Within Halo’s Reach

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Sono passati quasi nove anni dal giorno in cui il primo anello cosmico dei Precursori venne distrutto ad opera del guerriero corazzato noto come Master Chief, sconfiggendo le orde aliene dei Covenant.
Il compimento dell’impresa, forse tra le più rilevanti nell’affermare il considerevole successo della prima console X-Box, non solo ha rappresentato un passo significativo per l’evoluzione del combattimento digitale nei videogiochi, ma ha fornito le basi per una saga multimediale lunga ed articolata, in grado di trascendere a più riprese le consuete aspettative di successo per una creazione immaginifica di questa tipologia.
L’universo narrativo creato come sfondo per lo sparatutto dei Bungie Studios è stato infatti ripreso, oltre che nei tre episodi principali, nello spin-off strategico Halo Wars e nel singolare shooter narrativo Halo: ODST da una vasta serie di romanzi e graphic novel, in modo non dissimile da quanto avvenuto negli anni per Guerre Stellari o Star Trek nei così detti Expanded Universe, i canoni mitologici di approfondimento riservati unicamente ai franchise dal successo generazionale. In quest’ottica e come già avvenne per Matrix, molto presto arriverà in Italia una compilation antologica giapponese creata da alcuni degli studios di animazione più influenti nel campo degli anime, intitolata Halo Legends. Inoltre è prevista per questo autunno l’uscita del misterioso Halo Reach, l’atteso gioco che potrebbe costituire l’ultima produzione di Bungie all’interno di questo franchise, prima del possibile reboot ad opera del publisher Microsoft.
Il futuro della serie di Halo appare incerto come il destino del suo protagonista al termine della sua terza e più recente missione, ma una cosa è certa: il suo progredire è destinato ad avere un impatto significativo ben oltre la prossima generazione di sparatutto per console. 

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Nell’analizzare il futuro di Halo non può essere sottavalutata l’importanza dell’annuncio di separazione da Microsoft, risalente al primo ottobre del 2007,  in cui gli stimati autori di questo franchise colossale ritornavano dopo sette anni allo status di compagnia indipendente.  Sei giorni dopo la release dell’atteso Halo 3, accolto da un successo di pubblico quasi senza precedenti, i Bungie ne lasciavano in effetti la proprietà intellettuale alla monopolistica casa di Redmond, permettendo sostanzialmente il realizzarsi di seguiti inferiori o spin-off inappropriati ad opera di terze parti, magari scelte da Microsoft per motivazioni economiche o allo scopo di esercitare un maggiore controllo creativo.
Questo scenario viene rapidamente smentito, con l’uscita dell’ottimo Halo Wars degli Ensemble Studios (Age of Empires), loro ultima produzione prima della sfortunata chiusura nel 2009. Bungie manterrà in effetti un mandato maggioritario per i videogames di Halo dal profilo più significativo, almeno fino al completamento del loro prossimo progetto, l’atteso Halo Reach. La divisione interna di Microsoft 343 Industries stà però gia dirigendo da anni tutto il merchandising ed i prodotti editoriali collegati alla serie, preparandosi probabilmente ad un completo takeover entro la fine dell’anno. Nel frattempo, reinvestendo le notevoli risorse acquisite grazie ai successi conseguiti, i Bungie trovano il modo di realizzare un interessante episodio ausiliario alla serie principale. Si tratta di Halo: ODST, una sorta di racconto noir nel contesto della guerra tra alieni Covenant ed umani, in cui il giocatore, nell’armatura di un soldato d’assalto orbitale chiamato da tutti semplicemente “la Recluta” deve ricongiungersi ad ogni costo con i membri dispersi della sua squadra, sparpagliati da un attacco nemico su tutto il territorio della città terrestre di New Mombasa. Con un protagonista più vicino alle doti ed alla personalità di un comune soldato, una colonna sonora pacata e dalle assonanze vagamente jazz, nonchè grazie al lavoro dell’abile sceneggiatore Joseph Staten, ODST costituisce un notevole cambio di registro per la serie, tanto da non risultare particolarmente gradito ai fan più tradizionalisti. Nonostante questo, grazie al buon successo di critica ed all’inclusione in bundle della suite multiplayer completa e dei contenuti a pagamento di Halo 3 il gioco riesce a vendere oltre 3 milioni di copie.

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L’obiettivo autorale del nuovo Halo Reach non sarà però un ritorno alle origini, quanto piuttosto il cambio ancora più radicale di stile e dinamiche realizzative.
Il titolo verrà proposto come antefatto della serie, e si svolgerà durante l’invasione Covenant del mondo di Reach, fortezza terrestre e luogo di provenienza di tutti i soldati potenziati del progetto SPARTAN, Master Chief incluso. L’azione tuttavia non coinvolgerà direttamente l’iconico protagonista dei precedenti episodi, ma verrà mostrata dal punto di vista di un nuovo personaggio, il capitano di un squadra di elite dal nome in codice Noble.

