Il passero africano, grande costruttore di alveari

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Questi piccoli uccelli sudafricani, della stessa famiglia dei passeri, hanno la capacità innata di costruire case-alveare su larga scala. Non a caso, il nido del Philetairus socius (Tessitore Socievole) si riconosce da lontano: ha le stesse dimensioni e l’aspetto di un gigantesco covone di fieno, sospeso a metri da terra, disposto ad arte sulla cima di un albero alto e spoglio.  L’ideale, per loro, è un tronco senza appigli o rami bassi, come quello dell’acacia, dell’aloe o della capparea (l’albero del pastore) ma, come tutti gli altri esseri sociali, sono anche dotati di una certa intelligenza e capacità di adattarsi. A loro basta, in fondo, trovarsi al di fuori della portata di serpenti ed altri mangiatori di uova, i predatori naturali dell’arido ambiente sub-sahariano. Lo sa bene Dillon Marsh, il fotografo sudafricano che ha raccontato, in un’affascinante serie di fotografie, la più curiosa delle loro abitudini. Metter su casa, fra tutti i posti immaginabili… In cima ai pali del telefono. Se queste fossero tane di vespe o termiti, ci sarebbe ben poco da sorridere. Ma basta avvicinarsi per scoprire l’adorabile verità: centinaia di graziosi piccoli uccelli che vivono in colonia, come fossero i membri operosi di un soave e armonioso formicaio. Si ritiene che il progressivo ampliamento dell’infrastruttura telematica, giunta in quei luoghi insieme alla modernizzazione, abbia addirittura favorito l’aumento della loro popolazione, oggi più numerosa che mai.

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Simili meraviglie possono giungere ad ospitare fino a 200 individui appartenenti a più generazioni, dotati di stanze separate tra una famiglia e l’altra. Il materiale di base, prevalentemente di origini vegetali, è lo stesso impiegato nei nidi convenzionali, ovvero rami secchi ed erba intrecciata. I particolari accorgimenti impiegati nella costruzione gli permettono però di godere di un’eccellente isolamento termico, tale da mantenere i suoi occupanti freschi di giorno (16-33 gradi al massimo) e caldi nel corso della gelida notte africana. Questi nidi sono i più grandi al mondo. Ci sono casi documentati di colonie che sono sopravvissute per 100 e più anni, ospitando anche specie differenti. L’Uccello Tessitore ama la compagnia, e accoglie volentieri nella sua casa chiunque voglia venire ad abitarci, purché sia pacifico; in particolare, non è insolito che si allei con il Falco Pigmeo, traendone un significativo vantaggio: due occhi in più, impegnati nella ricerca continua del pericolo. Basta un’attimo, infatti, perché l’intera popolazione del nido si alzi in volo, pronta a ritornare in seguito, o ricostruirsi la casa da qualche altra parte. L’importante, per loro, non è tanto il vivere con stile, ma dar seguito alla propria dinastia genetica.  Rami appuntiti vengono comunque posti, in prossimità degli ingressi più evidenti, per ferire o intrappolare eventuali intrusi.
Lungo le strade del Kalahari, nel mezzo del nulla, la prateria è tutt’altro che disabitata. O silenziosa. O inodore. L’importante, per ovvi motivi, è non cedere alla tentazione di usare uno di questi nidi come protezione dal sole tropicale. Tanto, vi servirebbe comunque l’ombrello.

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