Palle ruggenti senza una mazza

V Battle Carts

La palla NELLA buca. Difficile fraintendere la regola fondamentale, se non intenzionalmente. Questa follia pubblicitaria parte dal presupposto, opinabile, che il golf sia lo sport più noioso del mondo e sceglie un modo davvero strano per rinnovarlo: modificare due golf cart, trasformandoli nella versione gigante della rigida sferetta bianca normalmente utilizzata nel corso di un convenzionale giro sui verdeggianti links. Li hanno chiamati Battle Carts. Uno solo di questi veicoli, magari con il compito pacifico di attrarre l’attenzione del pubblico sul grosso logo che campeggia in alto e al centro del suo cupolone, non avrebbe fatto grandissimi danni. Anche due, tre o quattro di loro potevano, al massimo, aumentare le fonti di distrazione a discapito dei concentratissimi maestri del ferro 9. Per scatenare il caos, serviva un catalizzatore. E siccome le palle ambiscono nella vita ad una cosa sopra ogni altra, la buca, gli spietati marketeers hanno deciso di trasformare quell’impareggiabile cosa nella versione telecomandata di una volpe inseguita dai cani (che c’è di meglio di una bandierina, in fondo, per nascondere l’antenna). Da lì, si è scatenato il caos: DAVANTI; SOPRA; rotolandoci SOTTO a quel gizmo impazzito, le due macchinette, con a bordo altrettanti piloti senza un particolare istinto di auto-conservazione, si sono inseguite da un lato all’altro delle 16 buche, seminando il caos. Lo slogan è “Diamo la carica ad ogni cosa” e il sito ufficiale del prodotto, l’energy drink dal nome sintetico di V, lascia intravedere la futura possibilità di mettersi alla guida di una di queste metaforiche palle di fuoco, vincendo un concorso che inizierà da un giorno all’altro, in Nuova Zelanda. L’idea diverte e richiama alla mente le invenzioni motoristiche del programma televisivo internazionale Top Gear, i cui protagonisti gareggiano talvolta su alcune delle più bislacche quattro ruote mai assemblate da mani umane. Non a caso, proprio per la TV australiana ne viene realizzata da anni una versione personalizzata, considerata tra le migliori al mondo.

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Un robot che tira fuori le bibite dal distributore

ioduremetallique

Ci sono dispositivi e sistemi tecnologici ai quali, per varie ragioni, viene concesso un ragionevole margine di errore. Un pixel difettoso, perché il processo di produzione dei cristalli liquidi non è ancora un campo in cui tutto sia preciso e definito. Un software malevolo sfuggito all’antivirus, appena sguinzagliato sul web e dunque ancora fuori dal database dei rischi conosciuti. Un flipper che non reagisce alla pressione del tasto da parte del giocatore, con conseguenze anche gravi sul suo punteggio finale. E poi ci sono le cose davvero imperdonabili. Come quando in piena estate, con 30 gradi all’ombra, ci si trascina faticosamente verso il sollievo promesso da un distributore di lattine, miraggio rinfrescante di luci al neon e grafiche colorate; si sceglie con entusiasmo il fluido agognato, si estrae l’ultima moneta dal portafoglio e con sicurezza s’inserisce nella fessura, pieni di aspettativa per l’imminente idratazione. Allora si preme il fatale tasto rosso ma…Non succede quel che dovrebbe. Magari la lattina resta incastrata, oppure il meccanismo fa cilecca, per un qualche motivo la bevanda si ferma al di sopra del vano di accesso e…. Che fare allora? I più educati rinunciano a malincuore, dopo un colpetto o due al massimo, per andare sconsolatamente in cerca di un bar. Qualcuno si sfoga con impeto sull’iniquo meccanismo, smuovendolo da una parte all’altra, per far cadere ciò che dopotutto gli spetta di diritto. Ioduremetallique invece, studente d’ingegneria, tira fuori dallo zaino il suo assurdo braccio filocomandato robotizzato, nome in codice Roboarna, in grado di estrarre qualsiasi lattina ricalcitrante, neanche fosse un pisello nel suo baccello.

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Come pulire casa con il pane

Sponge Bread

Neanche Thor, dio vichingo del tuono, potrebbe digerire questo pane in cassetta. Guardate il video: un distinto signore americano, grande cliente di una marca specializzata in cibi dietetici, s’impegna a dimostrare in pochi passaggi le incredibili qualità del pane indistruttibile. Il sentimento alla base del suo exploit, probabilmente, non è del tutto biasimevole. Provate voi a spendere ben 90 dollari per una grossa partita di un prodotto alimentare, già noto e apprezzato da tutta la famiglia, per vedervi consegnare a casa questa versione, teoricamente, migliorata… Lui, comunque, racconta la storia con una certa ironia: “Mia moglie era contenta, io ero contento. La busta diceva che avevano cambiato la ricetta e non vedevamo l’ora di provarlo”. Tostano una fetta, ci mettono il burro. “L’aspetto è buono”. Ma dopo il primo boccone, qualcosa non andava. Mastica, mastica, il pane non scendeva. Lei lo sputa, esclama “Sembra una spugna!“. In quel momento, ancora, non. Avevano. Idea. Passa una mezza giornata, poi creano un canale di YouTube. Tempo di fare qualche test! Finito il racconto, aperto il rubinetto della cucina, l’uomo trasforma il video nella versione surreale di un infomercial del tipico stile americano. Guardate come tiene l’acqua! Lo strizzi e torna nuovo! Il più efficace panno per lavare è proprio quello che non ti aspetteresti mai…

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