PS3 import review: Demon’s Souls

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A volte le conseguenze delle proprie azioni possono essere inaspettate. Re Allant XII, sovrano di Boletaria, aveva portato alla sua terra grandi benefici e prosperità grazie ad una potente e dimenticata magia. Tuttavia, l’utilizzo sconsiderato e continuativo di tale arte innaturale aveva finito per circondare il paese di una nebbia misteriosa, da cui ormai nessuno faceva più ritorno.
Il potente cavaliere Vallarfax seppe rivelarne l’origine, tornando da una spedizione a rischio della sua stessa vita: gli antichi demoni si erano liberati da un antico sigillo, ed avevano fame. I più valorosi eroi del regno si avventurarono in gran numero in questo oscuro mondo di nebbia ai confini della ragione, ma nel tentativo di rimuovere il maleficio finirono in effetti per rafforzarlo. La loro stessa anima veniva infatti assorbita a vantaggio dei demoni, mentre il corpo mortale era costretto a vagare nelle nebbie senza più alcun criterio, o come schiavo degli stessi poteri oscuri che erano venuti a combattere.
All’inizio di Demon’s Souls, il giocatore è chiamato a questa stessa difficile Cerca. Il suo personaggio, scelto tra un buon numero di tipologie e definito a piacimento nell’estetica e nell’aspetto, inizia il suo presunto viaggio verso la gloria secondo i classici dettami della heroic fantasy, per di più con equipaggiamento ed armatura di tutto rispetto. Attraverso le prime sequenze del gioco, che ne costituiscono anche il tutorial, ci si trova ad affrontare alcuni soldati e guerrieri in armatura senza eccessive difficoltà – appare evidente che si sta interpretando il ruolo di un eroe piuttosto forte. Poi, si giunge al confine delle nebbie. Anche nell’improbabile eventualità di essere in grado di sconfiggere un troll cornuto alto 4 metri, il risultato non cambia. Premuto il tasto ed oltrepassata la soglia, il giocatore incontra il suo primo demone e muore.

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La morte del protagonista è un tema fondamentale in Demon’s Souls, ed un’eventualità che si ripete spesso. Non è priva di conseguenze: morendo si perde il proprio corpo e si diviene puro spirito. In questa forma sarà più difficile proseguire nel gioco, oltre che meno resistenti agli attacchi nemici. Recuperare la propria umanità sarà ogni volta più difficile, e richiederà l’uso di oggetti rari o l’uccisione di un demone maggiore, o ancora del tradimento di un altro giocatore attraverso una singolare meccanica di multiplayer competitivo (ne parlerò più avanti).
Ogni qual volta si viene colpiti da mazze colossali, trafitti da lance o divorati da draghi ed altre creature ci si ritrova nel Nexus. Quest’area immateriale è una sorta di limbo abitato da anime perdute ed altri prigionieri delle nebbie, che impedisce in effetti agli eroi prescelti di perire definitavemente. Il signore del Nexus è il Monumental, un personaggio misterioso incaricato di preservare l’essenza stessa dell’universo: su suo mandato, e con l’aiuto dei suoi diversi servitori, il giocatore riceverà presto l’incarico di guarire la terra di Boletaria dal male demoniaco che la affligge. Il Nexus svolge il ruolo ricoperto dai centri abitati nella serie di action-RPG alla Diablo, o del classico hub centrale degli adventure come Zelda. Qui si potrà acquistare o riparare gli oggetti, potenziare il personaggio e scegliere dove dirigersi nel proseguire della propria missione. Le nebbie di Boletaria sono infatti suddivise in cinque macro-zone, abitate da un certo numero di demoni maggiori che andranno sconfitti al termine dell’esplorazione di ciascun ambiente. La prima è il palazzo dello stesso re Allant, un gigantesco castello sorvegliato dai draghi; seguono le profonde miniere dei goblin di Stonefang, l’oscura ed inquietante torre-prigone di Latria, l’Isola degli Uomini Ombra che venerano le tempeste ed infine la Valle Impura, un’abisso infestato da troll, cadaveri animati e sanguisughe velenose. Non c’è un ordine particolare per affrontare l’avventura, se non quello relativo al raggiungimento dei diversi punti di ingresso di ciascuna area, indentificati da altrettante pietre magiche con a guardia un demone maggiore. La stessa difficoltà non aumenta tanto da un’ambiente all’altro quanto in funzione di dove ci si dirige una volta lasciato il rifugio sicuro del Nexus. I quattro mondi sono molto diversificati tra loro, ed i nemici spaziano da semplici soldati a mostri di ogni foggia o dimensione, talvolta decisamente creativi ed affascinanti… come i maghi dalla testa tentacolare che si aggirano per i corridoi di Latria agitando una campanella, unico preavviso ai loro pericolosi attacchi paralizzanti.
Come si potrebbe evincere dalla descrizione della struttura di gioco, Demon’s Souls è un gioco molto difficile: al contrario dei classici RPG giapponesi alla Final Fantasy o Dragon Quest, qui tutto si svolge in tempo reale e richiede riflessi pronti da parte del giocatore. Il leggero ritardo nell’alzare lo scudo allo scattare di una trappola, piuttosto che tralasciare l’incantesimo di potenziamento prima di affrontare un avversario pericoloso o ancora sbagliare la scelta della propria arma per una certa situazione sono errori che vengono pagati con la morte immediata del personaggio, la perdità dei punti di esperienza raccolti fino a quel momento ed il conseguente ritorno all’inizio del livello. Il passo successivo sarà raggiungere il punto esatto della propria morte senza subirne una seconda, o rassegnarsi ad affrontare le conseguenze di una definitiva cancellazione dei guadagni ottenuti. Questo fornisce all’esperienza di gioco un senso di costante pericolo, non dissimile dai primi MMORPG come Ultima Online o Everquest, dove un errore poteva costare anche diverse ore di avanzamento e “lavoro”.

