Quasi pronto l’hotel di lusso scavato nel fosso di una miniera

Nella concezione della cosmogonia dantesca di Paradiso, Purgatorio ed Inferno ciascuno dei tre recessi dell’aldilà cristiano presenta una forma fisica che allude alla sua funzione. Così che i cieli dell’Empireo, che circondano la Terra alla distanza dei diversi pianeti, sono degli sferoidi concentrici sovrapposti, ciascuno adibito ad ospitare le anime dei probi e dei santi, mentre la grande montagna nell’emisfero meridionale, luogo d’espiazione semi-permanente del tempo, si protende verso l’origine di Tutto, ovvero il giardino sopraelevato dell’Eden con il suo albero di mele. Ma da che esiste la critica letteraria, è il profondo cono a gradoni scavato da Satana in persona, punto culmine di ogni tortura immaginabile, ad affascinare maggiormente gli studenti di scuola, con il suo vivido senso di crudele surrealismo, filosoficamente ricco d’implicazioni. Poiché stiamo parlando, concettualmente, della stessa identica cosa: una progressione verticale protesa verso l’estremo, ovvero in questo caso l’incandescente nucleo terrestre già immaginato dal grande poeta, dove i più grandi traditori della storia soffrono, masticati dall’anti-Dio in persona. Scendere o salire attraverso una pluralità di strati sovrapposti: che cosa cambia, fondamentalmente? Entrambi i gesti possono costituire la parte iniziale di un viaggio, a cui fa seguito il soggiorno in un luogo precedentemente inesplorato. Ed a ben pensarci non c’è una vera ragione, per cui la salvezza debba trovarsi in alto, e la sofferenza nelle bibliche viscere della Terra. Già: preconcetti acquisiti, di una linea di ragionamento per lo più occidentale. Mentre proviamo, di contro, a spingerci ancora una volta in Oriente, o per essere più specifici presso la cittadina di Songjiang, 50 Km a nord dal centro della grande città di Shangai. Dove procedendo lungo la lunga strada di Chen Hua, sarà possibile scorgere le svettanti forme di quegli apparati gialli che caratterizzano e distinguono ormai da generazioni il terzo paese più vasto del mondo: la gru edilizia, simbolo di un’espansione continua delle infrastrutture e le costruzioni architettonica. I più attenti alla questione allora noteranno, non senza una certa perplessità, l’apparente assenza del quibus, ovvero lo scheletro del relativo palazzo in costruzione. E sia chiaro che questo stato sussiste, ormai, da un periodo di circa 4 anni. Che cosa stiamo vedendo, dunque? Un vecchio deposito per cantieri dismessi? Dove l’attrezzatura, piuttosto che giacere a terra, è stata montata e poi lasciata lì per capriccio, ad allietare con la sua presenza i 24 milioni di abitanti della sola ed unica Parigi d’Oriente? Non proprio… Basta in effetti parcheggiare la macchina ed avvicinarsi, per iniziare a scorgere qualcosa d’inaspettato. La maniera in cui, all’ombra dei macchinari di sollevamento, inizia l’apertura di un baratro vasto e profondo, all’interno del quale, con somma sorpresa di tutti, si trova un’avveniristica struttura. Abbarbicata con la sua insolita forma ad S lungo quelle che dovrebbero essere pareti scabre e scoscese, con una facciata per metà convessa come una ruota di camion e l’altra geometricamente concava in modo da ricordare un anfiteatro, lo Shimao Wonderland Intercontinental si “erge” per tutti e 100 i metri di profondità dentro il buco, ed ulteriori due piani sommersi all’interno della pozza d’acqua che si trova sul fondo. Sembra proprio di trovarci dinnanzi a una base segreta costruita sulla Luna o su Marte dalla Federazione, poco prima della ribellione contro l’egemonia del tirannico Impero Terrestre.
Ora, chi fosse giunto in questo luogo prima dell’anno 2000, si sarebbe trovato dinnanzi a una scena notevolmente diversa. Poiché il fosso in questione non era affatto un prodotto spontaneo della natura, bensì l’inevitabile risultanza di una fiorente industria dell’estrazione mineraria, particolarmente proficua in questi luoghi per i ricchi giacimenti di carbone, ferro e metalli preziosi. A così poca distanza dal tentacolare dalla capitale economica e commerciale della regione, avremmo dunque fatto la nostra conoscenza con ruspe, camion ed altro equipaggiamento similare, intento ad entrare in intimità con le propaggini superiori dei succitati, diabolici recessi. Ricchezza, profitto, successo aziendale. Fino all’inevitabile esaurirsi del giacimento, e poi… Nient’altro che il buco. Qualcosa in grado di compromettere in maniera sensibile, con la sua antiestetica presenza, il valore immobiliare di un vicinato. Ciò almeno che a qualcuno, d’improvviso, non venga l’idea di trasformare il difetto in un punto di forza. Attraverso  l’applicazione di quella corrente tecnologica del rinnovamento, la possente architettura d’avanguardia…

All’analisi d’ordinanza condotta tramite l’impiego del solito drone, l’albergo nella miniera appare ancora tutt’altro che completo. La ragione è probabilmente da ricercarsi nell’applicazione ancora mancante dell’ultimo strato di vernice, il che dona al palazzo un’aspetto falsamente dismesso e rugginoso.

