Il valore di venti cattedrali sepolte nella montagna di sale

Il pilota momentaneamente privo di peso guardò grazie all’immaginazione attentamente verso il basso mentre il cielo marmorizzato gli scorreva attorno, nel timore di trovarsi intrappolato all’apice della sua stessa manovra; ma l’estrema manovrabilità posseduta dal suo Supermarine Spitfire, persino in condizioni tanto fuori dal normale, sembrò garantirgli il tempo necessario a completare la picchiata nel momento esatto in cui il Bf-109 stava per aprire il fuoco. La luce dei proiettili traccianti, a quel punto, rischiarì la scena, soltanto in parte illuminata dalle stelle fisse del sottosuolo: un territorio candido drammaticamente vicino al fondo stesso delle sue ali, che sembrava estendersi fino all’estremo, per poi sollevarsi ai lati e quindi, incredibilmente, ricongiungersi verso l’oscura ed invisibile volta dei “cieli”. Enormi figure statiche, dal basso, osservavano il duello, senza dimostrare nessun tipo di timore. Mentre due di esse, particolarmente concentrate, puntavano i radiocomandi all’indirizzo del rispettivo contendente, costruito con le proprie stesse mani. Perché tutto ciò che deve scendere, talvolta finisce invece per salire. Ed è difficile distrarsi, mentre sale, sale, sale…. Già, perché, cosa credete di vedere? Questo non è certo un duello risalente a un’episodio misterioso della guerra per l’inesistente Terra cava, né un incontro tra gli spettri fantasmagorici di un qualche fantasioso manga giapponese; bensì l’annuale torneo d’aeromodellismo, piuttosto semplice nei suoi elementi di base, che si tiene presso la città di Slănic, Romania centro meridionale. Dico “piuttosto” e non del tutto, più che altro in funzione del luogo in cui si svolge, in grado di rappresentare semplicemente una delle singole caverne artificiali più ampie di tutta Europa e probabilmente del mondo, con i suoi 196 metri di lunghezza per 96 d’altezza, disposti in un’insolita configurazione trapezoidale. Scavati originariamente per una ragione estremamente importante, come esemplificato dal nome stesso della città soprastante: nient’altro che la parola nell’idioma romanzo di quel paese, usato per riferirsi al letterale oro bianco del mondo Medievale ed Antico. Quella sostanza capace di conservare ed insaporire i cibi, guarire le ferite, favorire la concia delle pelli e la forgiatura dei metalli, per cui un regno poteva finire in vendita, e pressoché chiunque diventarne il sovrano. Pressoché chiunque, nello specifico, fosse in grado di vederci abbastanza lungo ed acquistare i diritti minerari rilevanti, come fatto dal postelnic (rango di una certa rilevanza tra i nobili boeri) Mihail Cantacuzino nel 1686, quando volendo investire nell’estrazione mineraria, egli acquistò una tenuta situata 5 Km ad est di Teisani, dove alcuni timidi tentativi d’estrazione erano stati tentati mediante l’implementazione di pozzi verticali. Ma niente a che vedere con il tipo d’impresa che egli, grazie alle copiose risorse finanziarie della sua famiglia, si dimostrò fermamente intenzionato a creare: in buona sostanza, lo scavo di enormi gallerie in prossimità dei tre specchi d’acqua termale, anch’essi salati, delle cosiddette Baia Verde, Rossa e “del Pastore”. Una verticale, direttamente verso le viscere della Terra ed un’altra obliqua verso i pendii idonei all’estrazione del prezioso contenuto della montagna, tanto prezioso da potergli permettere, a qualche anno di distanza, di costruire il rinomato monastero di Coltea presso Bucarest, con l’importante ospedale annesso, uno dei primi della regione. L’approccio utilizzato in tale miniera, tuttavia, era ancora di un tipo arcaico con configurazione ogivale che limitava in parte l’efficienza raggiungibile dai minatori. Il che lasciava, ai suoi fortunati eredi, ancora sensibili margini di miglioramento…

Non è facile, persino nelle remote profondità del mondo, lasciarsi addietro il peso notevole della Storia, che ogni cosa pervade corrobora con la sua presenza. Eppure, per quanto una profonda salina possa incorporare le sostanziali implicazioni di una trappola per turisti, la sua rilevanza contestuale risulta essere drammaticamente chiara.

