Le buffe reazioni a catena di una serie TV giapponese

Pitagora Switch

La semplice gravità, per sua natura, non sembrerebbe appartenere all’ambito delle forze più creative e imprevedibili. Una sfera su uno scivolo cadrà inevitabilmente verso il basso, il pendolo continuerà la sua oscillazione per un tempo tutt’altro che infinito, i pezzi del domino messi in fila, disposti per la loro tipica caduta controllata, si sdraieranno sempre sullo stesso lato. O almeno questo è ciò che avviene in assenza di un secondo ingrediente: l’ingegno. Perché è pur sempre possibile cambiare lo stato di partenza, creare un’ambiente speciale in cui la fisica della materia venga mediata da fantasia e voglia di divertirsi. Per usare il termine statunitense, una macchina di Rube Goldberg. L’incredibile e mai codificata invenzione che dall’apparente disordine esegue compiti precisi e funzionali…benché preferibilmente inutili. Come far comparire improvvisamente, da un qualcosa d’ineffabile, il titolo di questo programma della TV giapponese, PitagoraSwitch. Si tratta di una serie in onda dal 2002, con episodi della durata di 15 minuti. Una trasmissione che utilizzando questi divertenti sketch, inframezzati da dialoghi tra buffi e colorati personaggi, ha lo scopo di far conoscere ai bambini le scienze dei fenomeni e degli esperimenti razionali.

Il termine usato per riferirsi a un concetto in particolare può talvolta fornire informazioni significative sulla sua essenza. Per l’animale cane ad esempio, compagno quotidiano e abituale nelle case di moltissimi paesi al mondo, si usa sempre un vocabolo breve e semplice da pronunciare: dog, perro, hund, inu; dal canto loro i più tipici prodotti d’esportazione, come la frutta esotica, raramente cambiano nome tra una nazione e l’altra: banana, ananas, mango, kiwi… Ciascuno di essi viene pronunciato nello stesso modo, con poche o minime variazioni, su molti dei paralleli e meridiani terrestri.
Si tratta di due casi in cui la mente umana, persino sullo sfondo di contesti culturali estremamente vari e diversi tra loro, sceglie inevitabilmente la stessa soluzione linguistica. Ci sono invece idee, moderne, strane o bizzarre, che non hanno un solo nome ma molti e che nemmeno vengono ricondotte, dal punto di vista internazionale, alla stessa categoria di concetti. La macchina di Rube Goldberg ha la dote non comune di vedersi attribuire una parola differente in ciascun paese del mondo, forse perché piace a tutti, oppure perché in molti l’hanno concepita, più o meno, di propria spontanea iniziativa. In Giappone, non a caso, trae il suo nome più moderno e utilizzato proprio da questo prolifico programma televisivo, particolarmente riconoscibile per l’inesauribile e sorprendente fantasia dei suoi creatori.

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