Crinale straordinariamente sottile offre l’occasione di cavalcare la Svizzera intera

É del tutto ragionevole pensare che nessuno venga colto di sorpresa dall’inimitabile passaggio alpino del Reitergrat (“cresta a cavalcioni”) semplicemente perché costituisce una delle principali attrattive, nonché ostacoli maggiormente significativi, verso il raggiungimento della torre centrale dell’Alpstein. Massiccio montuoso delle Prealpi Svizzere che potrà anche non essere altissimo in senso generale (1,895 metri) ma grazie alla sua posizione relativamente isolata permette di scrutare un magnifico paesaggio in ogni direzione. A patto di riuscire a dominare, per alcuni lunghissimi minuti ed ore, la propria naturale paura di trovarsi in bilico sopra il cavallo dei pantaloni. Traducendo dal tedesco, l’esperienza di attraversare quel particolare tratto viene generalmente descritta come “dolorosa” il che può essere attribuito, a seconda dei casi, al senso latente di precarietà ulteriore oppure il particolare movimento strisciante, esattamente in corrispondenza di parti anatomiche notoriamente delicate, lungo l’estendersi di un tratto lungo approssimativamente 50 metri. Eppure, nel chiederci quanto effettivamente ne valga la pena, non possiamo fare a meno di osservare uno dei molti video virali girati presso questa incredibile località sospesa tra cielo e terra; finendo per restare molto spesso affascinati, dalle incredibili implicazioni dell’esperienza.
Prendi ad esempio questo breve spezzone ad uso Instagram del giovane alpinista professionista Michael Wohlleben, originario della città tedesca di Augusta. La cui esperienza sportiva egli stesso ama riassumere nel “Cercare l’impossibile, facendo affidamento sull’energia e la forza del proprio corpo” mentre a beneficio dei suoi follower afferra in mezzo alle ginocchia il dorso dell’enorme rilievo staccando temporaneamente le sue mani da ogni tipo di appiglio, mentre con la sinistra impugna l’asta estensibile di un bastone da selfie, per mostrarci con lente ad occhio di pesce le incredibili circostanze del suo momento presente. Con un sorriso coinvolgente, nessun tipo di stanchezza nel suo contegno e uno spensierato gesto di saluto finale, portato con il pollice e l’indice, che ricorda quello di un compagno di bevute al termine della serata con i suoi amici universitari… O un personaggio vittorioso al termine di una partita del videogame Fortnite.
Di sicuro non tutti possiamo vantare una storia personale assurta alle cronache internazionali con la salita della parete nord del monte Eiger all’età di soli 17 anni, nel 2007, dimostrando in tal modo il predominio di uno dei maggiori problemi alpinistici del secolo scorso. Né la straordinaria preparazione fisica che lo porta ad essere “non proprio un runner,” “non proprio uno scalatore” e naturalmente, “non proprio un pilota di parapendio” come duramente esemplificato dall’infortunio subìto nel 2014. O l’esperienza locale che nasce dalla sua attività di guida alpina con il maggior numero di attraversamenti del Reitergrat, dovendo trovarsi a far fronte ad un vasto ventaglio di situazioni impreviste, come quella in un suo cliente di vecchia data l’estate scorsa, che chiameremo semplicemente Mr. Ralf, decise improvvisamente di alzarsi in piedi in un punto precario del sottile percorso, ricordando improvvisamente al trentenne l’eccezionale pericolosità di quanto era per lui ormai poco più che una passeggiata. Perché è molto facile immedesimarsi nelle immagini di quanto si sta guardando. Mentre tutt’altra storia risulta essere, la realizzazione fisica di un’idea riassumibile nell’entusiastica progressione “Me stesso. Un giorno. Lassù…”

L’effettiva progressione della più singolare cresta di tutta la Svizzera sembra estendersi all’infinto sia in avanti che indietro, nel saliente momento in cui ci si trova a percorrerla sopra il livello delle nubi. Essendo fiancheggiata dallo scoglio di un baratro che, senza alcun tipo dubbio, merita un livello doverosamente elevato di rispetto.

