Il destino della Coca-Cola nella lava fusa

Lavapix

Ed altre fiammeggianti sperimentazioni. Bibita e bevanda, la prima fredda, la seconda calda. Nessuno, nel grave istante della pausa di metà mattina, riempirebbe la sua tazzina con del gelido caffé, appena uscito dal surgelatore. Né la lattina ghiacciata, salvo spiacevoli imprevisti conviviali, dovrebbe perdere quel senso di frescura, che guadagna dentro al frigo dal gas freon. Per lo meno, idealmente. D’estate, come d’inverno: la birra, l’aranciata frizzante, non le metteresti dentro al forno a microonde. Mai le appoggeresti sulla stufa, o in prossimità del tuo termosifone. Soltanto il tè, fluido del distante Oriente, nettare di piante venerate, può essere a temperatura ambiente, oppure no, perché incorpora lo spirito del drago al tempo stesso del serpente. Come la sublime Coca-Cola, ma soltanto in dei frangenti straordinari, o per l’occorrenza di un particolare evento. Tipo, quando andavi per un’escursione documentaristica, sulle ripide pendici del vulcano Kīlauea e d’un tratto sul sentiero scorgi un vecchio amico, pāhoehoe: la pietra fusa al calor rosso, che ti viene incontro. Allora tanto è calda la montagna, che a qualcuno vien da dirgli: “Vuoi una Coca?” E lei ti risponde, silenziosamente: “ʻAʻā
In questo video-esperimento effettuato dal portale Lavapix, parte di uno sconfinato repertorio, ci viene data l’opportunità di assistere all’effetto della pura lava delle Hawaii, 1000-1200 °C circa, che s’incontra con una delle lattine più famose al mondo. Due scenari, ci vengono proposti, con esiti altrettanto memorabili, ma va detto, leggermente deludenti. Nel primo caso, il cilindretto di alluminio è stato bucato sulla sommità, per evitare l’immediato scoppio dovuto all’escursione termica. Il fotografo spiega nella descrizione di aver sperato in una sorta di svettante geyser con le bollicine, ma di aver poi ottenuto, piuttosto, un timido zampillo. Ci riprova quindi subito, senza praticare il foro, però la natura lo sorprende pure in quello: si squaglia il fondo, la bibita scivola via, la montagna la ricopre. Forse, un giorno, qualcuno la ritroverà, imperscrutabile residuo di epoche passate? Non ci riguarda, passiamo altre cose. Abbiamo molto da vedere;

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L’epica impresa della macchina del ghiaccio umana

Extreme Ice Cube Stunts

Ad Aprile, con il progressivo scaldarsi del clima italiano, tornano le rondini dai paesi più caldi dell’Africa equatoriale. Percorrendo all’incirca 10.000 chilometri, ciascun volatile ritrova il nido in cui era nato, per dare un suo personale seguito al patrimonio genetico della specie. La capacità di orientarsi è il bene più prezioso della rondine. Togli le piume all’uccello, scambia i tropici con il frigorifero e il nido con un bicchiere di Coca-Cola per ottenere Shane e Collin che preparano i drink per una festa con gli amici. 63 cubetti di ghiaccio in bilico, sospesi tra un capitombolo e il teatro di un fantastico accoppiamento; oggi, comunque vada, si farà la storia. È tutta una questione di reazioni a catena. Stiamo assistendo alla messa in opera di una complessa macchina di Rube Goldberg, l’invenzione che consiste nell’impiego dei fattori più disparati ed inutilmente scenografici al fine di ottenere un risultato piuttosto semplice. In questa qui però, l’abilità umana trova uno spazio molto più significativo della media. Alla fine, le leggi della fisica ti portano solo fino ad un certo punto: l’inerzia sussiste, la gravità attrae e l’applicazione di una forza crea un singolo vettore direzionale. Così, gli amici finiranno per morire di sete. Rinfrescare le bibite richiede sveltezza di mano, prontezza mentale e un alto grado di astuzia; soprattutto, ci vuole una preparazione estremamente accurata. I sessantuno boccali (ci sono due cubetti in più, dove siano finiti non ne ho idea) sono stati disposti ad arte lungo una serie di tavolate parallele e aspettano pazientemente, con il coronamento addizionale di vari tipi di oggetti. Alcuni sorreggono tubi di cartone, altri confezioni vuote dei panini del fast-food, nel caso più singolare c’è tutta una fila di pirotecnici bastoncini da gelato. E sopra a ciascuna di queste improvvisate basi di partenza, c’è il ghiaccio, l’agognata freschezza potenziale dei sublimi liquidi festaioli. Un colpetto lì, un preciso lancio da speciali scivoli costruiti in legno, due o tre pattini e una cannuccia roteante più tardi, l’impresa s’è compiuta. Resta solo da versare la Coca-Cola. Hai detto niente!

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