Il punto di svolta per le miniere della facoltosa città di Slanic, situata in posizione strategica lungo alcune delle più importanti vie commerciali dell’Europa Centrale, giunse quindi nel 1852, quando il domn della Ungro-Valacchia Barbu Dimitrie Știrbei, incontrandosi con l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria gli chiese se egli disponesse di un valido ingegnere specializzato nell’estrazione mineraria, al fine d’incrementare la resa delle proprie essenziali miniere nella regione della Grande Valacchia. E fu così che sulla scena dell’antica salina giunse il personaggio di Carol Karacsony, già direttore dei lavori presso la miniera di Ocna Dej, che con le sue iniziative avveniristiche avrebbe guidato l’effettivo aggiornamento ai tempi moderni di un simile enorme, quanto prezioso labirinto sotterraneo. A cominciare dalla nuova forma e disposizione delle camere estrattive, non più configurate con la forma di una volta dal vertice acuto (ogiva) bensì secondo il principio maggiormente moderno ed efficace della galleria di forma trapezoidale, lungo la quale vennero quindi disposte numerose strutture e scalinate per agevolare il movimento dei minatori, tutte rigorosamente costruire in legno al fine di sfuggire alla ruggine causata da un tale ambiente sovraccarico di ioni salini. Il successo garantito da tale riforme e ri-configurazione, quindi, avrebbe portato a un’aumento di entrate tale da garantire la costruzione di un’addizionale miniera di 12.500 metri quadrati, chiamata Mihail I. Entro la prima parte del XX secolo, grazie all’introduzione dell’illuminazione elettrica, i due sistemi di gallerie sarebbero dunque stati resi comunicanti, mentre l’arrivo sulla scena di un nuovo importante ingegnere, il belga Maurice Bodart, avrebbe portato all’apertura di un terzo complesso nel 1938, chiamato per l’appunto Unirea, portando la quantità complessiva delle stanze colossali all’attuale numero di 20. Oggi nuovamente suddivise in due parti, chiamate miniera “vecchia” e “nuova”, proprio perché soltanto la seconda resta attualmente in funzione estrattiva, mentre la rimanente parte del vasto e cavo sottosuolo di Slănic è stato trasformato in un’importante attrazione turistica per l’intera regione, con le vaste camere trapezoidali, simili a gigantesche strutture ecclesiastiche sotterranee, adibito a funzioni anche molto diverse tra loro. Una salina tanto vasta in effetti può facilmente costituire, grazie alla temperatura stabile durante l’intero trascorrere delle stagioni e l’assoluta sicurezza al riparo dagli elementi, il luogo perfetto per condurre tornei di calcio, allenarsi nella corsa o giocare a ping-pong, mentre strutture d’accoglienza vennero gradualmente affiancate da zone di commemorazione storica ed un vero e proprio museo. Quello, per l’appunto, costituito da una collezione di busti di sale creati da rinomati artisti locali, raffiguranti sia importanti figure della storia rumena che della letteratura di quel paese, oltre a personaggi d’importanza trasversale per la storia europea quale l’imperatore romano Traiano, grande colonizzatore e conquistatore della regione storica della Dacia, contenente l’attuale Romania. Un’altro importante aspetto della salina sarebbe quindi stato individuato nelle particolari caratteristiche del suo ambiente, totalmente privo di allergeni e secco al punto da poter contribuire alla terapia curativa di svariate condizioni respiratorie tra cui l’asma, per la cura intensiva del quale è stato riservata, ancora oggi, una vasta zona del complesso sotterraneo (altra caratteristica comune a numerose altre saline di questa stessa nazionalità). Ciò detto e come potrete facilmente immaginare, la gestione di un simile complesso sotterraneo non poteva certo attraversare i secoli senza andare incontro a qualche “piccolo” incidente di percorso…

Questo misterioso rendering caricato sul canale YouTube IglooArchitecture, purtroppo senza didascalia esplicativa, mostra una delle sale di Slănic in quella che sembrerebbe essere a tutti gli effetti una colossale struttura ecclesiastica di matrice Ortodossa, completa di raffigurazioni sacre. La somiglianza della struttura della caverna alla forma di un simile edificio, nel presente caso, non può che apparire estremamente chiara.

Il primo incidente sarebbe giunto quindi nel 1994, con l’infiltrazione di copiose quantità d’acqua attraverso la superficie, capace di portare alla parziale dissoluzione dello strato di sale superiore della miniera. Una situazione che sembrava destinata a causarne l’effettiva condanna, finché il ricercatore Eugen Scrob della compagnia di consulenza ingegneristica di Bucarest I.S.P.H. non riuscì ad implementare l’innovativo sistema di drenaggio, tutt’ora in uso attivo presso gli strati superiori del complesso. Il secondo, e forse ancor più problematico evento sarebbe giunto nel 2014, causa la rottura dell’ascensore utilizzato da tempo per facilitare l’accesso dei turisti ai livelli inferiori della miniera: con un crollo costato il ferimento di 20 persone (ma fortunatamente nessuna vittima) a seguito del quale, ancora oggi, le copiose quantità di persone devono essere portate a destinazione attraverso una flotta di minivan guidati attraverso le antiche gallerie, molto meno rapidi e per questo incapaci di far fronte in maniera sufficientemente rapida, nelle stagioni più affollate, alla folla comprensibilmente impaziente.
Ma cos’è persino una breve attesa, dopo tutto, dinnanzi all’opportunità di osservare uno dei più drammatici incontri-scontro tra uomo e natura, capace di lasciare un chiaro segno nel rapporto tra forze tanto eternamente in contrapposizione! Perché ogni lasciata, come avviene in ogni tipo di potenziale duello durante l’annuale raduno di aeromodellismo rumeno, risulta essere dannatamente persa. Indipendentemente dal fatto che stiamo parlando di un semplice modellino, oppur lo scavo eminente verso il nucleo irraggiungibile di vasto e (ragionevolmente) asciutto Mondo.

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