Uccelli dal canto celestiale, ricoperti di un piumaggio variopinto, che si inseguono nei limpidi cieli primaverili alla ricerca di una degna compagnia. Solo i più colorati, i più bravi nel canto e affascinanti nelle movenze riusciranno infine a conquistare il diritto a riprodursi, come imposto attraverso i secoli da quegli stessi meccanismi evolutivi in grado di renderli piacevoli e attraenti. Innumerevoli aspiranti poeti e cantòri hanno visto in queste dinamiche la metafora stessa del concetto di amore, reinterpretando con metriche umane le danze di corteggiamento del pavone, dell’uccello del paradiso, dello svasso maggiore… Ma tutt’altra storia sono i ragni. Creature piccole e pericolose, ingordi divoratori della fantasia popolare, i cui rituali d’accoppiamento arrivano a prevedere l’uccisione del partner nel momento stesso in cui la sua utilità giunge ad esaurimento. Chi mai troverà eleganza e distinzione nell’incontro tra due amanti appartenenti a tali genìe, mostri sottodimensionati con otto zampe irsute e appuntiti cheliceri velenosi? Forse è solo nel caso del Maratus volans, ragno pavone dell’Australia orientale, che qualcuno sarà pronto a fare un’eccezione.
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La nuova canzone degli zombie: quanti modi di morire!
Chiunque abbia assistito a più di qualche puntata della serie tv americana The Walking Dead avrà notato come l’istinto di sopravvivenza dei suoi molti protagonisti, persino quelli più competenti e abili nell’uso delle armi, sia talvolta ben poco o per nulla sviluppato. Una massa di cadaveri affamati si avvicina nel vicolo? Sarà meglio uscire a controllare. Di vedetta sopra il camper con l’orda che ci da la caccia? Scusate, mi ero un attimo addormentato… Seguendo un copione che ricorda quasi quello di un reality show, gli autori del programma si sono divertiti ad eliminare un personaggio dopo l’altro nelle situazioni più variegate e facilmente evitabili, riuscendo persino a creare una nuova antonomasia memetica della sbadatezza nel turbato e distratto giovane Carl Grimes.
Ecco come evitare lo scherzo della pipa
Potrebbe capitare al bancone dei pub inglesi più eleganti, nelle sale ornate di circoli esclusivi e persino sui prati verdeggianti di elitari campi da golf. Sempre tra compagnie di un certo livello perchè la pipa, è noto, rappresenta un segno di distinzione. Un gruppo di gentiluomini si raduna con zelo entusiasta attorno all’ospite inatteso: questi ha infatti riportato dai suoi viaggi un misterioso artefatto, dall’aspetto innocuo e piuttosto interessante. Talvolta sarà lo strumento usato dagli operai gallesi per misurare l’idoneità polmonare di un aspirante minatore, qualche altra vi diranno che veniva usata dai capi degli antichi clan di montagna o persino che provenga dall’eredità preziosa di un antenato esploratore. “Tim, ora ti mostro come funziona.” Dice il proprietario, seguendo un copione ben preciso. Pfffffffff, ecco l’obiettivo è far girare queste piccole pale. Si toglie la pipa dalla bocca e la passa all’ignara vittima. “Ora prova tu!” Ma le conseguenze saranno inaspettate. Ogni anno lo scherzo della pipa miete innumerevoli vittime. Solo chi lo conosce riesce a salvarsi: l’importante è non soffiare, ma aspirare.
TanTe, ovvero l’alternativa cinese a Trololo di Ėduard Chil’
Se c’è un brano in grado di rappresentare presso il mondo digitale lo spirito millenario e l’antica tradizione teatrale del popolo cinese, non può trattarsi che dell’improbabile TanTe (Turbata/o) di Gong Linna, un tour de force recitativo e musicale del tutto privo di parole intelligibili ma altrettanto ricco di sentimento e forza espressiva. Ecco l’artista mentre, sul palco televisivo del concerto di capodanno 2011 della Hunan Satellite TV, ancora una volta riconferma la particolare nomea di questa sua canzone, della quale è stato più volte detto: “Non potrai impararla neanche se la ascolti 10.000 volte” e che per questo viene anche definita “Canto Divino” (神曲).