Il progetto nasce inizialmente nel remoto 2012, grazie a una proposta di riqualificazione del gruppo Shimao, colosso dello sviluppo immobiliare cinese. Con la partecipazione dell’IHG (International Hotel Group) e il supporto della multinazionale britannica Atkins, compagnia il cui motto è “Pianifica, progetti, rendi possibile” già costruttrice di alcuni degli alberghi più lussuosi al mondo, tra cui la famosa Vela di Dubai, il Burh Al Arab, definito in via non ufficiale “l’unico hotel 7 stelle al mondo”. Perché si, contrariamente alle apparenze di questo specifico momento cronologico, la struttura edificata nel buco è destinata a diventare un vero termine di paragone del turismo di qualità, con grande attenzione riservata alle rifiniture, il grado di servizio e il design. In particolare, lo Shimao Wonderland sarà una residenza dedicata agli amanti degli sport estremi, con numerose concessioni a tale ambito, tra cui stazioni di scalata delle pareti scoscese della miniera, elastici per il bungee jumpingzipline discendenti e stazioni adibite ad immergersi nel limpido lago sottostante (si presume… Per ora?) Il tema ricorrente sarà per l’appunto quello dell’acqua, con la caratteristica architettonica di una vera e propria cascata, fatta partire dal “tetto” nonché primo piano dell’edificio, prima di seguire dall’esterno lo spazio di un grande atrio verticale trasparente, il quale termina in corrispondenza della spaziosa lobby d’ingresso, costruita per assomigliare da vicino a un’UFO che abbia misteriosamente scelto di atterrare nella miniera. L’hotel presenterà quindi, nel suo complesso, 19 piani per una quantità stimata di 380-400 stanze, il cui prezzo minimo dovrebbe aggirarsi sui 300 dollari a notte. Dal che apparirà evidente che non ci troviamo effettivamente di fronte a una soluzione pensata, esattamente, per tutte le tasche.
Altra caratteristica fondamentale dell’hotel, in grado di far conseguire alla Atkins il prestigioso riconoscimento in una competizione di concept architettonici già nel 2006, è il suo alto livello di sostenibilità ecologica. Una volta completato, per l’appunto, l’edificio seminterrato presenterà sulla sua sommità un boschetto, in grado di lasciar proseguire senza soluzione di continuità la vegetazione pre-esistente. Esso verrà, inoltre, riscaldato soprattutto grazie all’energia geotermica, in un’ulteriore punto di contatto con la descrizione dell’Inferno dantesco. Salvo che, per ciascun girone della parte sporgente della “S”, sarà incorporato un attraente giardino pensile, dove gli ospiti saranno indotti a trascorrere qualche ora di serenità, mentre osservano lo scroscio dell’acqua che ricade all’interno del fosso un tempo dimenticato. Si potrebbe infine affermare che la stessa collocazione dell’hotel sia conduttiva ad uno sforzo di tipo ecologico, vista la sua capacità di trovare un impiego utile ad una zone del territorio che ormai, più o meno tutti davano per perduta. Un’approccio, questo, particolarmente utile in quello che diventerà molto presto uno dei luoghi più sovrappopolati della Terra. Ulteriori strutture incorporate includono sale conferenze per circa 1.000 persone e un’attrezzatissima palestra, oltre al ristorante situato nei piani subacquei, assieme ad un gigantesco acquario fino alla profondità di 10 metri. E sarà certamente una felice sensazione quella di consumare del pesce, mentre creature simili vagano poco al di là del vetro trasparente, del tutto incapaci di comprendere le implicazioni del loro triste stato d’esistenza.

A partire dall’anno scorso, alcune stanze prototipo sono state rivelate al pubblico, mostrando un’arredo moderno ed essenziale. Particolarmente affascinanti e bene insonorizzate risulteranno essere, molto probabilmente, quelle con vista diretta sulla cascata.

La storia dello Shimao Wonderland è uno scenario piuttosto atipico nel contesto dello sviluppo architettonico cinese corrente, per il quale si pensa normalmente ai celebri cantieri lampo, in grado di ultimare una struttura, non importa quanto complessa, nel giro di poche settimane o mesi. Stiamo in effetti parlando di un progetto più volte rimandato e che ha subìto numerosi ritardi tecnici, anche a causa della scelta dell’architetto della facciata principale Martin Jochman, che ha negli ultimi anni lasciato la Atkins per fondare il suo studio JADE+QA. Originariamente concepito per essere aperto entro il 2016, l’hotel ha visto slittare la data al’anno successivo per ben due volte, fino allo stato attuale, che vorrebbe un’apertura collocata entro l’imminente mese di maggio 2018.
I più critici tuttavia, osservando lo stato attuale dei complicati lavori nel corso di sopralluoghi informali condotti con telescopi e droni, hanno espresso più di qualche dubbio in merito alle possibilità di andare a meta in così breve tempo. Presto o tardi, tuttavia, possiamo contarci: la città di Shangai avrà il suo grande albergo nel buco. Che ciò riesca in qualche maniera a far muovere l’economia del turismo, crescente nella regione, è un assunto facilmente condivisibile. Che faccia girare la testa ai futuri pellegrini di questi luoghi, incoraggiandoli a trattare l’argomento sui propri travelog e profili social, una certezza che definirei, a dir poco, degna di Dante Alighieri.

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