Ben lontano dal poter essere definita, dunque, una nuova conoscenza, la sottile cresta del Reitergrat ricompare periodicamente attraverso i canali dei social media per l’effetto straordinariamente scenografico del suo attraversamento, particolarmente quando il tempo atmosferico riesce ad essere sufficientemente clemente da scrutare il paesaggio in ogni direzione, grazie ai magnifici algoritmi di stabilizzazione in suo nella maggior parte delle action camera dei nostri tecnologici giorni. Particolarmente degno di nota, a tal proposito, l’attraversamento del settembre 2019 pubblicato dall’alpinista austriaco Peter Maier, rimbalzato da un lato all’altro di Internet più velocemente di quanto sia possibile esclamare TikTok, che posizionando la GoPro al termine di un lungo bastone sulla sommità dello zaino si è potuto applicare nel dimostrarci l’effettiva metodologia per percorrere il crinale, consistente generalmente nell’avanzamento gatton gattoni un poco alla volta, cercando di salvarsi per quanto possibile dal ruvido strofinamento della roccia viva. E non sorprende certo a questo punto il consiglio del sito del settore Chmoser.ch, che nella pagina rilevante raccomanda agli aspiranti scalatori di dotarsi di “vecchi pantaloni” o ancor meglio, quel particolare tipo d’indumento imbottito sotto usato durante le lunghe tratte di ciclismo. Anche perché pur non facendo formalmente parte del gruppo noto come alpi calcaree, il massiccio montuoso dell’Alpstein risulta formato dello stesso materiale marmoreo naturalmente soggetto all’effetto progressivo degli elementi. Trovandosi letteralmente ricoperto, in funzione di ciò, d’innumerevoli crepe, fessure, asperità, nonché caratterizzato da un’implicita fragilità degli appigli, rispetto alle montagne svizzere formate di pietra granitica, tale da incrementare la pericolosità della sua scalata ben oltre il livello dato ad intendere dalla sua classificazione secondo il sistema alpino, soprattutto nei punti come la cresta a cavalcioni, esposte ai venti da tutte le direzioni possibili allo stesso tempo.
Il fatto stesso che una scalata simile venga chiaramente documentata grazie allo strumento di Internet diventa quindi un fondamentale strumento d’informazione, tale da scoraggiare tutti quelli che non potrebbero né vorrebbero trovarsi a dover scegliere tra il tornare indietro, oppure affrontare qualcosa di eccessivamente borderline, per non dire ben oltre i confini del proprio livello di preparazione precedentemente acquisito. Offrendo nel contempo a noi osservatori effettivamente ben lontani dalla cognizione pratica di simili obiettivi, l’opportunità di vivere almeno con la fantasia l’ebbrezza e l’instabilità di un irriproducibile momento, non importa quanto si tenti di farlo attraverso lo strumento digitale ed interattivo. Benché risulti particolarmente difficile non tentare di farlo, almeno una volta, visitando il sito gestito dalle autorità del Canton Appenzello Interno, in cui le cime dell’Alpstein vengono mostrate in tutta la loro magnificenza grazie all’impiego della fotografia a 360 gradi ad altissima risoluzione. Permettendo di spostarsi dall’una all’altra con il massimo grado di comodità, facendo affidamento sullo strumento universale di un semplice click del mouse. Estremamente comodo, nevvero?

Di sicuro raggiungere il Reitergrat quando cala improvvisamente la nebbia, come fatto dal misterioso alpinista di YouTube identificato unicamente come K T, dev’essergli sembrato una crudeltà significativa. Eppure anche in assenza di un panorama, la sottile montagna mantiene il suo fascino ultramondano.

Mettersi alla prova ad ogni costo, superare se stessi, il prossimo, le aspettative di chi ti guarda. Questo è il risvolto talvolta problematico della comunicazione moderna fondata sul numero dei like, in cui il bisogno di apparire diversi tra una massa banale e indistinta costringe tanto spesso a mettersi in situazioni eccezionalmente pericolose, all’inseguimento di quella Dea effimera che è il successo. Ciò detto permane un significativo livello di differenza, tra quanto potrebbe mettersi a fare sull’ispirazione del momento un alpinista relativamente inesperto come il buon Mr. Ralf, e l’opera comprovata di esperti arrampicatori quali si dimostrano chiaramente essere Wohlleben o Maier, per cui percorrere il Reitergrat non è che l’attività corroborante tra l’ora della colazione ed un caffè bevuto sopra il nebbioso cappello d’Europa. Che non sarà remoto ed irraggiungibile quanto le leggendarie cime himalayane. Ma vanta passaggi degni di essere iscritti a lettere di fuoco nel libro eterno dell’alpinismo.
E una linea invidiabile grazie alla sottigliezza delle sue ruvide creste calcaree, morfologicamente rassomiglianti a dei ferma-porta a cuneo, utili a mantenere spalancata la porta di un vagabondo destino di gloria.

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