Le ragioni di una mischia rugbistica iniziata sette secoli fa

Il perplesso Wilkin con l’abito della festa rosso mise un piede oltre la coltre di nebbia, trovando dinnanzi a se una scena capace di fargli dimenticare istantaneamente la propria condizione di servo della gleba. Era lo stesso borgo di Haxey, con la ripida salita in direzione della chiesa, benché l’edificio apparisse sostanzialmente diverso e più alto di come l’avesse mai conosciuto. Una torre dalla suggestiva merlatura, come facesse parte del castello di un Lord, si trovava in cima a ciò che poteva essere soltanto la torre campanaria, ormai comparabile a quella di un villaggio di medie dimensioni. Incredibile trovare qualcosa di simile… Nella sua piccola comunità di agricoltori! “Metti un piede nel cerchio di funghi” Gli aveva detto la svolazzante fata del popolo crepuscolare “…Se vuoi visitare il futuro.” Ma lui non si sarebbe certo aspettato di trovarsi, addirittura, in un mondo totalmente nuovo. In fondo alla radura antistante alla piazza centrale del paese, scorse allora la vecchia pietra dei discorsi, che si diceva occupasse tale spazio fin dal tempo dei Romani. Accanto ad essa, come da programma, volute di fumo si alzavano verso il cielo di un color blu cobalto. Un po’ camminando, un po’ correndo, Wilkin iniziò a dirigersi verso la fonte del disturbo, la cui origine era certo di aver riconosciuto perfettamente. Ai margini del suo campo visivo, concentrato sull’obiettivo, scorse qualcos’altro d’inaspettato: capannelli di persone isolate che lo indicavano, sorridendo e scherzando, ciascuna vestita di una tonalità straordinariamente vivace e diverso da tutti gli altri, quasi come avessero saccheggiato un carro di sete rare provenienti dalle distanti terre d’Oriente. Parlando di questi ultimi, tra l’altro, ve n’erano diversi parcheggiati in corrispondenza delle strade distanti, ma stranamente metallici, nella più totale assenza di figure equine. Senza preoccuparsene troppo, il contadino fuori contesto giunse al cospetto della folla assiepata attorno al più piccolo fuoco del Giorno del Cappuccio che avesse mai visto in vita sua. Il vociare diffuso improvvisamente tacque, quindi, mentre il Matto dal volto imbrattato di nero iniziò il suo tradizionale discorso. E a questo punto il visitatore ebbe un altro shock: perché non riusciva, praticamente, a capire una singola parola. Il discorso crebbe e crebbe ancora d’intensità, mentre una sorta di vibrazione percorreva le moltitudini. Finché d’un tratto, ormai gridando, l’oratore esclamò: “Hoose agen hoose, toon agen toon, if a man meets a man knock ‘im doon, but doan’t ‘ot ‘im!” Era il segnale. Un altra figura tutt’altro che sconosciuta, abbigliata in modo simile a Wilkin tranne che per l’aggiunta di un alto e strano cappello, lanciò un oggetto al centro dell’assembramento. Pur non avendo visto esattamente di cosa si trattasse, lui conosceva molto bene il suo ruolo. Con un mezzo sorriso, per la tranquillizzante familiarità della situazione. Alzando le braccia per proteggersi il volto, fece un balzo in avanti e iniziò a spingere con tutte le proprie forze sulla schiena della persona di fronte. Che per una qualche ragione insita nel suo innato senso di appartenenza al Lincolnshire, stava facendo esattamente la stessa cosa.
Lotta, continuità, tradizione. Senso del dovere motivato da un puro e semplice desiderio di mettersi in evidenza tra i propri pari: questo è il giorno di Hood (Cappuccio) per come potrebbero scegliere di riassumerlo ad Haxey, nella regione nota in Inghilterra come Isola di Axholme, benché collocata al sicuro nell’entroterra della principale terra emersa della nazione. Ma anche quel tipo d’impegno collettivo estremamente disordinato e all’interno del quale nessuno sembra avere idee chiare precise sull’obiettivo finale. Il che non può che aggiungere alla ricetta una scheggia incontrollabile del più assoluto Caos…

La mischia del Cappuccio viene regolamentata e gestita secondo la tradizione dagli undici “contadini” o Boggins con tenuta da caccia rossa, più le figure altamente riconoscibili del Matto e del Lord. In più di un caso, le derive fuori controllo dei partecipanti hanno arrecato danni a recinzioni, arredi urbani e veicoli parcheggiati in maniera non particolarmente accorta.