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La principale risorsa spendibile nel gioco è costituita dalle anime dei nemici. Queste vengono acquisite in proporzione alla difficoltà dell’avversario, e servono sia da moneta per l’acquisto di armi ed oggetti che per la crescita del personaggio, ottenuta attraverso un rituale magico officiato nel Nexus. Il livello del giocatore viene definito dalla somma delle sue caratteristiche, quest’ultime simili a quelle tradizionali dei giochi di ruolo: vitalità, forza, agilità, magia… non ci sono restrizioni dovute alla classe selezionata a priori, in quanto questa condiziona la sola distribuzione dei punti iniziali e l’equipaggiamento di partenza. Nel proseguire del gioco si potrà quindi fornire il proprio guerriero di magie ed incantesimi, o ancora dotare un mago di balestra e dardi, a seconda del proprio stile di gioco. Le armi a disposizione sono innumerevoli, ed a parte alcune particolarmente fantasiose quasi tutte riconducibili all’epoca medievale europea. Saranno disponibili mazze, alabarde e lance, ma anche le spade ricurve delle diverse tradizioni asiatiche, come ovviamente molti tipi di katana. L’utilizzo di un’armatura più o meno pesante potrà anche condizionare la mobilità, portando a considerazioni strategiche non dissimili dalla personalizzazione dei mecha guerrieri resi popolari dalla serie di action fantascientifici Armored Core, non a caso prodotta dagli stessi sviluppatori della From Software.

