La mitologia delle antiche religioni è un campo di studi impegnativo ma che presenta molte vie di accesso. Lo strumento classico della ricerca accademica può servire a meglio contestualizzare culture e civiltà lontane; la sperimentazione diretta degli antichi testi fornire interpretazioni e chiavi di lettura personali…Talvolta però, senza passare per vie tradizionali, basta guardare un buffo cartoon e lasciar fare il resto alla giusta dose di curiosità intellettuale. In questo divertente video degli 1A4 Studios, che ricorda un pò lo stile di Keith Haring, viene raccontato il mito induista del Rimescolamento dell’Oceano Latteo, uno degli episodi più famosi degli antichi Purana.
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Civitatem turturis: quando l’uomo abita tartarughe
Le masse terrestri sono mobili. Viviamo in effetti sopra un sottile strato di terra, spaccato in più punti, che galleggia placido su mari di magma incandescente. Ogni qualvolta si verifichi una fluttuazione del delicato equilibrio geodinamico ne scaturisce una catastrofe…Uno spostamento anche impercettibile delle placche continentali si traduce in terribili terremoti, eruzioni vulcaniche e tsunami. Ma esiste un luogo fantastico che si sposta continuamente, portando con se foreste, animali e talvolta persino intere città. Si racconta di come il santo pellegrino Brendano di Clonfert incontrò nell’Alto Medioevo un’isola misteriosa, chiamata Jasconius. Dopo lo sbarco in questa terra disabitata, lui e il suo equipaggio celebrarono in pace la Pasqua. Sul finire del giorno tuttavia, una volta acceso il fuoco per la notte, si palesò d’un tratto l’orribile verità: il terreno sotto i loro piedi così improvvisamente movimentato era in realtà il dorso di un mostro marino colossale, lo Zaratan, talmente grande da sfidare l’immaginazione. Il pesce-tartaruga, anche detto isola vivente, è un antico animale mitologico che da allora è comparso più e più volte nella cultura umana, attraverso leggende, romanzi, cinema e fumetti.
Il taglio del bambù che scaccia il male: un’antica festa giapponese
Sul monte di Kurama, a nord di Kyoto, si narra che nel nono secolo un monaco buddhista incontrò sulla sua strada due enormi serpenti, un maschio e una femmina. Per la forza delle sue preghiere, tuttavia, uno morì all’istante, mentre la sua compagna implorò pietà e scelse di diventare la guardiana della montagna.
Ricordando l’evento, tutti gli anni in estate i custodi del tempio indossano le vesti dei sohei (monaci guerrieri del giappone medievale) e cercano con le loro spade di tagliare due massicci fusti di bambù in otto parti. Un gruppo rappresenta la provincia di Omi, mentre l’altro quella di Tamba. La leggenda vuole che il vincitore vedrà un raccolto più ricco nella sua regione di provenienza. I segmenti di bambù tagliato verranno poi collocati di fronte alle case con finalità apotropaiche. Alla fine della gara un bambù femmina, con le radici intatte, verrà piantato nella foresta di provenienza a sostituire quelli tagliati. Forse per ingentilire l’evento due giovani mettono in scena la danza di origini cinesi del Bugaku, in uso presso la corte degli imperatori del Giappone dal sesto secolo in poi.