Abbiamo un’idea relativamente chiara di cosa sia e come possa essere creata l’anti-materia, un elemento in grado di creare un’onda di deflagrazione che disgrega, cancella e annichila ogni cosa sul suo cammino. Molto più difficile riesce determinare, dal punto di vista filosofico e scientifico, come possa giungere a configurarsi l’anti-vita. Cosa costituisce l’opposto, da ogni angolazione d’analisi possibile, degli organismi geneticamente inclini a propagarsi e replicare la propria linea di sangue? Che sono tanto maggiormente prolifici, quanto in basso nella scala di complessità e dimensioni, mentre forniscono risorse in seguito alla propria dipartita, per la nascita e la crescita di microrganismi e muffe in grado di riequilibrare in modo pressoché costante l’effettivo peso complessivo della biosfera terrestre. A meno di trovarci a considerare, come pietra di paragone dell’infamia, il modo in cui un appartenente a tale vasta schiatta può sottrarre una risorsa più o meno vitale accaparrandosi le ambizioni di terzi, nuocendo in modo imprescindibile al diritto di questi ultimi alla vita e la prosperità futura. Per opera e il diretto guadagno di quelli che praticano l’inganno e il furto prolungando i propri giorni felici. In un brodo primordiale e fiammeggiante delle diaboliche prerogative, frutto di un’evoluzione malcapitata. Che non a caso annoverano tra i propri nomi appellativi come “Vampiro Vegetale” o “Capelli del Diavolo”.
Ladra è la Cuscuta, ergo, e di una schiatta appartenente alla peggior categoria. Che non soltanto uccide i propri simili per suo esclusivo guadagno, ma tende a farlo nel modo più lento e crudele e possibile, proprio perché senza un’ospite che possa sostenerla fino a fioritura e conseguente riproduzione, essa svanirebbe nel giro di pochissime settimane. Se non giorni. Come una zanzara. O il supremo prototipo letterario del succhiasangue a proporzioni umane, l’eternamente odiato Conte Dracula, deviatore del flusso sanguigno di attraenti e sfortunate vittime lungo le strade della Londra Vittoriana. Ah, se soltanto questo essere potesse risultare parimenti limitato nel proprio territorio di caccia elettivo! Laddove piante come queste, diffuse in tutti e cinque i continenti (fatta eccezione per l’Antartico) costituiscono l’orrore anonimo di tutti i giorni. Facile da trascurare per noialtri appartenenti al regno animale, quanto minacciosamente orribile per ciò che cresce, suo malgrado, tra le recinzioni “sicure” dei nostri orti e giardini. A tal punto può arrecare validi vantaggi, l’annullamento del costo biologico comportato dal possesso di un laboratorio interno per la fotosintesi clorofilliana. O la costruzione, per il tramite consueto, del tipo di radici o rami utilizzati per incamerare l’energia generativa. Molto meno funzionale a un vantaggioso accumulo, di quanto possa esserlo quella direttamente sottratta al possessore di un simile approccio al prolungamento della propria unitaria persistenza vegetativa…
Genere piuttosto vasto appartenente in base alla tassonomia recentemente revisionata alla famiglia delle Convolvolacee o Belle di Giorno, la Cuscuta può vantare oltre 200 specie in giro per il mondo, di cui 18 attestate nella sola penisola italiana. Il cui aspetto, dopo il breve periodo trascorso nella guisa di un tenero virgulto rampicante, dalla tipica crescita a spirale nel tentativo di trovare un punto d’appoggio, risponde quasi sempre a determinate linee visuali di riferimento. Fusto filiforme, sottile ed avvolgente, con diramazioni multiple che seguono il tronco e rami della pianta ospite. Di un innaturale colorito giallo o arancione, causa l’assenza pressoché totale di clorofilla, e sottili squame sporgenti dette austori, là dove ci si sarebbe potuti aspettare di trovare delle foglie. Queste ultime costituendo in realtà degli organi speciali ed altamente evoluti, comuni a molte altre piante e funghi parassiti, ottimizzati per la perforazione della scorza esterna delle piante onde raggiungere lo xilema e floema (o libro) ovvero il sistema di circolazione dove scorre la vitale linfa zuccherina della vittima, che verrà conseguentemente dirottata verso il passeggero indesiderato. Senza azione di risucchio o qualsivoglia tipo di azione violenta, giacché prerogativa delle Cuscuta è proprio quello di alterare in modo singolare l’effettiva biologia della preda, mediante un interscambio di proteine che ingannano quest’ultima fino a considerarla una parte inscindibile del proprio stesso organismo. Qualcosa di molto più semplice nel caso delle piante piuttosto che degli animali con i loro sofisticati sistemi immunitari, ragion per cui la stragrande maggioranza delle piante appartenenti al genere non ha una coesistenza obbligata con particolari specie consortili, potendo piuttosto infestare pressoché qualsiasi cespuglio erbaceo o arbusto privo di una spessa corteccia che gli capiti effettivamente a tiro. Espressione, quest’ultima, molto meno trasversale di quanto si potrebbe essere indotti a pensare, dato il possesso da parte di tale malefica categoria vegetativa di un sistema d’individuazione del bersaglio orribilmente simile a quello di un vero e proprio predatore. Così come menzionato per la prima volta nello studio di Runyon et al. pubblicato sulla rivista Science nel 2006, relativo alle supposte capacità “olfattive” dei virgulti della Cuscuta, inclini a crescere naturalmente in direzione dei potenziali ospiti ideali, tra cui ad esempio i pomodori o le colture d’erba medica sativa. Ciò tramite il possesso non di veri e propri organi sensoriali, bensì la presenza di una serie di proteine in grado di operare come recettori in zona superficiale ed apicale delle proprie diramazioni, in grado di stimolare o inibire la crescita in modo asimmetrico a seconda delle condizioni ambientali circostanti. Ed in particolare la presenza nell’aria di particolari terpenoidi o composti aromatici provenienti da bersagli idonei, nonché la presenza dell’ombra offerta da chiome o fogliame pre-esistente, comunemente evitata dalle piante maggiormente civilizzate.

In quanto angiosperma dicotiledone, al di là delle proprie abitudini parassitarie la Cuscuta mantiene di suo conto un ciclo vitale del tutto aderente alla convenzione. Con tempistiche rapide, aggressive tipiche delle piante infestanti, essa raggiunge l’epoca della sua prima fioritura nel giro di 1-2 mesi dopo la prima infezione dell’ospite, mediante la creazione di glomeruli e/o spighette biancastri al termine di agili peduncoli, con un diametro raramente superiore ai 3 mm. Dando seguito ad infiorescenze continuative e scalari, che dopo l’impollinazione richiederanno ulteriori 2-3 settimane fino alla sviluppo dei frutti ovoidali bruno-giallastri, delle capsule secche con all’interno 2-4 semi reniformi, talvolta inclini alla deiscenza o apertura con conseguente proiezione del contenuto negli immediati dintorni. Là dove gli animali, complici inconsapevoli di crimini futuri, potranno provvedere a disperderli secondo un copione ben collaudato.
Poiché senza poter creare concatenazioni di causa ed effetto, la forma di vita parassita non ha cognizione né interesse al danno individuale che arreca nei confronti delle proprie vittime. Né alcun concetto basilare del karma latente. Secondo cui una volta consumato e ucciso ogni possibile fornitore di nutrimento, essa non potrà far altro che seguire le malcapitate vittime nell’Oltretomba. Realizzando da ogni punto di vista ragionevole, in tal modo, la crudele profezia della non-esistenza.

