Manipolando il fiume impetuoso per fare surf

Waimea River

Il fiume Waimea, sull’isola hawaiana di Kauai, è il più lungo dell’intero arcipelago. Un flusso d’acqua che nasce all’interno della grande palude di altura delle Alakai, attraversa la spettacolare valle in pietra vulcanica che prende il suo nome, anche detta il Grand Canyon del Pacificoe poi, si ferma. Perché nel corso della stagione secca, a causa di particolari condizioni ambientali, subisce un prosciugamento quasi totale della foce, trasformando la parte finale del suo letto in una sorta di bacino naturale, con poco più di una sottile striscia di terra a chiudere la via che porta all’agognato oceano. Normalmente, a partire da quel momento si verifica un’impasse, solita prolungarsi per diversi mesi. Con il ritornare annuo delle piogge il flusso aumenta gradualmente finché, raggiunto il punto critico, da un giorno all’altro la pressione diviene così forte da non poter più essere trattenuta. Allora il fiume, sfogando la sua frustrazione, sgorga potentemente verso il mare con un effetto simile al cedere di una diga, benché fortunatamente privo di alcuna conseguenza. O meglio, con una sola, ma certamente positiva: l’accorrere dei surfisti, categoria sportiva fortemente legata ai fenomeni metereologici e geodinamici, pronta ad approfittare di ogni occasione per cavalcare onde particolari o fuori dal comune. E farsi lanciare dalla fionda torrenziale di questa specie di railgun, follemente puntata verso il vasto blu marino, è un’esperienza che si può solo una volta l’anno, per di più in quell’unico luogo al mondo. Non c’è verso di perdersi un tale momento; perciò se c’è un ritardo, meglio scavare!

In questo video risalente al 2011 e caricato sul canale della community di settore Waves Surf, si può assistere all’operato di alcuni scaltri virtuosi della tavola che intervengono, di loro iniziativa, sull’istmo sabbioso al termine del fiume, accelerando artificialmente l’attesa riapertura della foce e il conseguente moto ondoso. Dapprima, soprattutto in proporzione all’impegno e alla fatica richiesti, il loro piccolo torrente non sembrerebbe particolarmente degno di nota. Ma gradualmente, come per l’aumento di una singolare e inarrestabile marea, ci penserà la natura stessa a compiere il resto dell’impresa. In pochi minuti la scena si trasforma in un surreale skatepark, dotato di montagne russe da cavalcare con gioia ed effimero entusiasmo. La mano dell’uomo, anche se agiva senza autorizzazione o reale necessità, in questo particolare caso non ha arrecato alcun danno a flora e fauna del luogo, dato che la piena era destinata a verificarsi comunque, entro una o due settimane al massimo.

Waimea River 2

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