Bolide giallo dei cieli di fuoco canadesi

43 Grupo

In tempo di pace come in guerra, dal permafrost polare fin sulle sponde nordiche dei Grandi Laghi americani, risuona l’inno della rossa foglia d’acero su quadro bianco: “O Canada, we stand on guard for thee. / God keep our land glorious and free!” L’immagine di quel grande paese, terra di lunghi fiumi, larghe foreste, alte montagne e antiche tradizioni, può talvolta sembrare remota, persino difficile da interpretare. Basti, ad esempio, ricordare l’irriverente rappresentazione che ne faceva il cartone di South Park, beneamato prodotto creativo, tra l’altro, dei loro stessi vicini degli Stati Uniti. Il fatto, da un certo punto di vista, potrebbe essere il seguente: circondati dalla natura splendida e incontaminata, rassicurati dalle più valide espressioni d’economia provvidenziale, da un sistema sanitario all’avanguardia e da una cultura collettiva straordinariamente tollerante, si comincia a ragionare in un modo avulso dal grigiore della cosiddetta globalizzazione. Dunque, in quell’immotivata diffidenza delle allegorie satiriche televisive, ci saranno tracce dell’invidia di chi aspira a simili valori, senza poterli riprodurre altrove. O magari, piuttosto, sarà il succo di quegli stupendi alberi, i dolcissimi Acer saccharum, a rendere i più fortunati dei loro consumatori…Fornendo strutture di pensiero trasversale, diverse da quelle di noi altri. Fatto sta che, ad oggi, dalle terre d’Occidente fin sulle spiagge del Mar del Giappone, mi sovvengono almeno meno tre motivi per ringraziare l’inventiva dei nostri amici del vasto settentrione: la tenda, la canoa e l’aereo.
E sorvolando tra le prime due, in modo particolare, vorrei spender due parole sul citrino Canadair CL-415, l’aereo a turboelica, con ala alta e scafo galleggiante, che nel 1990 ha raccolto la torcia (ignifuga) dei suoi predecessori, ponendosi in prima linea nell’eterna guerra contro l’elemento più amato-odiato dall’intera razza umana. Il fuoco! La ragione scatenante, nello specifico, sarebbe questo affascinante video, ripreso con telecamere di bordo, pubblicato tempo fa sui siti e sui portali del leggendario 43 Grupo de Fuerzas Aéreas, il corpo degli spengi-fiamme volanti dell’esercito spagnolo, tra i più celebri utilizzatori del temerario uccello idrico in oggetto. Passaggi rasoterra, calate vertiginose nella baia e rilasci d’ettolitri sul minuto; il tutto condito da un montaggio video d’eccezione. E se pure il Canada è uso ad alludere, nel suo inno, a guardiani non meglio precisati, nell’immaginazione collettiva la soluzione del mistero è presto chiara: si tratterebbe di piloti d’eccezione come questi, sulle loro macchine volanti, gialle quanto il sole.

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Elicottero che svuota una piscina

Pool Helicopter

Braga brucia. Nelle aree urbane, moderni assembramenti di edifici con grandi masse di persone, l’incendio è una minaccia costante. Può bastare un incidente stradale, una fuga di gas o un falò di foglie sfuggito al controllo del giardiniere di turno per generare una situazione potenzialmente grave, in grado di arrecare ingenti danni alla proprietà, se non addirittura pericolosa per tutti coloro che dovessero trovarsi o passare da quelle parti. Gli espedienti preventivi sono sempre quelli. L’amministrazione comunale piazza gli idranti sugli incroci. I privati e le aziende dispongono gli estintori all’interno dell’edificio; si fanno esercitazioni, si tracciano piani d’emergenza. Poi, nel momento della verità, un attimo di negligenza e a conti fatti possono succedere due cose: tutto risolto in pochi minuti, oppure l’imprevisto. Tempo di chiamare gli specialisti, che affrontino la situazione per terra e perché no, anche dal cielo. In fondo, come si dice, per salvarti la casa ci vuole l’elicottero. Se ne vedono molti, fra luglio e agosto, che sfrecciano da un arido disastro all’altro con l’iconico secchione pieno d’acqua, da versare spietatamente sui figli più spropositati del dio Efesto, signore mitologico di tutto ciò che possa dirsi in qualche modo igneo o divampante. Purché trovino il fondamentale quibus. Un rapido sguardo all’immagine satellitare della terza più grande città del Portogallo, culturalmente latina fin dai tempi dell’imperatore Augusto, dimostra facilmente l’origine del problema. Perché se c’è una cosa che manca, attorno allo scenario di questo improvvido fenomeno di combustione, sono gli specchi limpidi da cui attingere l’essenziale risorsa H2O. A mali estremi… Ecco un pilota che non ama farsi degli scrupoli. Se c’è bisogno di acqua, lui sa sempre come fare. Anche a costo di doverla tirarla fuori dalla piscina di una casa privata, tagliando quasi, con le sue pale, la verdeggiante cima di una siepe.

