Il pesciolino dalla bocca a serramanico

Sarcastic Fringehead

Un’infinita serie di disegni tutti uguali e pressapoco azzurri, ciascuno con tre pinne di profilo, un occhio tondo laterale, qualche accenno di scaglia ed una coda idrodinamica, l’arto di un fondamentale movimento. Tranne gli anticonformisti. Va intesa come una continua fuga, questa figura composita, di pesci tutti uguali e gradualmente maggiorati nelle dimensioni. Sarebbe a dire, la catena alimentare degli abissi. Gli uccelli rapaci mangiano conigli. Le faine rubano le uova. Ci sono gli erbivori di terra, creature benevole e incruente. Ma per un pesce della nostra fantasia, l’unico cibo può essere un altro pinnuto, praticamente uguale a lui. Soltanto: un po’ più piccolo. Nel profondo, per campare, devi masticare (i tuoi simili). La vita diventa, dunque, una continua lotta di mascelle contrapposte. O della loro semplice apparenza, un’illusione! Come tra di noi, civili ma pur sempre predatori umani, che una volta messi alle strette, dalle situazioni o le persone troppo formidabili, ricorriamo ad armi sofisticate, che non richiedono preparazione fisica, ma psicologica. Parole dure: sto parlando di una crudele forma di ironia, il diffusissimo sarcasmo. Mettere qualcuno alla berlina, non in funzione di quello che realmente è, ma esasperando i suoi difetti, nel dialogo, dando per scontate cose niente affatto tali. C’è un pesce che sa farlo pure lui, a suo modo. Gli riesce molto bene. Eccolo qui. È tremendo. È bellissimo.
Il sarcastic fringehead, o “pesce sarcastico con la cresta sulla testa”, passa le sue giornate facendo l’inquilino di magnifiche conchiglie. Se l’avete mai visto, eravate probabilmente nel tiepido Pacifico a latitudini tropicali, presso la penisola della Baja California e più in particolare, se vogliamo, in corrispondenza delle otto isole di Santa Barbara, patria, oltre che di molte basi militari, di una delle biosfere marine più ricche del pianeta. Creature fluttuanti e ballerine variopinte, simili a farfalle degli abissi. Meduse terribili e diafane, in grado di lasciar passare i raggi della luna. Paguri laboriosi e sapienti, le cui case mobili, a un primo sguardo, ricordano le gemme luminose di leggende ormai dimenticate. E poi c’è lui: 30 cm ca. di draghetto sghembo. Quasi del tutto privo di scaglie, vi sembrerà piuttosto bitorzoluto, con la sua pelle verde petrolio e le labbra vagamente rossicce, scolorite.  Gli occhi bulbosi di una rana, le sopracciglia spinose, la perenne smorfia spazientita.
Il pesce sarcastico dorme semi-nascosto, con la testa che placidamente emerge dal suo guscio trafugato. Qualche volta, pigramente, addenta un bocconcino di passaggio, qualche mollusco ed altre piccole delizie. Finché qualcuno non adocchia la sua amata casa…

Sarcastic Fringehead 2
La minaccia del polipo. Da Life – episodio 4 (BBC 2010) con il sempre riconoscibile commento audio del naturalista Sir Attenborough

Diceva un saggio di colore verde: tu non vuoi vedermi arrabbiato, non ti piacerei quando divento tale. Simili fumettose fantasie, a quanto pare, trovano l’origine dal vero mondo naturale. Ci sono esseri che, quando minacciati, mostrano un volto totalmente differente. O spalancano la loro vasta bocca, verso l’esofago sconfinato dell’inferno. Avete presente il cacciatore alieno Predator (1987)? Il muscoloso nemico di un giovane Schwarzenegger, che lo inseguiva tra le verdeggianti foreste di un pericoloso Vietnam. Ecco, questa cosa è come quella. O per inferenza modernista, potrebbe ricordare anche le bizzarre fauci dei vampiri della serie Blade (1998) se non fosse che, in questo particolare caso, l’apertura della stessa non ha la funzione di agguantare il cibo, bloccando la vittima per una sorta di sindrome orrorifica di Stendhal. Benché l’effetto sia comunque, teatrale!
Questo pesce appartenente al sottordine dei lisci e piccoli blennoidi, famiglia dei chaenopsidae, ha il contegno comportamentale di un terrier. Come quei nostri beneamati cagnolini, che quando disturbati abbaiano selvaggiamente (perforando i timpani) le sapienti strade dell’evoluzione gli hanno dato uno strumento di disturbo non commisurato all’imponenza: stiamo parlando, se non fosse ancora chiaro, di questa bocca col funzionamento di un ombrello. Che lo rende tanto più imponente all’apparenza, da poter scoraggiare molti concorrenti; inclusi i suoi simili. Il sarcastic fringehead, nutrendosi soprattutto di minuscole creature che vagano per i fondali, è spiccatamente territoriale. Guai nel caso, tutt’altro che inaudito, in cui due esemplari dovessero trovarsi troppo vicini l’uno all’altro: aprirebbero le reciproche bocche del terrore, l’una contro l’altra, tentando di scacciarsi via a vicenda. La scena, vista dal di fuori, ricorda più che altro quella di un mostruoso bacio. Non sono carini? Viene voglia di accarezzarli. Nel saggio etologico pubblicato a pubblicato a Princeton, Chance in Biology: Using Probability to Explore Nature (2002) dei Dr. Mark Denny e Steven Gaines, tale pugna viene descritta come un’applicazione della procedura sperimentale. I due lottatori, confrontando le reciproche bocche, tentano di giungere a un’auspicabile conclusione: “Sono IO, il signore degli abissi” Tale invidiabile titolo, tuttavia, va riconfermato di continuo. Anche perché questi pesci, per inciso, non ci vedono benissimo. E forse anche per questo preferiscono combattersi a quel modo, sbattendo l’uno contro l’altro, spinti innanzi dalle tozze pinne pettorali.
Coltelli, forchette, cucchiaini. Le armi di chi, come noi, pretende di mangiare dei bocconi troppo duri. Morbidi sono i nostri poveri denti, vulnerabili alle carie. Ma la bocca è uno strumento imprescindibile degli organismi. Il più nobile, fantastico e potente. Se un pesce potesse avere solo quello, ma grande a sufficienza, sarebbe già pericoloso. Sarebbe per lo meno: sarcastico, nei modi e le sembianze.
Tanto una conchiglia, prima o poi, la trovi.

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