Se mai dovesse realizzarsi il progetto di un film tratto dal franchise di Warhammer 40k, nato ben 26 anni fa grazie alle iconiche miniature militari della Games Workshop, finirà probabilmente per essere un tripudio di effetti speciali digitalizzati. Sarà magnifico, coloratissimo, talmente realistico da potersi quasi definire vita vera. E completamente prodotto al computer; il che, da un certo punto di vista, potrebbe dirsi un gran peccato. Perché se c’è un monaco che può farsi attraverso l’abito, nonostante il detto popolare, questo è certamente l’Adeptus Astartes, il famoso Space Marine. Dal risultato delle centinaia di ore di lavoro di Henrik Pilerud, geniale cosplayer svedese, traspaiono un’abilità artigianale e una passione che il cinema di oggi, in un certo senso, sta perdendo. Soprattutto per il modo in cui, lungi dall’essere una statua indossabile, la sua armatura permette anche di muoversi e camminare agevolmente tra i propri fan, recitando la gustosa parte del turista interstellare, capitato per caso sul pianeta Terra e in cerca di un pò di meritata fama. Operazione indubbiamente riuscita: l’entusiasmo dei presenti all’ultima convention del settore a Linköping, la città sita tra Stoccolma e Copenaghen in cui è stato girato questo video, era misurabile dalle spontanee risate, i sinceri complimenti e le dozzine di cellulari subito estratti per fotografare l’improbabile comparsa di questo mega-soldatino vivente, magicamente ingrandito 100 volte. Tra una foto e l’altra, il nostro eroe ha trovato pure il tempo di assegnare il premio al vincitore del torneo. Un compito di somma imparzialità, forse inadatto a chi tali battaglie sembra quasi averle combattute…In prima persona!
fantascienza
La “risposta fondamentale” di un quadrato magico di carte
Come ci è stato gentilmente ricordato da Google, quest’oggi Douglas Adams avrebbe compiuto 61 anni. Uno degli autori della fantascienza più amati e conosciuti al di fuori dei circoli degli appassionati di genere, in grado di creare un intero universo di personaggi memorabili e situazioni al limite dell’immaginazione umana. Forse l’unico, e certamente il migliore, ad aver saputo coniugare la verve ironica dell’inconfondibile humour inglese con il senso di meraviglia delle Space Opera, da lui reinterpretate come una versione assurdista e surreale del racconto picaresco, senza più alcuna limitazione di contesto e, soprattutto, senza tempo. Come dovrebbe essere, insomma, ogni grande classico letterario. A commemorare l’evento ci pensa, oltre al divertente doodle interattivo dell’azienda internettiana per eccellenza, anche l’abile prestigiatore ed esperto di gadget Richard Wiseman, creatore dell’affascinante canale di YouTube Quirkology. In questo video lo ritroviamo alle prese con un gioco dall’esito suggestivo e stranamente pertinente: l’obiettivo era disporre il suo speciale mazzo di carte in modo tale che, comunque le si osservassero e si procedesse a sommarle, il numero risultante sarebbe stato quello scelto “a caso” dal suo aiutante. La Risposta neanche a dirlo, finirà per essere 42.
Il bruco metallico divoratore di mondi
Migliaia di deliziosi piccoli robot che danzano felici al ritmo della musica, come gli scheletri di un vecchio cartoon Disney. Un ecosistema perfetto, l’ambiente idillico in cui piante metalliche al neon e casette USB semoventi interagiscono con webcam bipedi e quelli che potrebbero essere piccoli esàpodi dalla tenaglia prensile. Tutti mangiano tutto ed ogni cosa viene riciclata, ma non c’è malizia: il ciclo robotico della vita scorre indisturbato. Fino a che qualcuno diventa troppo avido, troppo grande e troppo vorace. Iniziata la discesa graduale nel maelström apocalittico non ci sarà ritorno, ma solo una metamorfosi dell’ultimo minuto che lascia presagire un nuovo inizio.
Sculture vaganti su spiagge desolate
Strandbeest è il nome di una serie di sculture cinetiche prodotte dall’olandese Theo Jansen, teorico dell’evoluzione, ingegnere e genetista immaginifico. I suoi animali artificiali sono elaborate strutture in PVC che montano bottiglie di plastica ad aria compressa, vele e sensori meccanici al fine di fagocitare e riciclare l’energia del vento. Il loro metodo di deambulazione non sono ruote, inadatte al suolo accidentato delle spiagge, ma molteplici zampe come quelle degli insetti, disposte secondo modalità incredibilmente complesse e stranamente funzionali. Hanno talvolta rudimentali capacità di percepire e persino cervelli meccanici per comprendere, voluminosi ma leggerissimi meccanismi in grado di ricordare la posizione dell’acqua, per loro molto pericolosa, ed evitarla.
La sua teoria vede queste creature come alternativa agli esseri biologici, nuove forme di vita in grado di adattarsi alle condizioni atmosferiche e sopravvivere, per lo meno ipoteticamente, in totale autosufficienza. Viene da chiedersi se non sia proprio questa strada low-tech, dal basso profilo energetico ma ricca di creatività ed implicazioni filosofiche a poter finalmente produrre i robot post-umani dei migliori romanzi di fantascienza: il piccolo Asimo un giorno esaurirà le batterie, ma Animaris Modularius potrebbe anche guardare indietro ai suoi creatori mentre percorre un pianeta deserto da millenni.