Un bracciale che sostituirà la tastiera e il mouse

Myo

Superato lo scoglio del calcolo, raggiunto da tempo l’ideale realismo grafico, realizzata la perfetta comunicazione viviamo ormai nell’epoca delle interfacce. PC, tablet e cellulari potrebbero risolvere ogni tipo di problema, eppure mancano di un reale senso empatico. Non esiste al mondo un dispositivo in grado di capirti e interpretare le domande poste in base al contesto, come il computer di bordo di un’astronave di Star Trek, risolvendo con senso d’iniziativa le questioni della nostra vita quotidiana. Almeno non senza che sia prima tu a comprendere il suo complesso e stratificato funzionamento, trovando il modo giusto di esprimere il tuo bisogno.
Limite che non sembrerebbe avere, in linea di principio, il sistema dotato del bracciale MYO. Indossandolo semplicemente sul tricipite, come un iPod da podista, dovremmo avere una precisa lettura in wireless dell’attività elettrica muscolare, finalizzata all’interpretazione digitale dei nostri gesti più spontanei e naturali. Si tratta del prodotto di una nuova startup tecnologica, attualmente in fase di prenotazione per la cifra di 149 dollari. Che promette di far succedere le cose a schermo muovendo le dita della mano, ma in funzione degli stessi impulsi partiti dal nostro cervello. Ovvero con una rapidità praticamente subliminale e, almeno in teoria, affidabilità senza precedenti.

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Qui si sta cercando il modo più immediato per collegare la mente umana, creativa e imprevedibile, al calcolo informatico, veloce e accurato, trascendendo i limiti di ciascuna parte, per giungere insieme a un più alto livello di lucidità e consapevolezza. Sappiamo come trasferire il testo a schermo e indicare un’icona quasi alla velocità del pensiero, ma già il semplice bisogno di definire un punto virtuale in uno spazio 3D ci richiede una macchinosa definizione di assi e coordinate. La semplificazione di tali gesti è diventata l’obiettivo di molte compagnie e i controller di movimento tradizionali, largamente applicati nel mondo dei videogames, hanno grosse potenzialità. Ma anche limiti effettivi che li rendono, per ora, inadatti alla produttività: non sono abbastanza precisi e necessitano di ambienti fissi, con telecamere o sensori posti intorno e sopra a un convenzionale monitor fisso.

Myo3MYO, il cui nome deriva dal termine greco per riferirsi ai muscoli umani, richiede solamente che il dispositivo ricevente sia dotato di Bluetooth, risultando quindi la soluzione ideale per il concetto nuovo di computer indossabile, privo per definizione dei metodi di input a noi più familiari. Un meccanismo come questo, abbinato ai famosi occhiali di Google, potrebbe costituire la via futura per interagire con qualsiasi tipo di tecnologia.
La realizzazione, forse persino inquietante, del perfetto cyborg telematico da romanzo cyberpunk. Purché, ovviamente, il prodotto mantenga le sue implicite promesse. Come ampiamente dimostrato in precedenza, la vera differenza potrà farla solo il software.

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