Millepiedi non bastano per arrivare prima

Millipede

Neanche l’artropode miriapode più grande al mondo può sottrarsi alle regole del codice della strada, specie qualora debba confrontarsi con delle dispotiche formiche legionarie. La scena si svolge nel parco nazionale di Bui, nel Ghana meridionale. Archispirostreptus gigasanche detto il millepiedi gigante africano, quella mattina si era svegliato con un proposito importante. Andare verso una specifica direzione, per un tempo indefinito, verso mete vagabonde. Difficilmente questo essere, che può raggiungere la ragguardevole lunghezza di 38 cm e i 7 anni di età, pensa profondamente a qualche cosa. Già le sue 256 zampe, di un numero equivalente ai colori grafici di un vetusto standard VGA, occupano la parte principale della preziosa materia cerebrale nascosta nel suo capo corazzato. Lentamente, tastando il suolo con le antenne, si volge verso sera. Una volta pronto, zampettando se ne va. Gira intorno ai tronchi degli alberi, in cerca del materiale putrescente di cui si abitualmente ama nutrirsi. Serpeggiando evita le pozze e i pochi torrenti delle regioni sub-sahariane, in cerca di un pascolo gradevolmente ombroso. Se incontra un predatore più grande di lui si chiude a spirale, lasciando scoperte unicamente le rigide placche dorsali, simili all’armatura a scaglie di un cavaliere medievale. Vive nella più totale serenità di un singolo momento, sapendo che in caso d’emergenza può anche secernere un fluido speciale, urticante per gli occhi e il muso degli eventuali mammiferi affamati. Tra l’altro non ha nemmeno un buon sapore. Tutti lo ignorano. E lui degli altri, non se ne cura. Finché, distrattamente, non giunge a contato con la sua perfetta antitesi: un formicaio, comunità brulicante fondata sul senso pratico e la determinazione. E li, beh, sarebbe servito l’aiuto di un semaforo.

Millipede 2
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La formica dorylusdal punto di vista evolutivo, ricorda vagamente le specie aliene dei film catastrofici di fantascienza. Vive in comunità di 20 milioni di individui, così voraci, efficienti e alacri che nel giro di qualche settimana, generalmente, hanno consumato tutto il cibo disponibile intorno al formicaio. Allora la regina, lunga fino a 6 cm, mette le ali e poi spicca il volo, seguita dai suoi molti spasimanti, in cerca di altre zone da depredare. Il ciclo si ripeterà per i 20 anni successivi finché la vecchia sovrana, madre di centinaia di migliaia di creature, dovrà cedere il passo a una sua meritevole discendente, ricolma di aspettativa. Nella vita di queste formiche non c’è nulla della tranquillità del millepiedi. Tutte quante corrono, si affrettano, vanno verso qualche cosa. Chi dovesse pretendere di tagliargli la strada, mentre sono dirette verso una preziosa fonte di cibo, dovrà incorrere nel rischio di farle arrabbiare. E questo sarà ben presto chiaro al placido archispirostreptus gigas che, giungendo da sinistra, pretendeva di passare. In un primo momento sembra farcela: scansa da una parte le minuscole operaie e si spinge innanzi, con l’inesorabile ondulamento dei suoi molti piedi. Poi, però, sopraggiungono le spietate guerriere.
Le formiche legionarie africane, al contrario delle loro corrispondenti americane, non fanno un grande impiego di sostanze velenose. Semplicemente, non ne hanno bisogno. Le loro mascelle sono talmente grandi, così acuminate, che per gli esponenti del popolo Zulu e delle altre società tribali africane costituiscono, da sempre, il modo ideale per suturare una ferita. Si prende l’insetto, lo si mette sopra il taglio, lui chiude la bocca e… Tu gli stacchi la testa. Quella rimane lì, come una graffetta medica. L’effetto di una simile forza mascellare, contro un comune artropode nemico, risulta quasi inarrestabile. Ma il millepiedi gigante ha la pelle davvero molto dura. Una soldatessa si avvicina, tenta di morderlo, non ottiene nulla. Sembra l’inizio di un’epica battaglia, destinata a mietere innumerevoli vittime. Queste formiche, se costrette ad affrontare un nemico al di fuori della loro portata, sono solite salirci sopra in massa, tentando di soffocarlo. Esistono persino delle storie, forse leggendarie, di esseri umani morti a questo modo. Il disastro, dunque, sarebbe imminente. Se non che il millepiedi improvvisamente capisce, pensa con la rapidità che nasce dal bisogno e si dirige verso un’altra parte. Il suo gesto è quello di un saggio guidatore: se non si è sicuri, dare la precedenza. E non è mai il caso di arrabbiarsi, anche quando si ha ragione.

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