Da un certo punto di vista particolarmente significativo, il più alto riconoscimento implicito per un progettista industriale può essere individuato nel furto del suo brevetto. La replica, punto per punto, dell’idea prodotta dal profondo della mente, tanto pervasiva da offuscare totalmente l’attimo all’origine della sua stessa invenzione. Proprio come se fosse esistita da sempre. In pochissime parole, esattamente quanto capitato a Vinzenz Grünvogel negli anni successivi al 1937, quando il suo capolavoro prodotto nel corso della lunga carriera presso la Schwelmer Eisenwerk Müller & Co. di Schwelm nella Vestfalia, uscì dai cataloghi di attrezzi e altri oggetti prodotti in metallo. Per sconfinare in maniera molto facile all’interno della collettiva percezione del bisogno. Complice la più grande e pervasiva tra le molte tragedie del Novecento, poiché purtroppo c’è ben poco di più pratico che possa immaginarsi, di una tanica per la benzina, nel corso di un conflitto d’armi e veicoli di varia natura.
Lo sapeva molto bene Hitler o quanto meno ne erano coscienti i suoi generali di stato maggiore, quando dotarono le truppe incaricate della formidabile operazione Blitzkrieg finalizzata a scardinare le difese dell’Europa Occidentale, per la prima volta messe alla prova fin dall’epoca della Grande Guerra, di un particolare quanto innovativo kit finalizzato ad “approvvigionarsi sul campo”: nient’altro che una scatola ed un tubo. Da usarsi di concerto, ogni qualvolta si trovavano di fronte a un’automobile civile, un benzinaio o altra possibile ed accidentale fonte, di quell’odoroso fluido ancor più rilevante, nell’odierno territorio ostile, della mera dotazione utile al razionamento. Cibo per i veicoli ed i carri armati, contenuto in quelle che ben presto cominciarono ad essere chiamate dai soldati degli Alleati con il termine di “Jerry” cans (barattoli) dallo slang dell’epoca riferito alle persone o cose di nazionalità tedesca. Ogni qualvolta ci fosse l’opportunità di catturarne alcuni per poterne trarre un immediato quanto innegabile giovamento. Questo perché la Wehrmacht-Einheitskanister (recipiente di dimensioni standard dell’esercito) presentava una serie di accorgimenti tecnici e un qualità produttiva generale tali, nel suo complesso, da rappresentare un letterale anacronismo nel contesto tecnologico della sua Era. Soprattutto quando confrontata con le soluzioni di cui erano dotati gli schieramenti dei rispettivi contrapposti paesi. A partire dalla forma, non più tondeggiante ma squadrata, affinché fosse possibile sovrapporre i contenitori, e rinforzata grazie al caratteristico disegno a rilievo simile a una lettera X, comprovato metodo per scongiurare lo schiacciamento dello spazio cavo all’interno delle due metà saldate assieme, come avveniva per i serbatoi dei veicoli stessi. Proseguendo con la singolare dotazione di non uno, bensì tre manici, in modo che le taniche potessero essere spostate con maggiore praticità da una catena di persone, verso la destinazione indicata di volta in volta. Ma le inconsuete dotazioni elaborate dalla competenza di Grünvogel andavano ben oltre quelle osservabili di primo acchito…