La mantide-vespa religiosa? Si può anche addomesticare

Mantispidae

La maggior parte delle creature fantastiche proviene dalla semplice unione di più specie animali. Il classico drago ricorda nell’aspetto una lucertola gigante, con l’aggiunta di un bel paio di ali di pipistrello. La chimaira, figlia di Tifone ed Echidna, aveva il corpo da leone, la testa da capra e la coda di serpe. Se l’appendice posteriore  fosse stata invece di scorpione bé, allora avremmo detto di trovarci dinnanzi all’amichevole manticora. Il tarasque, conquistatore della Provenza medievale, era una tartaruga spinosa con la testa di leone. Il qilin, saggio abitante di alcune foreste dell’Estremo Oriente, aveva corna di cervo, testa di leone, scaglie di pesce e zoccoli di bue. Tutti questi esseri presentavano un tratto in comune: la tremenda pericolosità per l’uomo. Guardate invece questo insetto. La mantispidae, anche detta mantidfly, si riconosce dalle ali di libellula, le zampe di mantide e il corpo a strisce gialle e nere di una vespa. Per di più, esiste davvero! Fosse stato più grande, fra manticore, tarasque e qilin non avrebbe affatto sfigurato. Fortunatamente la sua famiglia di neurotteri non supera i 3 cm di lunghezza. Non dispone neanche del temuto pungiglione. In questo video Ed Kern, utente americano di YouTube, ce ne mostra una che ha trovato durante un barbecue in giardino, imbottigliato, addomesticato e nutrito per un paio di giorni. Dal punto di vista di noi esseri umani, superata la naturale diffidenza verso il suo aspetto, la mantidfly è un piccolo animale insolito, buffo e anche un pò grazioso. Questione di punti di vista: tutt’altra storia è la fine che fa fare a quella succulenta mosca, sminuzzata in un paio di secondi. Anche il metodo con cui le mantispidae vengono al mondo, in effetti, potrebbe dirsi un pò sinistro…

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La marcia oplitica dei millepiedi corazzati

Giant pillbug 1

L’unione fa la forza, così per gli uomini come per gli animali. Questi sphaerotheriida, o millepiedi giganti corazzati del Madagascar, sono abituati a spostarsi solo in grandi gruppi. Circa una volta l’anno, in un periodo variabile, intere comunità di questi artropodi si radunano, come per un appuntamento, puntano le antenne nella stessa direzione e poi si avviano verso una destinazione ignota, con obiettivi poco chiari, spostandosi da un capo all’altro dell’isola. Il loro aspetto esteriore, se preso fuori dal contesto, ricorda quello degli armadillidium, anche detti onischi o porcellini di terra, alcuni fra i più tipici abitanti dei vasti prati europei. Questi però sono lunghi fino a 7 cm. Quando si chiudono, per difendersi dai predatori, hanno la dimensione di una palla da tennis. Le loro placche dorsali si congiungono perfettamente, in una sorta di sfera, risultando impervie ad ogni tipo di attacco, tanto che i suricati, per tentare di mangiarseli, hanno l’abitudine di usare una pietra come banco da lavoro. Ma neanche loro, probabilmente, li sfiderebbero in tali quantità. Il primo avvistamento registrato di tale incredibile sciame risale al 1892, ad opera del missionario inglese James Sibree, che racconta di averne incontrato un’enorme concentrazione, per caso, durante le sue esplorazioni fra Tamatave e Antananarivom, nella parte centro-orientale del paese (via mitsinjo.org). Era difficile non notarli: decine di migliaia di questi esseri segmentati, ma di colore verde brillante, che marciavano nella foresta come presi da un’incredibile frenesia. Immaginatevi il rumore. La comunità scientifica dell’epoca, non disponendo di sufficienti prove e ulteriori attestazioni, decise di sottostimare la scoperta, che poi venne gradualmente dimenticata.

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Un solo bruco, molte forme: vipera, falena, falco e sfinge

Hemeroplanes Triptolemus
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Il bruco verde della falena falco sudamericana (Hawk Moth), appartanente alla famiglia delle sphingidae, ha una strategia di difesa che potrebbe ricordare una favola di Esopo o dei fratelli Grimm. Strisciando nel sottobosco o sugli alberi delle foreste boliviane, accumula spensierato le sostanze nutritive di cui avrà bisogno per crearsi un bozzolo, al fine di trasformarsi un giorno in lepidottero alato. Ma se un qualche incauto predatore dovesse disturbarlo prima del momento della verità, nel giro di un istante può mettere in atto un terribile travestimento, originale e scenografico, che il più delle volte basta a salvargli la vita. Ritraendo il capo, gonfia il torace e ruota il corpo di 180 gradi, sollevandosi sulle goffe zampette posteriori per assumere l’aspetto di un serpente pronto all’attacco. Questa è la forma finale dell’Hemeroplanes triptolemus, l’unico bruco al mondo in grado di diventare vipera velenosa. I grandi occhi sono in realtà macchie nere disposte ad arte, mentre le “scaglie” pieghe sulla superficie del suo dorso; ma per un vorace piccolo uccello, l’aspetto complessivo è più che sufficiente a togliere l’appetito. C’è un’antica storia che parla di animali striscianti e del ruolo fondamentale avuto dal frutto della conoscenza alle origini dell’uomo, usata spesso per affrontare i temi complessi della fiducia reciproca e dell’inganno: ma se il falso serpente della Genesi fosse stato uno di questi tranquilli bruchi, probabilmente, le cose sarebbero andate molto meglio. Perché la mela se la sarebbe mangiata lui. E poi…

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Lo Scarabeo Tartaruga d’oro, re degli insetti

Golden beetle 3
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Nell’Epoca Antica, lo scarabeo dominava il mondo. Protettore del sommo faraone, accompagnava la sua anima nell’aldilà. Come talismano, in terracotta smaltata o metalli e pietre preziose, allontanava la sventura. Il sole sorgeva ogni giorno grazie alla più sacra esponente della sua specie: la dea del mattino, Khepri, usava infatti le sue zampe d’insetto per far rotolare il disco di Ra fuori dall’oltretomba, come succede, in senso certamente più prosaico, con la sfera di sterco e uova eternamente trasportata in giro dai suoi cugini terrestri, i coleotteri scarabaeus sacer. Tali creature, grazie alla loro ricca storia iconografica, rientrano ancora tra le tipologie più famose e celebrate fra tutti gli insetti. E questo nonostante lo scarabeo più bello del mondo, strano a dirsi, sia anche estremamente poco conosciuto.

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