Molte ipotesi sono state create sull’origine remota del giorno di Haxey Hood, inclusa quella di una storia (non verificata) perfettamente conforme al concetto di fiaba folkloristica o popolare che dir si voglia. Pare infatti che “Tanto, tanto tempo fa” la moglie di un barone del posto, Lady de Mowbray, si trovasse a cavalcare tra i due villaggi di Haxey e Westwoodside, quando d’un tratto una folata di vento gli fece volare lontano il cappuccio che portava per proteggere i capelli dal vento. Il che sarebbe stato un grosso problema da risolvere, se soltanto presenti alla scena, per una mera fortuna o la Provvidenza in persona, non ci fossero esattamente 13 contadini, servitori feudali del suo adorato consorte impegnati ad arare i campi. I quali capendo istantaneamente la situazione, iniziarono a rincorrere con buona lena l’indumento, finché il più veloce di loro, con un agile balzo, non riuscì ad afferrarlo al volo. Peccato che costui, soggettivamente intimidito dalla gran dama, piuttosto che riportare direttamente il copricapo decise di passarlo in mano a uno dei colleghi, che con gran cerimonia lo riportò direttamente in mano a lei. Che risultò così sorpresa e colpita dalla scena, prosegue la storia, da pronunciare con tono scherzoso: “A me sembra che tra tutti voi, il tuo amico si sia comportato come un vero Lord. Mentre tu sia soltanto un… Matto.” Quindi facendo affidamento sulla legge medievale che rendeva ogni sua parola, legge, la donna scelse di fare omaggio ai coltivatori dei 13 acri di terra su cui stavano lavorando, aggiungendo che: “Questa scena dovrà essere ripetuta ogni anno nel dodicesimo giorno di Natale, a perenne memento del mio passaggio tra di voi.” E come assolutamente chiaro dall’esperienza del nostro ipotetico viaggiatore cosmico, così fu.
Ora su chi fosse, esattamente la Lady de Mowbray svariate ipotesi sono state elaborate, e benché tre diversi signori con questo nome fossero effettivamente vissuti nella regione negli anni tra il dodicesimo ed inizio tredicesimo secolo, sono tutt’ora in molti a dubitare dell’effettiva veridicità della vicenda. Ciononostante, questo non sembra essenzialmente interessare a nessuno, nel momento in cui viene dato il segnale d’inizio ed inizia l’annuale tenzone.
In un momento imprecisato attraverso i lunghi secoli trascorsi da quel momento, per ovvie ragioni organizzative, l’antico cappuccio di seta venne sostituito da qualcosa di molto più pratico: un tubo di cuoio particolarmente resistente a strattoni e calpestii. Mentre l’obiettivo finale, con un’inclinazione molto pragmatica, ha visto una traslazione di destinatario dalla “dama” prescelta a qualcosa di molto più tipicamente British: l’accogliente ed alcolica sala del proprio pub preferito. Ma poiché questa stessa espressione soggettiva implicava una divergenza di opinioni, fu pressoché allora che finì la pace, trasformando la corsa del Cappuccio in una vera, furibonda battaglia.

Nella storia della mischia del cappuccio le possibili destinazioni finali sono state individuate nei tre pub di Haxey, Duke William, The Loco e Kings Arms; oppure in quello del vicino villaggio di Westwoodside, Carpenter’s Arms.

Dimenticando se stesso e il suo ruolo attraverso l’esaltazione della battaglia, Wilkin scoprì di non avere più nessun interesse a capire l’epoca in cui era stato mandato. Facendo forza sulle proprie gambe rafforzate dal lavoro nei campi, quindi, si rese conto ben presto di come la gente coinvolta quest’anno giungesse probabilmente in larga parte da fuori, essendo priva dell’enfasi ulteriore concessa dall’eredità culturale del veri abitanti della sua contea. Momentaneamente distratto, si voltò quindi in direzione del Matto posto a distanza di sicurezza, che avendo assicurato temporaneamente il tradizionale sacco pieno di crusca alla cintura, sembrava intento a parlare all’interno di una misteriosa tavoletta di… Vetro? Il Lord, nel frattempo, aveva appoggiato la verga di salice simbolo del suo ufficio agli scalini della chiesa, mentre conversava amabilmente con un uomo armato di un curioso orpello a forma di scatola, fornito di un mirino simile a quello delle balestre impiegate in guerra. Tutto questo ebbe modo di descrivere a se stesso, mentre senza bisogno di concentrarsi in alcuna maniera contrastava la spinta di un intero settore decentrato della mischia, ricordando le lezioni apprese durante il servizio militare contro i pirati del Nord. A questo punto lievemente infastidito, fece un passo in avanti e poi ne fece un altro ancora. I Boggins ai margini si spostarono da parte, quasi atterriti dalla sua sicurezza eccessiva e dall’enfasi spaventosa del suo sguardo.
Fu allora che la fata del cerchio di funghi comparve di nuovo di fronte al suo volto, chiaramente visibile soltanto per lui “Capisci… Che cosa è successo? Tu potrai mettere in guardia i loro antenati, se soltanto avrai la forza di visitare le radici dell’albero secolare!” Il servo dei campi ritornato guerriero per pochi esaltanti minuti, allora, giunse finalmente a toccare il cappuccio-cilindro di cuoio, proprio mentre quest’ultimo iniziava a sprigionare un qualche tipo di energia raggelante. Un corvo distante fece udire il suo gracchiante richiamo Con un tonfo sordo, in quel preciso momento, l’uomo sparì di nuovo. L’oggetto ancora ben stretto tra le callose mani, preziosa testimonianza di un misterioso possibile universo del domani.

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