Non è tecnicamente erroneo dire che tutti i mammiferi, inclusi gli umani, siano dei diretti discendenti del prototipo dei pesci primordiali, un tipo di creature la cui evoluzione si è divisa, frammentata ed adattata ad una grande varietà di fattori ambientali latenti. Con una simile impostazione mentale, si è soliti affermare: “Quando i dinosauri camminavano sulla Terra…” Ancorché sia un fatto lungamente rimarcato, l’idea che alcuni rettili ed ogni singola specie di uccello esistente, siano essenzialmente dei parenti geneticamente prossimi al tirannosauro ed i suoi coabitanti della remota Preistoria. Una prova pratica è che pur preferendo, nella maggior parte dei casi, uno stile di vita che li porti a trascorrere la propria esistenza sui rami degli alberi o nei cieli, essi possono tranquillamente muoversi lungo i pendii e distese pianeggianti del territorio. Con diversi gradi di successo e abilità apprezzabile nei movimenti.
Ed è in tal senso un significativo traguardo quello raggiunto dal Phalcoboenus australis, alias caracara striato, del qui presente video trionfalmente offerto dall’addestratore Bobor di Červený Kameň, Slovacchia. In cui il protagonista e beniamino del suo umano, Benji si dimostra pienamente in grado di affrontare la variegata serie di ostacoli frapposti sul suo sobbalzante cammino. E fin qui niente di strano, vista l’intelligenza di questa intera genìa di carnivori alati, paragonati dallo stesso Charles Darwin nelle isole Falkand ad una via di mezzo tra le capacità fisiche dei falchi e l’innata curiosità dei corvidi del continente Europeo. Finché approcciano al nocciolo della questione, non tentiamo di qualificare cosa, esattamente, l’affiatato e dinamico duo voglia introdurre a fondamento di un intero nuovo distretto del senso comune contemporaneo. Là, dove pastori tedeschi e malinois, border collie, retriever e jack russel hanno dato prova di obbedienza e spirito competitivo, per dimostrare che le piume non costituiscono alcun handicap nel campo dello spostamento orizzontale sul piano terrestre. Una scena tanto surreale… Da far sospettare in linea di principio l’uso di un qualche trucco dell’epoca digitale. Finché non si osservano i molteplici video offerti sullo stesso tema nel rilevante canale Instagram, assieme alle diverse notazioni pratiche degli addetti social della Astur Falconry, azienda dedita all’uccelleria con sede all’interno di un vero e proprio castello dell’epoca medievale. All’interno e attorno al quale, ci viene spiegato, il fedele Benji è stato incoraggiato a compiere un gran totale di qualche decina di ore di addestramento, come parte delle sue attività di arricchimento quotidiano presso appositi tragitti disegnati per mettere alla prova il suo cervello compatto, ma dall’alto grado di efficienza procedurale. Fino al debutto per il pubblico ludibrio, nel corso di una fiera canina sponsorizzata da alcuni dei più rilevanti centri di addestramento del suo paese di adozione…
Sale sopra l’altalena, entra dentro il tubo e salta l’ostacolo, benché non sembri preparato a compiere lo slalom tra i pali. Il che non inficia in alcun modo rilevante l’ottimale raggiungimento del punto d’arrivo prefissato tra il pubblico e comprensibile entusiasmo dei molteplici occhi computerizzati. Una mera e prevedibile conseguenza, d’altra parte, del modo in cui l’addestratore solleva l’interesse dell’uccello mediante l’impiego di piccoli pezzi di carne, posizionati in rapida sequenza lungo la parte del circuito impiegata per la dimostrazione. Il che rientra a pieno titolo, del resto, nel modo in cui l’intelligenza dei caracara è una diretta risultanza dei difficili fattori ambientali delle loro terre australi di provenienza, dove la vicinanza al Polo Sud rende difficile talvolta procurarsi un’adeguata fonte di nutrimento, portandoli a massimizzare l’importanza di perlustrazioni approfondite e indagine in materia di qualsiasi discontinuità nelle condizioni in essere dei loro immediati dintorni. Così che un documentario della PBS dimostra ad esempio la capacità dell’altra specie più famosa, il Caracara cheriway o c. crestato, di sottrarre vettovaglie ai nidi dei pinguini, attaccare ripetutamente una ferita sul fianco di un leone marino o mettere letteralmente il becco tra le cose dei visitatori umani, frugando nelle borse, tra i vestiti e le stesse apparecchiature usate per girare la scena. Con un approccio metodologico che, in natura o cattività, nessun altro tipo di rapace sembrerebbe capace di apprendere, confermando ulteriormente quella stessa unicità comportamentale già sospettata nel 1833 dal visitatore vittoriano a bordo della iconica HMS Beagle. “Mansueti, socievoli, imprevedibili. Tanto da dimostrarsi capaci di rubare cappelli, bussole ed altri oggetti di valore dell’equipaggio, che ben presto imparò a guardarsi da simili insistenti persecutori.” E molte sono le valide testimonianze in materia disponibili su Internet, ancora oggi in grado di sorprendere chiunque conosca anche soltanto superficialmente i falchi e le aquile del nostro continente settentrionale. Vedi ad esempio il video offerto dalla britannica Fallowfields Falconry di Southmoor, Oxford, in cui un altro esponente di questa genìa viene mostrato comprendere abilmente il significato del gioco dei tre bicchieri (o in questo caso, vasi) cercando al loro interno soltanto fino all’individuazione del boccone in regalo. Per poi tralasciare, con chiaro senso di deduzione, quelli non ancora capovolti dove non può essere tenuto alcun premio.
Esemplari come questi, che sembrano comprendere ed interpretare con perizia le opportune aspirazioni umane, sembrano dunque possedere ai nostri occhi un diritto superiore di tutela, quasi come se fosse la loro somiglianza a noi a renderli nobili in maniera differente dai possibili vicini nel vasto e ramificato albero dell’esistenza animale. Il che li rende inerentemente utili, nella maniera lungamente rilevata da chi vive a stretto contatto con loro, nel ruolo di ambasciatori per le rispettive specie di appartenenza, così come dimostrato dall’ottimo lavoro di Bobor, Benji e gli altri rapaci della Astur Falconry di Červený Kameň. Il cui fondatore cita nel sito di rappresentanza, come suo primo approccio alla disciplina che avrebbe costituito in seguito la sua carriera, la fiaba Sokoliar Tomáš (Il Falco Reale) così come compilata e trascritta dall’autore J.C. Hronský. Un racconto epico di eredità rivendicata, da parte di un giovane destinato a scoprire il valore inerente di un fedele alleato pennuto. Un ruolo che, nella narrazione folkloristica di ogni paese tanto spesso sembra ricadere sui cani? È tutta una questione di razze, alla fine… Laddove, osserva! Il perfetto rapporto tra l’umanità ed i suoi migliori amici può estendersi in un attimo, trovandosi validamente riprodotto nei vari distretti coincidenti dello scibile dimostrativo. Un singolo saltello, un curvilineo tubo, una sobbalzante passerella di seguito all’altra.