online, sono le parti speculari della struttura stesso, in grado di contrapporre il concavo al convesso essendo state inoltre rigorosamente costruite in un qualche tipo di materiale che permette di vedere il grande vuoto sotto la suola delle proprie scarpe. Tanto che persino l’astronauta canadese Chris Hadfield, in uno dei suoi molti post virali su Twitter (*ahem, pardon, volevo dire su “X”) si è sentito in dovere di specificare a margine di una foto di questo sito inconfondibile: “Avrei preferito delle ringhiere più alte”. Scatenando a partire da quel 29 novembre del 2020, soltanto due mesi dopo l’inaugurazione, una serie di disquisizioni alquanto approfondite in merito all’eventualità che le immagini diffuse fossero del tutto false o generate al computer, in forza dell’improbabile unicità del soggetto stesso. Almeno fino all’indagine pubblicata all’inizio del 2021 sul popolare sito di debunking Snopes.com, che con riferimenti al profilo Weibo del distretto turistico locale offriva tutte le prove pratiche ritenute necessarie dell’effettiva esistenza del ponte. Una questione spesso ed orgogliosamente citata negli articoli o materiali pubblicitari a corredo ed aggiungerei con ottime ragioni: per quanti è possibile vantare il possesso di un’attrazione tanto insolita da risultare, letteralmente, poco credibile dal suo contesto di appartenenza?
La costruzione di ponti trasparenti è d’altra parte un caposaldo tipico di questa regione del mondo, incapace a differenza delle possibili alternative di coinvolgere o appassionare i supervisori infrastrutturali di altri paesi. Vedi il caso dei ponti sospesi o tibetani, diventati negli anni una visione comune in molte zone turistiche, compreso l’arco delle montagne alpine. Forse proprio perché è tanto difficile riuscire ad ottenere le certificazioni necessarie nell’emisfero Occidentale, così come d’altronde problematiche di questa natura hanno iniziato a palesarsi negli ultimi anni anche nel contesto ultra-imprenditoriale della Cina contemporanea. Vedi il caso citato dal portale Yeeyi.com nel marzo del 2021, di ben 25 punti panoramici fatti chiudere forzatamente nella sola regione dello Hebei, a causa della mancata conformità alle nuove e più stringenti norme varate all’interno del territorio nazionale. Il che non avrebbe comunque impedito, il maggio di quello stesso anno, l’impressionante incidente delle lastre di vetro sul ponte della montagna di Piyan spaccate all’improvviso dal vento, con tanto di attraversatore in apparenza scampato al disastro, rimasto saldamente abbarbicato alla sotto-struttura metallica nel trepidante auspicio di un soccorso logisticamente ed oggettivamente piuttosto complesso. Eventualità capace di mostrare come la “viralità” di un sito possa funzionare anche al contrario, diffondendo su Instagram, TikTok e gli altri soliti noti un senso latente di terrore ancestrale, capace d’inficiare sensibilmente la fiducia della collettività nei confronti di un ponte che non blocca il passaggio dei raggi solari. Il che dovrebbe aver donato quanto meno al ponte di Ruyi, ed altri simili dello stesso contesto spazio-temporale, un’attenzione maggiore ai “dettagli” come la capacità di resistere ad agenti atmosferici ed, al tempo stesso, il peso variabile delle persone. Non che ciò basti a convincere CHIUNQUE ad attraversarlo…