La marcia trionfale dei gatti suonatori

MitchiriNeko

Svegliarsi la mattina al suono di 344 felini che marciano fieri suonando i loro piccoli strumenti musicali vuol dire iniziare con il piede giusto, purché non si abbia una particolare fretta di passare ad altro. Tutti colorati, simili fra loro eppur lievemente variegati, questi strani esseri sembrano gridare agli spettatori che anche nell’assurdo può esserci una logica astrale, purché gustosamente allineata con l’armonia delle cose più carine. In fila per uno, per due, a schiere o in piccole squadriglie autonome intonano al ritmo della loro trombetta e del tamburino quel dannato motivetto ZUMZUMZUZUZUZUM[…] che ti entra nelle meningi e vi costruisce una spaziosa tana, pronta ad accoglierli come i batteri biologici della principale malattia memetica moderna: l’entusiasmo per una strana, gradita novità. Colui che li ha creati, il designer giapponese Tomomi Minagawa, ha scelto per i suoi protetti un nome che pare una dichiarazione d’intenti: MitchiriNeko (I gatti complicati) perché provengono dall’ambito interattivo dei puzzle-game per cellulare. Sia chiaro che l’impegno sottinteso in tale dicotomia onomastica spetterà unicamente a chi decida di adottarli, installando incautamente la loro attraente applicazione. A quel punto…È la fine. Questi animali sono spensierati e incostanti, per definizione. Come spiegato anche in calce all’ipnotico video promozionale, l’unico bisogno che li caratterizza è quello di stare sempre vicino ai loro simili, acquisendo così la dote di emettere un verso molto particolare, simile allo squittire di un topo di campagna. Nulla di strano, quindi, nel ritrovarli così entusiasti di un’attività di gruppo, suonando nella versione personalizzata di una banda di paese. L’effetto finale è piuttosto allucinogeno. Un MitchiriNeko può essere grande come un gatto normale, oppure piccolo, infinitamente piccolo. La parte invisibile di un qualcosa di davvero enorme…Vista da lontano, senza più spazi e intercapedini, questa lunga sfilata non può che diventare un singolo fiume indiviso, cangiante e fuori controllo. Che spiraleggia verso il fondo del barile, codificando un criptico DNA galattico.

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Cosplay cosmico nei panni di un valoroso Space Marine

Astartes cosplay

Se mai dovesse realizzarsi il progetto di un film tratto dal franchise di Warhammer 40k, nato ben 26 anni fa grazie alle iconiche miniature militari della Games Workshop, finirà probabilmente per essere un tripudio di effetti speciali digitalizzati. Sarà magnifico, coloratissimo, talmente realistico da potersi quasi definire vita vera. E completamente prodotto al computer; il che, da un certo punto di vista, potrebbe dirsi un gran peccato. Perché se c’è un monaco che può farsi attraverso l’abito, nonostante il detto popolare, questo è certamente l’Adeptus Astartes, il famoso Space Marine. Dal risultato delle centinaia di ore di lavoro di Henrik Pilerud, geniale cosplayer svedese, traspaiono un’abilità artigianale e una passione che il cinema di oggi, in un certo senso, sta perdendo. Soprattutto per il modo in cui, lungi dall’essere una statua indossabile, la sua armatura permette anche di muoversi e camminare agevolmente tra i propri fan, recitando la gustosa parte del turista interstellare, capitato per caso sul pianeta Terra e in cerca di un pò di meritata fama. Operazione indubbiamente riuscita: l’entusiasmo dei presenti all’ultima convention del settore a Linköping, la città sita tra Stoccolma e Copenaghen in cui è stato girato questo video, era misurabile dalle spontanee risate, i sinceri complimenti e le dozzine di cellulari subito estratti per fotografare l’improbabile comparsa di questo mega-soldatino vivente, magicamente ingrandito 100 volte. Tra una foto e l’altra, il nostro eroe ha trovato pure il tempo di assegnare il premio al vincitore del torneo. Un compito di somma imparzialità, forse inadatto a chi tali battaglie sembra quasi averle combattute…In prima persona!

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