Perchè il nuovo MechWarrior dovrebbe rivoluzionare i giochi online

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C’è un argomentazione fondamentale a sostegno dei videogiochi simulativi che è andata perduta negli anni. Con il progressivo miglioramento delle potenzialità grafiche e nell’interesse di creare veri e propri film interattivi, si è scelto di rappresentare situazioni dal massimo impatto visivo e concettuale: ninja imbattibili in mischie colossali, soldati coraggiosi allo sbarco in Normandia, campi di battaglia multigiocatore in cui passare nel giro di pochi minuti tra i sedili di comando di carri armati, elicotteri e blindati antiaerei. Ma in fin dei conti il meccanismo interattivo, che costituisce lo strumento principale di questo media, deve comunque passare per un’interfaccia limitata e limitante: non importa che ci si trovi in poltrona con un semplice joypad, alla scrivania con tastiera e mouse o in piedi di fronte a un Kinect, le nostre gesta saranno comunque assai lontane da quelle dell’avatar che interpretiamo. La pressione del tasto A si traduce in un salto, il click del pulsante destro nell’avvicinare agli occhi il mirino di un fucile, agitare le braccia di fronte a un sensore sostituisce precisi e letali colpi di spada. Tutto il contrario avviene se si sta giocando un efficace simulatore di qualche mezzo o veicolo. Pilotare, in fondo, significa utilizzare un sistema di controllo e rispetto ai videogiochi cambiano solo portata ed effetti di quest’ultimo. Basta ad esempio usare un volante di alta qualità per fare un’esperienza di guida assai più simile alle reali gare di Formula 1 di quanto sarà mai possibile rivivere battaglie storiche o giocare a calcio, basket o hockey sullo schermo di una semplice TV.

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I simulatori sono spariti perchè vendevano poco. Quante persone sono realmente interessate a capire e impiegare i complessi sistemi d’avionica a bordo di un F-16 o le dottrine belliche di un sommergibile della seconda guerra mondiale? Sparare con un fucile è semplice e immediato, tutti lo capiscono, è la forma d’interazione più naturale e commercialmente efficiente. Ma per chi cerca il coinvolgimento diretto resta il problema di cui parlavo in apertura: non c’è corrispondenza diretta tra ME, il giocatore e l’avatar che mi rappresenta. Io premo W, lui corre. Io premo Spazio, lui salta. Dieci-quindici anni fa era stata trovato un compromesso interessante tra spettacolarità e simulazione, un genere perduto di videogame che si basava sulla fantascienza letteraria e cinematografica. Perchè “simulare” un caccia spaziale o un robot da combattimento significa creare i presupposti per un’esperienza di gioco che combina il meglio di questi due mondi. Il giocatore si ritrova in situazioni fantasiose, coinvolgenti e al tempo stesso vive l’esperienza in prima persona. Il suo avatar invisibile sta in effetti utilizzando un veicolo pilotato con un’interfaccia meccanica o digitale: ogni interazione che dovesse passare per joypad, tastiera e Kinect corrisponde effettivamente a gesti simili non mostrati su schermo, tradotti con dinamiche perfettamente razionali all’interno del mondo di gioco. Si tratta della più perfetta realizzazione del patto finzionale che sia mai stata realizzata nei media interattivi moderni. Basta immaginare che si, quel mech gigante si controlla effettivamente con tastiera e mouse, guardando dentro uno schermo a cristalli liquidi sito nel cockpit o qualche altra diavoleria, per dimenticare istantaneamente se stessi e il proprio ambiente. Da quel momento in poi noi siamo i piloti, il conflitto virtuale mostrato sui nostri schermi è una questione di vita o di morte. Ma, come dicevo, in tempi recenti questo stile creativo è sparito. Da quando esistono il gaming multiplayer, l’alta definizione e il sostanziale fotorealismo grafico non c’è stato un solo simulatore fantascientifico realmente degno di questo nome (con una possibile eccezione, in serie limitata e particolarmente di nicchia). Fino ad ora.

Il genio di MechWarrior Online è la sua capacità di fare presa su mercati ampi e nuove generazioni di videogiocatori. Essendo un Free2Play, provarlo non costa nulla. I tasti necessari a controllare il proprio Mech sono pochi ed essenziali. La grafica, basata sull’ottimo CryEngine è artisticamente e tecnicamente ricercata. Gli elementi a pagamento ci sono, ma sono tutti orientati verso la parte più avanzata e meno indispensabile del gioco: si spende per varianti robotiche particolarmente esclusive, per i colori con cui si scende in battaglia, per frivole decorazioni della cabina di comando. Come in Team Fortress, si può anche non spendere nulla e non ci si sente mai giocatori di serie B, ma anzi si scende in battaglia con potenzialità di vittoria quasi pari a chi avesse investito somme di denaro particolarmente ingenti… stiamo comunque parlando di 10, 20 euro, che è il massimo necessario per questa classe di giochi.

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Non è la prima volta che intraprendiamo battaglie contro persone reali attraverso la rete, abbiamo già messo in pratica strategie sofisticate per la conquista di un punto di controllo, coordinato manovre militari degne di eroici ufficiali pronti a sacrificarsi per la causa ma lo facevamo come soldati-supereroi, nel ruolo bidimensionale di terroristi caricaturali e malevoli o ancora indossando l’armatura barbarica di fantastici eroi.
Oggi ho difeso le caldere acide del pianeta minerario CMO 26 da un’attacco dei guerrieri Davon, asserragliato dentro il mio poderoso Cataphract armato di cannoni laser e batterie missilistiche. Quando il rapido Jenner nemico, prima avvisaglia dell’attacco, mi è passato davanti alla ricerca di bersagli per l’artiglieria nemica, ero io a cercare di sbarrargli la strada. Circondato dagli assaltatori nemici, cercando fino all’ultimo di sconfiggere un avversario particolarmente avventato e portarlo con me nell’aldilà, c’era il mio mech gigante e dentro tale implacabile macchina da guerra, ME. E’ per questo che gioco ancora con i videogame, non per l’esperienza di un film soggetto al mio intervento occasionale, non per la storia, non per il carisma dei personaggi. Ci gioco perchè voglio vivere situazioni lontane dal quotidiano come vero e proprio protagonista. Non preoccupatevi di fornirmi un contesto credibile, non ho bisogno del doppiaggio professionale messo in opera da costosi attori o di 500 pagine di dialoghi e lore, la fantasia non mi manca. Volete tornare a guadagnare senza correre inutili rischi, rivoluzionando questa Industria stagnante e sempre più priva di creatività? Tornate ad investire sul gameplay.

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