Eolo+Ra: storia di un moderno biplano a energia solare

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Sogni e ambizioni, tecnologie futuribili, l’ardua ricerca di una promessa atlantica non (ancora) mantenuta; il mondo dell’aviazione, fin da quando i due fratelli volarono sulla collina di Kill Devil Hill, percorre un sentiero tortuoso dall’andamento imprevedibile, che gira intorno a ostacoli, scalini e nascondigli. Luoghi dove approcci innovativi, addirittura rivoluzionari, sfuggono allo sguardo del pensiero pubblico, ricercando gli ultimi recessi di un possibile segreto rivoluzionario. Vero, Raphaël Dinelli? Inventore nel 2016 di un approccio alla questione, concettualmente non dissimile da quello di un elevato numero di aziende innovatrici, che è riuscito a dimostrare come soluzioni e forme fuori dal comune non siano destinate a rivelarsi, necessariamente, inefficaci. Riuscendo piuttosto a rispondere in maniera funzionale alla domanda, fondamentale per l’uomo, di come superar l’abbraccio gravitazionale del Pianeta. Riuscendo, nondimeno, a preservarlo.
Esatto, vorrei confermare ogni possibile sospetto: stiamo qui parlando di un aero ad emissioni quasi-zero, ovvero l’ingegnosa soluzione a quella serie di rapporti tra causa ed effetto, per cui una persona che prende un aereo quattro volte l’anno, e la macchina 4-5 volte la settimana, contribuisce maggiormente all’entropia terrestre ogni qualvolta imbocca il terminal dell’aeroporto internazionale. Poiché a tal punto, la più importante e significativa innovazione veicolare del Novecento, è ancora strettamente legata all’impiego di carburanti dall’alto grado d’idrocarburi. Come vino inebriante, le cui conseguenze si realizzano, immancabilmente, all’ora del risveglio la mattina successiva. A meno di rivolgersi, per occasioni conviviali o viaggi verso la remota curvatura dell’orizzonte, ad un tipo totalmente differente di rinfreschi. E concetti come quelli di Eraole, l’aereo concepito per sfruttare propellenti molto diversi, eppur nondimeno utili allo scopo di seguire aquile, gabbiani e pellicani. Si potrebbe quindi affermare che l’insolito velivolo decollato per la prima volta in un campo nei Paesi della Loira sia sostanzialmente concepito per funzionare al 25% mediante l’impiego della sola energia solare grazie ai pannelli sulle ali, al 70% grazie al carburante biodiesel originariamente concepito come proveniente dalle alghe (per scegliere in seguito una soluzione di tipo più convenzionale, data la tendenza a congelarsi alle basse temperature) e per il rimanente 5%, grazie a un innovativo (e segreto?) processo d’idrolisi, capace di convertire in spinta le celle d’idrogeno situate all’interno della sua carlinga straordinariamente affusolata. Il che fa di esso, con i suoi due motori EMRAX con potenza continua di 50 Mw, una sorta di veicolo elettrico ibrido plug-in, ovvero capace di trarre alimentazione anche dalla rete elettrica fissa. Una configurazione tale da richiedere durante il volo, per la massima esposizione dei vettori d’energia alla stella diurna, l’insolita configurazione ad ali sfasate, definita in lingua inglese staggerwing, per di più selezionata dall’ambizioso progettista nella versione con ali sottostanti portate in avanti, piuttosto che il più frequente contrario. Un’affettazione, quest’ultima, che rende l’aeroplano conforme all’idea secondo cui ogni prototipo che sfrutti le energie alternative, sia concepito per la terra, cielo o aria, debba per forza conformarsi a canali estetici controcorrente. Per quanto possibile, almeno, senza comprometterne le potenziali funzionalità future…

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Cambiarsi la vita dormendo in un uovo

Ecocapsule

Una casa non deve necessariamente essere dotata di due bagni, un salotto, tre camere da letto; non deve avere dodici finestre, quattro armadi, un grande tavolo da pranzo. Considera: una persona è un essere vivente che misura in media 1,80 m di altezza e circa mezzo di larghezza, se s’intende come tale lo spazio necessario per la luce netta di una porta. Entità che, salvo rarissime eccezioni, trascorre una buona metà della propria vita sdraiata in orizzontale, intenta in quell’imprescindibile attività fisiologica che è il dormire. Mentre per un approssimativo 75% del tempo residuo da ciò e il lavoro, benché in una percentuale variabile in base all’individuo, siede perfettamente immobile di fronte ad uno schermo, sia questo televisivo, del computer oppure della mente, creato grazie all’immaginazione ed un buon libro. Verrebbe da chiedersi, allora se, per chi vive da solo (o al massimo, fa parte di una coppia assai affiatata) e non ha in progetto di aggiungere ulteriori membri al proprio nucleo familiare, non fosse ipoteticamente il caso di ritornare alla forma abitativa primordiale, quella che si trova, assai letteralmente, alla base ed all’origine di buona parte della vita sulla Terra. Un uovo, coccodé. Un uovo, perché no? Ma che sia costruito con i crismi più moderni, al fine di garantire un’esperienza abitativa che si possa definire propriamente uovo-osa, ovverosia fornita di quegli specifici vantaggi che appartengono al piccolo di uccello, di rettile o di pesce, per lo meno fino al momento traumatico della venuta nel grigio e gravoso mondo. Incorporando, dunque, tutto il necessario per sopravvivere in totale autosufficienza, custodito dietro un guscio che potrà anche essere sottile, ma che assiste perfettamente nella logica di frapporre una parete tra chi deve riposare Vs. tutto quanto il resto. Incorporando, proprio in conseguenza di ciò, il concetto fondamentale alla base di una qualunque vera Casa.
Si chiama Ecocapsule, ed è stata teorizzata, progettata e infine gloriosamente costruita nel corso dell’anno 2015 appena concluso dai capaci membri di una startup slovacca, la Nice Architects di Bratislava. Ed è presto chiaro, dal materiale di supporto e il breve spezzone pubblicato presso il canale aziendale di YouTube, quale sia il target elettivo di un simile prodotto, presentato come una meraviglia della tecnica applicata ad un concetto antico quanto il mondo urbano: vivere off-the-grid, come dicono gli americani, o in parole povere, scollegati dalla triade dei servizi ormai ritenuti essenziali di acqua, luce e gas. Senza privarsi, tuttavia, di quelle comodità che noi associamo ormai da tempo, a torto o a ragione, al pagamento delle conseguenti bollette, con cadenza ritmica ed inesorabile; perché i contesti situazionali cambiano, per non parlare di ciò che può essere assemblato in una fabbrica con tolleranze valide allo scopo, e con essi dovrebbe mutare la nostra capacità di vivere in determinati spazi, chiari e definiti, senza dipendere da spropositate macchine che bruciano risorse tra le fiamme della metamorfosi & disgregazione. Ecosostenibilità significa, al giorno d’oggi, soprattutto risparmiare. E non soltanto il vil denaro ma la stessa impronta carbonifera lasciata da coloro che s’industriano per dare luogo ad uno stile di vita il quale, nonostante le apparenze di prosperità, sta ormai andando incontro all’autodistruzione pressoché completa. Così trovando una via attinente al tema della pratica modernità, senza scendere a patti con le implicazioni più gravose ed incipienti di una simile esistenza. E questa mini-casa, senza ombra di dubbio, incorpora alcune soluzioni che potrebbero considerarsi l’ideale a questo scopo;

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