Il Giappone del 1886 visto da un fotografo italiano

Adolfo Farsari, nato a Vicenza nel 1841, è famoso in modo particolare per il lavoro che svolse alla fine del XIX secolo come imprenditore e fotografo professionista a Yokohama. Di formazione militare, credeva fortemente nell’abolizione dello schiavismo ed aveva quindi combattuto nella cavalleria dell’Unione durante la guerra civile degli Stati Uniti. Decise di sposarsi in America ed ebbe due figli ma nel 1873, dopo il fallimento del matrimonio, emigrò in Giappone per fondare la  Sargent, Farsari & Co, società produttrice di mappe, guide, dizionari ed altre forniture per viaggiatori. Nel 1885, insieme a Tamamura Kōzaburō rilevò uno studio fotografico per iniziare a coltivare la sua vera passione.

I loro album fotografici colorati a mano, considerati all’epoca una rarità grafica e visuale, venivano venduti sia ai residenti che ai visitatori provenienti dall’Europa. Questo lavoro viene oggi annoverato tra le espressioni più importanti della Yokohama shashin (fotografia di Yokohama) una vera e propria corrente culturale di quell’epoca, caratterizzata dall’unione della tecnologia occidentale con lo stile e la composizione prospettica delle stampe tradizionali ukiyo-e

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I 50 glitch di Skate 3 che cambiano ogni legge della fisica

Chi è Helix Snake? Uno stregone folle che tenta a suo modo di apprendere l’arte della tavola di legno d’acero con le quattro ruote? Una creazione imprevista quanto indesiderata del sistema meta-informatico The Matrix? Oppure semplicemente un nerd allucinato che ha giocato per milioni di ore al videogioco Skate 3, trovando infine ogni suo possibile difetto di programmazione? Qualunque sia il metodo, l’effetto finale è qualcosa di mai visto prima. Nel corso di quelli che forse sono i 10 minuti più strani di YouTube (lo so, potrebbe trattarsi di un’iperbole) l’avatar coronato di questo individuo vola, rimbalza, passa attraverso il pavimento, proietta in aria cumuli di oggetti voluminosi, si teletrasporta attraverso e dentro i muri e si “suicida” in dozzine di modi estremamente coloriti e bizzarri. C’è qualcosa di profondamente comico nel realismo della grafica moderna, ormai perfettamente in linea con la teoria della uncanny valley, che finisce per scontrarsi con i limiti logici di quanto previsto dai suoi creatori. Osservare il malfunzionamento di questo tipo di videogiochi è come assistere ad un cabaret cosmico su scala ridotta, buffo e surreale nella sua totale coerenza a se stesso.

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