Come accennato, Demon’s Souls vanta un utilizzo estremamente affascinante ed originale delle funzionalità online della PS3. Dal momento in cui si lancerà una sessione ci si troverà connessi ad un server centrale insieme a tutti gli altri giocatori, i quali saranno in grado di influenzare la nostra avventura in vari modi. Innanzi tutto, ciascuna zona tenderà ad essere più o meno pericolosa in base all’andamento collettivo degli eroi, offrendo a volte opportunità da non perdere per superare sequenze particolarmente difficoltose. Sarà inoltre possibile vedere i compagni di sventura impegnati nella nostra stessa zona a guisa di fantasmi eterei, come se si trovassero in un’altra dimensione, constatando a volte la posizione di nemici non ancora visti in base al modo in cui questi sembreranno combattere l’aria poco più avanti. Le macchie di sangue disseminate per il livello sono poi i punti in cui un giocatore è morto di recente, e premere il tasto X nei pressi di una di esse offrirà la possibilità di rivederlo negli ultimi istanti di vita. Questi macabri “resti” arrivano talvolta a disseminare un’area particolarmente pericolosa, contribuendo a suggerire l’importanza di prestare molta attenzione a come si procede. Viene anche offerta l’opportunità di scrivere i propri messaggi sul terreno in un qualunque punto dell’ambiente, o di leggere quelli lasciati dagli altri giocatori: questi potranno essere validi suggerimenti, o piuttosto frasi fuorvianti mirate a metterci in difficoltà – fa tutto parte del mondo ostile e pericoloso mostrato nel gioco, alla fine.

L’interazione diretta con un altro personaggio potrà avvenire solo per un tempo limitato, ed attraverso l’uso di alcune pietre magiche fornite dopo le prime fasi di gioco: l’obiettivo in questi casi sarà sempre di recuperare il proprio corpo fisico, assistendo qualcuno nel combattere un demone o cercando di ucciderlo quando meno se lo aspetta, scegliendo di manifestarsi nel suo mondo come pericoloso fantasma nero.
Il comparto tecnico del gioco è funzionale ed accattivante, senza essere eccezionale in alcuno dei suoi aspetti. I singoli livelli sono estremamente grandi e molto curati dal punto di vista architettonico. Tra gli aspetti migliori vanno senz’altro citati gli effetti di luce, molto convincenti e di atmosfera, mentre delude l’impiego dell’ormai vetusto Havok Engine per gestire la fisica ed il ragdoll dei nemici sconfitti, assai poco credibili. I demoni più grandi sono comunque davvero spettacolari, e la loro imponenza viene mostrata nel gioco con un ottimo senso delle proporzioni rispetto al loro contesto. Effetti sonori ambientali e musiche inquietanti contribuiscono a creare il senso di pericolo, specialmente quando l’oscurità viene rischiarata dalla sola pietra magica fissata alla vita del personaggio.

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Demon’s Souls è l’erede spirituale della serie di King’s Field, i videogiochi della From Software nati per proporre i C-RPG in stile occidentale ad un pubblico di giapponesi. Per questo c’è molto Dungeons & Dragons nel sistema di skill e caratteristiche che domina la parte numerica del suo complesso sistema di crescita ed avanzamento, componente fondamentale di ogni gioco appartenente a questa categoria. Ma l’ambientazione, la dinamica ed il tipo di esperienza sono qualcosa di molto diverso, nonchè elementi di un prodotto del tutto originale e nuovo nel suo genere. Lo stile ostinatamente occidentale, utilizzato nell’estetica delle armature, nella tipologia dei mostri e nell’ambientazione lascia in realtà intravedere un sofisticato sistema di ispirazioni provenienti dal buddhismo e dal taoismo, nonchè un obiettivo finale fortemente giapponese: la purificazione della Terra da un male creato dagli uomini. Il senso di solitudine e costante pericolo ricorda a volte i giochi di Fumito Ueda (Ico, Shadow of the Colossus) ma l’esperienza è molto più complessa e duratura, benchè meno dotata dal punto di vista artistico.
Demon’s Souls è un gioco a tratti ostico, difficile e certamente non adatto a tutti. Ma è anche coinvolgente ed affascinante, e può catturare l’attenzione come pochi altri. Il completamento dell’avventura richiede un numero alquanto elevato di ore, un fatto notevole   considerando la quasi totale assenza di sequenze animate e la forte componente action del gameplay.

Consigliato a chi: ha molta esperienza nel mondo dei videogiochi, e cerca un prodotto che finalmente sappia tenerne conto.

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