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Vecchia rassegna di strane macchine volanti

Flying machines

Quante persone hanno perso la vita tentando di librarsi? Geniali inventori, temerari, avventurosi sperimentatori dediti a un sogno, la sublime visione dell’uomo che restituisce al mittente l’imprescindibile vincolo della gravità. Raggiungere l’obiettivo di un’idea avveniristica, il più delle volte, richiede un certo numero di sacrifici. Jean-François Pilâtre de Rozier, pilota di una delle prime mongolfiere, sospinto dal vento delle sue brame precipitò con il suo mezzo, mentre tentava di attraversare il canale della Manica, sul finire di un cupo 1785. Franz Reichelt, sarto di origini austriache e inventore del paracadute, nel 1912 ottenne dalle autorità francesi il permesso di provarlo mediante l’impiego di un manichino. L’avrebbe lanciato da sopra la svettante torre Eiffel; un tonfo terribile annunciò la sua sconfitta. Eppure era così certo… Tanto da essersi scambiato col pupazzo, rimettendoci le ali, il futuro e il bene prezioso della sua stessa vita. Mongolfiere, dirigibili, ornitotteri a pedali, bizzarre viti volanti… Nel regno di una scienza esatta, l’aerodinamica, non c’è un grande spazio per gli eccessi di una mente sregolata. Oggi, un centinaio di anni dopo, ci ricordiamo dei migliori prodotti e dei più sfortunati pionieri, sacrificatisi presso l’altare del progresso, le cui creazioni hanno sancito valide scoperte e nuovi approcci metodologici al problema; guardiamo indietro al genio di costoro, soddisfatti e cautamente grati, seduti durante un comodo volo tra i diversi continenti. Che secolo, quello dell’aviazione! Nessuno potrebbe mai disconoscere tali e tanti meriti, empirici e trascendenti, sospesi tra la filosofia e il più profondo suolo. C’è un qualcosa, però, che non viene spesso celebrato. Tutte le vie di mezzo, i mille alti e bassi di chi ha sfidato ogni regola, creando qualcosa di straordinario come la neve di agosto, altrettanto destinato a sciogliersi per l’effetto di un clima avverso. I dissennati, i capoccioni e i pitagorici costruttori di aggeggi sconclusionati. “Quei temerari, sulle loro [strane] macchine volanti”. La folle raccolta di cinegiornali in cima al presente post, gentilmente pubblicata dal Museo dell’Aviazione di San Diego, ci aiuta nel rimetterli sul giusto piedistallo.

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La gara degli aerei che atterrano da fermi

valdez

Tutte le cose sono fantastiche, ma se giudichi un pesce dalla sua capacitá di salire un albero gli arrecherai un gran dispiacere. La variabilitá delle specializzazioni é un’importante strumento di affermazione individuale. Da un lato all’altro dell’Oceano Atlantico i cieli vengono solcati da futuribili jet di linea, affusolati e agili quanto uno squalo martello in cerca della sua preda. Tra i piccoli centri abitati dell’Alaska é di casa invece un altro tipo di aeroplano. Il bushplane, placido e piacente come un roseo salmone di fiume, semplice nell’aspetto, si riconosce dal suo gusto spontaneo e un pó retró. Pare costruito, esteriormente, come si usava fare qualche anno fa. Peró si arrampica, dal canto suo, meglio di un lemure equadoregno, purché l’azzurro arbusto del suo desiderio risulti essere un frutto della nostra immaginazione. Ci sono diversi modi per praticare il volo motorizzato. La capacitá di decollare e atterrare in poco spazio, riassunta con l’acronimo inglese STOL (short take-off and landing) consegue da tutta una serie di accorgimenti, variabilmente visibili ai non iniziati. Ciascuno degli esperti in materia ha le sue idee, che mette in pratica con entusiasmo e sapienza costruttiva. Per il tipico pilota di queste regioni, irraggiungibili via terra per diversi mesi l’anno, l’arte di farsi bastare piccole piste, piú o meno improvvisate, diventa un significativo punto d’orgoglio, a suo modo importante quanto la capacitá di seguire alla lettera le istruzioni di un controllore di volo sopra l’aereoporto di un’affollata cittá. L’inverno questi piloti lo trascorrono cosí, passando da un lato all’altro del continente, per trasportare cose o persone oltre le tormente di neve e la morsa dei ghiacci piú impietosi. Poi, ogni volta che arriva il mese di maggio, si riuniscono coi loro mezzi per decidere chi sia il migliore. Lo spettacolo risultante, per chi abbia voglia di apprezzarlo, ha ben pochi eguali in tutto il mondo.

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