Obsoleto, inutile, noioso, superato. Il tuo veicolo non può neanche superare una pozzanghera, quel carro non riesce neppure a risalire un piccolo dirupo, la vecchia carretta fallisce nel momento stesso in cui si trova in fondo ad un burrone! Riuscite davvero ad immaginarlo? Qualche metro di neve cade tra il punto di partenza e la destinazione, al punto da farti perdere aderenza, scivolare fuori strada e rimanere lì, bloccato. Senza poter premere il pulsante che solleva l’automobile di un paio di metri deambulando, lietamente, verso l’altro lato della carreggiata. Dico allora: “Sei vecchio. Dove vivi, nel XXI secolo? Perché mai, non hai aggiornato il mezzo di trasporto come fatto ormai da molte centinaia di persone in giro per un mondo in cui portare a camminare la giraffa è diventato molto più, che un semplice modo di dire…” Resta ad ogni modo assai improbabile, nonostante le premesse comunicative, che i coreani della Hyundai abbiano pensato il loro rivoluzionario Project Elevate come sostituto omni-comprensivo del concetto di veicolo a quattro ruote (che sono ad ogni modo tutte presenti) bensì più che altro la realizzazione nell’immediato dell’acronimo e neologismo UMV – Ultimate Mobility Vehicle, ovvero la prossima generazione dell’oggetto contro cui mandare improperi nel momento in cui non si riesce più a trovare un singolo parcheggio per la propria utilitaria da città. Pardon, volevo dire, city car; così come la Elevate è una jungle, mountain, country car o addirittura perché no, il mezzo perfetto per esplorare gli avversi territori di un ambiente planetario all’altro capo del sistema solare. La prima concezione di un rover per l’esplorazione marziana, quello contenuto in due esemplari nelle fallimentari sonde americane Mars 2 e 3 degli anni ’70, prevedeva l’impiego di un paio di pattini deambulatori così come lo facevano, e lo fanno tutt’ora, i poderosi scavatori minerari a benna trascinata in uso presso i principali siti minerari del nostro azzurro e terracqueo globo. Benché la nuova creatura di Hyundai, presentata originariamente durante il Ces di Las Vegas del 2019 e ritornata alla ribalta con l’annuncio dell’ulteriore significativo passo in questi giorni di pandemia, presenti alcuni significativi miglioramenti al suo progetto fondamentale di funzionamento. A partire dall’alimentazione totalmente elettrica ottenuta grazie a batterie posizionate dentro il corpo principale, mentre al termine di ciascuna zampa dotata di cinque gradi di movimento e snodata in più punti è comunque presente una ruota di tipo convenzionale, affinché l’arto possa essere ripiegato su se stesso, permettendo all’auto-cane di procedere, qualora il conduttore lo desideri, sfruttando il tipo di strada asfaltata che risulta inerentemente improbabile aspettarsi di trovare oltre i confini iperborei della nostra stratosfera.
Eppure c’è ben poco da ridere, o restare increduli di fronte a tutto questo, considerata l’effettiva possibilità contemporanea di costruire in serie qualcosa di tanto avveniristico, un po’ come fatto recentemente anche dalla celebre Boston Dynamics, con il loro robot multi-uso Spot venduto al pubblico ad un prezzo quasi-ragionevole di “appena” 74.500 dollari (prezzo da nulla, per poter affermare di vivere a tutti gli effetti nel mondo del futuro). E tutti abbiamo desiderato, almeno una volta, di poter ridurre le nostre dimensioni a quelle di una fata o un elfo fuoriuscito dal cerchio magico della notte di Halloween, per poter gloriosamente cavalcare un cane corgi verso i nemici dell’arcano re Oberon; oppur semplicemente, di poterlo fare a cavallo di un animale domestico Più Grande; davvero molto e indubitabilmente, Più Grande…
La Project Elevate nasce dall’opera congiunta dei quattro centri di ricerca amministrati come fossero delle startup, nei poli strategici di Silicon Valley, Berlino, Tel Aviv, Pechino e Seul. Nonostante provengano da una costola di una delle aziende più importanti nel campo dei trasporti su scala internazionale, quella Hyundai che gli ha dato il nome alquanto descrittivo di CRADLE (Center for Robotic-augmented Design in Living Experiences) prima di passare alla successiva fase con l’evoluzione pratica di quel concetto appena all’inizio di ottobre, grazie al cosiddetto New Horizons Studio, che dovrà finalmente occuparsi di dar forma alla più incredibile, improbabile delle idee. Sotto la guida ingegneristica del vice-presidente Dr. John Suh, personalità con oltre 35 anni di esperienza nel campo della produzione veicolare e con l’aiuto dell’azienda coinvolta fin da subito nel progetto, la Sundberg Ferar di Detroit specializzata in innovazioni del prodotto e già responsabile della creazione dei treni ultra-rapidi nel distretto di San Francisco, la cui partecipazione lascia intendere come l’intenzione pratica verso la realizzazione di una simile teoria improbabile riesca ad essere tutt’altro che affine a un mero castello costruito in aria.
