L’osservazione acritica del mondo dei processi si rivela spesso il punto di partenza per un grado superiore d’introspezione. E ciò risulta vero tanto nella solitudine del monaco, il filosofo, l’autore di poesie o dipinti, che nel progredire dei momenti di condivisione comunitaria, ovvero il dialogo tra le persone tese ad ottenere un singolo, importante obiettivo. Considerate, a tal proposito, la scena prototipica della psicanalisi stereotipata, con il dottore che solleva il pesante album fotografico delle macchie d’inchiostro. “Cosa vedi?” Chiederà costui, sentendosi rispondere dapprima; un cerchio, un punto, d’impatto, una farfalla. Quindi multiformi esegesi di un superiore grado di complessità e astrazione, quali “L’ora scolastica di religione. Un airone che nidifica sui grattacieli. Mio bisnonno che combatte a Verdun.” Per cui sarà semplicemente il passo successivo di un processo atteso, l’attimo in cui finalmente quelle illustrazioni astratte inizieranno a sembrar muoversi per l’occhio di entrambi, Osservatori dell’osservazione, i Cercatori non del tutto inconsapevoli di quello stato che gli orientalisti amano chiamare Zen, per così dire il “tutto”.
Ma se l’assoluto può davvero penetrare nel particolare, se l’insieme dei fattori può essere mutuato e concentrato nell’applicazione di un pigmento su fogli di carta stampata o vera washi frutto antico dell’ingegno di un monaco coreano, sarebbe davvero un passo eccessivamente ambizioso? Essere disposti a credere che tale un tale livello d’interconnessione possa essere cristallizzato e reso percepibile da un tangibile prodotto artistico. Il tipo di creazione che imprescindibilmente, dispone di una firma ed un nome. James Zucco è l’ex-pubblicitario di Minneapolis che dopo un incontro con un collega che aveva iniziato prendere lezioni di meditazione, non soltanto ha scelto d’imboccare la stessa strada, ma ha iniziato a definire tutto quel che esula con un’originale scelta di proposizione: in between, quello che si trova (in mezzo). Unendo, in modo meramente conseguente, il nuovo ambito con la sua vecchia passione per l’illustrazione e tutto ciò che ne consegue nell’applicazione della tecnica e lo studio individuale. Verso un esito del tutto prevedibile, giacché innumerevoli generazioni del clero buddhista o i praticanti della stessa disciplina avevano già scelto quella strategia espressiva, della pittura a inchiostro dell’Estremo Oriente o shuǐmòhuà (水墨畫) in Cina, sumukhwa (수묵화) in Corea e sumi-e (水墨画) in Giappone. Laddove costui, esperto promotore nell’Era del marketing, scegliendo come campo d’espressione il Web si è dimostrato in grado di compiere il passo ulteriore. Donando ai suoi dipinti un attimo di vita ed apparente indipendenza procedurale, nell’esasperazione e documentazione in video di un aspetto intrinseco da lungo tempo acclarato. Così indotto a trasformarsi, per l’osservatore, nell’illusione niente meno che fantastica di un dipinto che si completa da solo…
C’è sempre stata d’altra parte, nell’arte pittorica dei tre paesi, l’inclinazione filosofica a considerare ciascun singolo elemento parte del processo, posto ad un pari livello dal puro equilibrio karmiko dell’Universo stesso. Così che la semplice ed in apparenza umile acqua, indispensabile per la fluidificazione del tradizionale bastoncino di sumi prima dell’applicazione del pigmento risultante mediante l’immersione del pennello, non veniva integralmente fatta sgocciolare né asciugata in alcun altro apprezzabile modo. Sfruttandone piuttosto il peso addizionale, l’imprevedibilità latente, la liquidità profonda, per guidare e accompagnare il tratto e i desideri dello stesso agente creatore. Questo il segreto del tratto calligrafico di tanti grandi maestri, così apparentemente caotico o capace di apparire poco netto ai non-iniziati, ancorché intriso della pura e indubbia evanescenza del mondo stesso. O il quantum stravolgente dei magnifici paesaggi dipinti da figure come Hasegawa Tōhaku (1539–1610) o Tomioka Tessai (1837–1924) in cui ciascuna goccia diventava la cima di un maestoso pino, ogni rivolo il corso di un fiume o di un sentiero che si annoda come serpe verde tra le montagne. Autore che si esprime all’epoca del razionalismo post-moderno, l’americano Zucco sceglie d’altra parte nella propria produzione di compiere il passo ulteriore. Ricercando quel sicuro effetto videografico, in cui aloni d’acqua e piccole pozzanghere del tutto invisibili alla telecamera, attentamente collocate sull’appezzamento per lunghi minuto sulla carta di riso, rivelano una figura nascosta dopo il primo spettacolare tratto del grande pennello finale. Così che l’imponente dialoghi con la minuzia, l’assoluto con ciò che è per sua natura piccolo e infinitamente particolare. Un gioco ulteriormente coadiuvato dall’impiego di titoli attentamente selezionati. Così tra le molte opere visionabili nel suo ricco profilo Instagram, la figura di una donna-gufo iscritta in un cerchio che compare a un giovane di spalle viene chiamata “Dreams & Messages” mentre l’ombra congiunta di due sagome rivolte in direzioni opposte “We have more in common than we don’t”. Ricorrente poi l’impiego grafico di un occhio umano dipinto in modo estremamente dettagliato, come quello che figura al centro della testa minimalista nell’opera “Mantra” o la sua controparte semi-nascosta dalle spire di un serpente che prende il nome de “Il Nichilista”. Tra gli altri soggetti ricorrenti, i ritratti che idealizzano la moglie come figura angelica ed ispiratrice, della propria madre da giovane ed innumerevoli figure d’animali, per l’affinità esemplificata dal possesso di un amato cane in famiglia.
Filosofia dei giorni può per questo essere parecchie cose, non del tutto o necessariamente conformi alle schematiche visioni dei filosofi, nella misura in cui vengono meccanicamente appresi nei contesti di studio. Allorché comprendere davvero una prospettiva esistenziale, condividerne il principio e l’esito finale dei ragionamenti, può significare invero immergersi completamente nello stato d’animo, possibilmente dando fondo a quello stesso tipo di discipline o metodi apparenti di espressione personale. E sarebbe davvero difficile, in tal senso, immaginare un metodo migliore della pittura.
Un principio che riassume, fondamentalmente, il valore intrinseco e profondo dei produttori di opere d’arte che lavorano principalmente online: un sostanziale valico a nostra disposizione per approfondire nuovi campi dello scibile ove metterci costantemente alla prova. Rapportarci con i secoli, fiduciosi nel millennio che è appena iniziato. Una finestra verso qualunque cosa ed ogni tipo di momento. Grazie all’opera sapiente di coloro che, prima e più di molti altri, hanno saputo dimostrare di averlo capito.