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Lo slogan di lancio, già presente nel breve teaser mostrato durante la scorsa E3, è “From the beginning you know the end” (Sai già come andrà a finire) ovvero, come riportato nell’antefatto al primo Halo, l’intera superficie del pianeta Reach verrà trasformata in vetro fuso dai continui bombardamenti Covenant, con perdite di vite umane espresse in centinaia di milioni. Master Chief, l’unico super-soldato SPARTAN sopravvisuto ed ancora operativo, dovrà invece fuggire a bordo della nave spaziale UNSC Pillar of Autumn, destinata a schiantarsi sul primo Halo. Una tale conclusione drammatica, in un certo senso analoga a quella presente nell’episodio 3 della nuova trilogia di Guerre Stellari, non poteva che richiedere toni più cupi e minacciosi. Ben prima del fronte comune contro la minaccia biologica dei Flood – gli antichi destinatari per l’uso bellico delle mega-strutture Halo – la variopinta alleanza di specie aliene denominata Covenant era stata in effetti il più implacabile e tenace nemico dell’umanità; per questo in Reach spariranno alcuni degli elementi più leggeri tipicamente associati alla serie, come le imprecazioni e movenze più buffe dei piccoli Grunt, la fanteria leggera nemica dalla voce stridula e dalla forte propensione al panico. Anche la palette sarà più scura e convenzionale, con meno colori accesi, grandi aree verdi o cieli azzurri, mentre torneranno gli ambienti nel buio più totale e con essi la necessità di ricorrere al coreografico visore notturno introdotto in ODST. Il protagonista del gioco sarà al comando di una squadra, ma ciò non impicherà componenti tattiche: ciascuno dei sei SPARTAN III che compongono il Noble team agirà secondo il contesto, seguendo uno script o di sua iniziativa.

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Nel gioco si ricorrerà per la prima volta all’utilizzo delle effettive potenzialità della console X-Box 360, venendo finalmente incontro a chi giustamente lamentava la mancanza di avanzamenti tecnici significativi, a parte la risoluzione, tra il secondo e terzo episodio. Si parla in particolare di miglioramenti nelle animazioni e nei modelli tridimensionali dei personaggi, con un numero di poligoni usati nel rappresentare un fucile riportati come maggiori di quelli presenti nel modello completo di un marine di Halo 3. L’uso di effetti ambientali come il fumo, la nebbia e le fiamme dovrebbe aiutare ulteriormente a superare l’estetica fin troppo pulita e schematica mostrata fino ad ora.  Lo stesso protagonista, appartenente ad un ceppo bio-genetico successivo e meno efficace rispetto a quello usato per creare Master Chief, sarà meno corazzato ed agile del suo “predecessore”, favorendo un senso di maggiore vulnerabilità e pericolo costante. Dal punto di vista delle dinamiche di gioco si parla poi di livelli molto ampi, con la possibilità di avvicinarsi agli obiettivi da diverse direzioni e con maggiore libertà del solito. Le battaglie potranno coinvolgere decine e decine di veicoli ed unità, mentre un meccanismo di scaling dei dettagli dovrebbe consentire di visualizzare scenari e nemici anche da distanze molto elevate; quest’ultima caratteristica, unita al consueto co-op multigiocatore, dovrebbe consentire scenari estremamente interessanti e realistici.
Il gioco viene dichiarato al momento come al 70% del processo di sviluppo, mentre la campagna propriamente detta risulterebbe già giocabile in ogni sua parte.

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Nei mesi che ci separano dalla release di Reach, tuttavia, i fan di Halo non verranno lasciati privi di novità interessanti. Questo 16 febbraio infatti è stato rilasciato negli Stati Uniti, con distribuzione Warner Home Video, il Blu-Ray di animazione intitolato Halo Legends. Composto da 7 corti, dalla durata variabile tra i 10 ed i 20 minuti, il progetto vede la partecipazione tra gli altri di Production I.G. (Patlabor, Ghost in The Shell) Bones (Eureka Seven, Fullmetal Alchemist) e del colosso mecha-robotico Toei, nonchè la direzione artistica di Shinji Aramaki, già director del celebre film di animazione cyberpunk Appleseed.
Una parte degli episodi è andata in onda prima di Natale in streaming sul canale di X-Box Live Halo Waypoint, purtroppo senza sottotitoli ed esclusivamente in lingua inglese, per un periodo di sole 24 ore. Tra questi, l’highlight è risultato senza dubbio The Duel, dei Production I.G, un singolare racconto sulla fine tragica di un antico Arbiter, uno dei guerrieri alieni dell’ordine sacro a cui appartiene la stessa controparte Covenant di Master Chief in Halo 2 e 3.

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Realizzato sotto la supervisione del celebre Mamoru Oshii (Urusei Yatsura, Ghost in the Shell) e con una tecnica in CG e cel shading che lo fà sembrare quasi dipinto, l’episodio traccia una connessione imprevista tra la mitologia di Halo e la cultura samurai. Il duello finale, in particolare, raggiunge un grado estetico estremamente affascinante, con un uso dei colori degno della migliore cinematografia giapponese. Piuttosto interessanti sono stati anche i due episodi di Origins, la versione animata dell’antefatto alla serie, in cui la fedele compagna di Master Chief, l’I.A. virtuale Cortana, narra dell’antico confronto tra i Precursori e gli incontrollabili parassiti alieni denominati Flood. Per la prima volta vengono mostrate armi, armature e tecnologie estremamente significative per gli appassionati, e si assiste alla concatenazione di eventi che portò alla costruzione delle installazioni Halo, delle armi in grado di eliminare ogni forma di vita nell’universo; benchè privo dell’eccezionale mestiere degli autori di The Duel, lo Studio 4°C riesce comunque a dare un’ottima prova di animazione, ed i valori di produzione restano nel complesso molto elevati.
Per poter prendere visione del resto del materiale, noi dovremo aspettare il 9 marzo, data prevista per l’uscita nei negozi della versione su disco Blu-Ray e tradotta in italiano; la maggior parte dei gamers, naturalmente, finirà per guardarla sulla propria Playstation 3, il principale rivale commerciale di tutto ciò che abbia mai portato il nome di Halo in precedenza. E buon pro gli faccia.

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