Ci sono d’altra parte molte pratiche ragioni, per cui dovremmo desiderare un mezzo di trasporto dotato di pratiche ruote posizionate in fondo a lunghe zampe snodate, in grado di affrontare i più accidentati percorsi che potremmo trovarci di fronte sul sentiero della vita; il primo video rilasciato a gennaio dell’anno scorso, così come la presentazione durante la storica conferenza di Las Vegas, illustravano la potenziale utilità di Project Elevate nel percorrere i cosiddetti “ultimi 100 metri” ovvero quelli che separano, normalmente, il transito veicolare dall’ultima destinazione necessaria di uno spostamento. Vedi in modo particolare, il luogo di un disastro naturale o generato accidentalmente dall’uomo (guerra inclusa?) con il fine di prestare soccorso a coloro che maggiormente potrebbero trovarsi ad averne l’urgente necessità, anche grazie all’abitacolo accessibile da tutte e quattro le direzioni; oppure affrontare, in un ipotetico tour de force ricreativo, quello stesso “impossibile” percorso fuoristrada del famoso Rubicon Trail, su una cui simulazione lunga 22 di miglia di rocce, dirupi e torrenti, la stessa Hyundai aveva testato, all’interno dell’universo digitale, un modello possibile del suo futuro e dirompente veicolo deambulatorio. Per non parlare dello scenario un po’ improbabile ma comunque interessante di un autista disabile, suo malgrado costretto a vivere al piano sopraelevato di un edificio privo di ascensori (“Sappiate che fuori dagli Stati Uniti può capitare” affermava con vago sussiego lo speaker alla conferenza) il quale potrebbe essere venuto a prendere direttamente su per le scale, con tutta la sedia a rotelle, dal Fido veicolo a richiamo remoto. Tutto è del resto possibile, quando si fuoriesce dal regno del carro a motore per entrare a pieno diritto in quello pseudo-speculativo del mecha, robot comandato dall’interno reso tanto eccezionalmente fantastico dall’animazione e le altre branche della creatività giapponese, sebbene la sua interpretazione più celebre nel mondo occidentale resti probabilmente quella dei camminatori AT-AT ed AT-ST mostrati nella saga di Guerre Stellari. O MechWarrior, il multi-generazionale gioco da tavolo trasformato in un’antica ed intramontabile serie di videogiochi. Rispetto alla quale, come tanto spesso capita, l’effettiva realizzazione dell’UMV presenta un significativo ed ulteriore margine di miglioramento, risultando anche in grado di adottare due diverse tipologie deambulatorie: quella “del mammifero” con zampe tenute erette verso l’alto, più veloce e versatile; oppure l’andatura “del rettile” più simile alla posizione semi-sdraiata di un coccodrillo, capace di garantire il maggior grado di stabilità possibile nelle circostanze più estreme. Davvero un approccio multi-funzionale, dunque, alle numerose possibili implicazioni del problema.
Non è sempre facile capire quando una semplice press release possa indicare, a suo modo, l’inizio di una nuova Era, piuttosto che un tentativo relativamente disperato di attirare l’attenzione del grande pubblico in attesa. Eppure i segnali, se vogliamo, c’erano da subito a partire dall’attenzione riservata alla modularità del veicolo Elevate, con abitacolo facilmente sostituibile in fase di produzione per adattarsi a diversi contesti d’utilizzo, dal soccorso d’emergenza alla circolazione omologata su strada, fino all’esplorazione possibile di distanti pianeti futuri.
Un’apertura ai diversi possibili sbocchi di un mondo in continuo divenire, che potremmo trovare riassunta nel motto di Curt Bailey, dirigente della Sundberg Ferar famoso per la frase: “No more porridge” Ovvero basta con i “piatti” capaci di soddisfare più o meno tutti, senza suscitare l’entusiasmo di nessuno. Cambiare il presente non può certo prescindere dal correre qualche rischio nella palude dei coccodrilli. Sollevando le lunghe zampe, per correre con passo deciso verso un incerta, e qualche volta pericolosa savana del Serengeti.