Il supplizio dell’abulico consumatore

Infomercials

“Non hai comprato, non hai comprato. E adesso, come farai?” Il classico venditore televisivo è un personaggio che dimostra di possedere, molto spesso, una spiccata componente diavolesca. Come le occulte presenze di Poltergeist, si manifesta dalle emanazioni elettromagnetiche dell’etere, per condurre innanzi una novella di assoluta perdizione. Ma a differenza di queste ultime, offre sempre una singola e remota luce nel profondo dell’oscurità. Qualche volta in senso letterale (incredibile! Dotata di una dinamo a pedali!) Avete presente la reclame lunga di stampo americano? In cui un prodotto bizzarro, estremamente specifico e relativamente costoso, viene proposto al pubblico passivo, con verve annessa del tutto comparabile a quella di una reliquia religiosa… Ce ne sono di vari tipi, eppure il metodo rimane sempre quello. Dimostrare l’assoluto senso di tragedia! Come quando andarono di moda presso i nostri lidi, per un tempo alquanto lungo, quei coltelli di fabbricazione giapponese che vantavano il nome di Scioo-gùn (pronunciato, pressappoco, proprio in questo modo). Chiaramente, la collettività telespettatrice d’Europa si è sempre prestata maggiormente a soluzioni di disavventure semplici nella composizione. Chiare ed evidenti, come la cucina. Ed era drammatica, la sequenza di presentazione, in cui nulla si tagliava, senza l’uso di Scioo-gùn. Il pane diventava quasi pari a un blocco di cemento. Le zucchine erano dei pilastri d’alabastro, per quanto rovinavano gli attrezzi da cucina. E le cipolle una bomba chimica, pronta ad esplodere in mancanza di lame adeguate, almeno degne di essere impiegate da Jack Ketch, il boia decapitatore.
Eppure tutto questo non è nulla, al confronto con una mattinata educativa trascorsa presso certe lunghezze d’onda, che rimbalzano fra le periferie dei 48 stati, più le Hawaii ed il gelo impressionante dell’Alaska. Lì migliaia di demiurghi, ogni giorno, convincono individui impressionabili dell’esistenza di un Problema. Non sempre lo stesso, a descriversi, eppure indubbiamente Quello, nei suoi primi fondamenti. “Tu, uomo/donna/bimbo/cane: inefficace fallimento” Così comincia, quasi sempre. La rappresentazione, praticamente teatrale, di una macchina del quotidiano ormai del tutto priva di energia. E l’incapacità, tipicamente umana, di trovare approcci alternativi ad un fastidio, non importa quanto grave. “Tu, tu, tu. I tuoi vestiti sono pieni di pieghette, il tuo cane perde peli ovunque, la tua casa è un groviglio di polvere. La tua automobile ha un cattivo odore. Tu! Non sai cucinare, né lavare, né stirare….” Finché alla fine, privati della forza d’animo, non si scorge da quel vortice l’immagine dell’ultima salvezza: un prodotto, sangue, carne e plastica di Lui, il venditore. La suprema suggestione di salvezza.

Solo 39 dollari e 99. È una bottiglia? Una forbice con tre occhielli? Un reggiseno in acciaio inossidabile? Una pompa per l’acqua telecomandata! Ufo Robot assiso in cielo tra uno stuolo di maestosi cherubini! Tutto questo e molto altro, chiaramente, anzi. Nebulosamente. Compralo e ti faremo dono di tre pezze di ricambio. La prima per la sera, grande. La seconda per la notte. Con la terza, ci fai quello che vuoi! Lo sai quanto costano ‘ste tre pezze, normalmente? 15 dollari e 90, l’una. Se ti compri tutto, tu risparmi…666 dollari e 66. E non dovrai più preoccuparti del Problema, fin da qui al Giudizio Universale!
Davvero: con Scioo-gùn, non si scherza. Verso la fine dell’apoteosi conclusiva, quando stavano per iniziare i telefilm di metà mattina (MacGyver, Hazzard…) Il venditore iniziava a fare sul serio. Ah, si? Non ti vuoi comprare i miei coltelli? Allora guarda, traditore. E iniziavano a volare le scintille, mentre il cuoco si accaniva contro il fil di ferro, blocchi di legno, strati di cuoio alti 3 o 4 centimetri, a dir poco. Nihil difficile volenti! Sono proprio così, questi infomercials, per usare un termine tecnico: ovvero, non hanno limiti procedurali. Tutto viene portato alle massime conseguenze, il che naturalmente, per la legge dei princìpi ricorsivi, si applica anche a quel mondo creativo in se e per se, dei prodotti per chi ha voglia di spendere, se serve veramente:

Perfect Polly

Mai gioia maggiore fu conduttiva di un simile strano contesto. La nonna coi capelli di un bel color rosso sfolgorante, stanca di cambiare i fogli di giornale messi sotto il suo pennuto tropicale, opera una sorta di stregoneria. E Polly, parrocchetto giallo e verde, si trasforma in un pupazzo, Perfect Polly. È l’uccellino di plastica dei nostri sogni, chiaramente, fisicamente incapace di defecare. Chi non vorrebbe udire, ad ogni ora del giorno e della notte, il sibilo digitale di quel canto ripetuto, sempre uguale, sempre uguale. E guardare una tale deliziosa testolina, avvitata a forza su di un corpo unico, con penne appena accennate nello stampo, più simili a bitorzoli, in effetti… E un cupo taglio netto all’altezza del collo: ah, si, ecco qui Frankestein, con l’aviaria. Ma poiché persino un giocattolo di medio-bassa qualità, secondo le leggi comunicative dell’infomercial, deve presentarsi al pubblico come la seconda venuta di chi sta sopra, nella narrazione quel dannato uccello si trasforma in un vero e proprio parente di famiglia.
I bambini lo amano pazzamente. Messo sopra il tavolo, in un pranzo bucolico in giardino, diventa pari a un commensale. Una ragazza bionda legge un libro, forse all’incontrario, mentre gioisce di quel suono stridulo e insistente, ottimo ausilio alla concentrazione. E pare quasi di vedere, sul finale, l’anziana messa un po’ in disparte, tra le cupe ombre della sera, che ormai priva di forze, raziocinio e compagnia, accarezza quel freddo compagno meccanico, l’ultimo amico a lei rimasto, di lì all’immota alba del profondo dopo.
Ed è proprio questo, il punto. L’assoluta necessità di tutti quei prodotti, nella fantasia di chi ce li presenta, dovrebbe bastare a se stessa. Nella vita immaginaria dei protagonisti di ciascuna scena, non ci sono i molti problemi e le fisime del quotidiano, ma una/o di quelle/i, potenziato all’Infinito. Risolto il quale, resta solo l’allegria, sinonimo d’allegoria. Ma prendi tutti gli infomercial, mettili in fila al ritmo di una musichetta sgangherata da calcolatrice (come fatto da Jules Russo, in quel video in bianco e nero d’apertura) togli da ciascuna scena il suo prodotto…Perché chiaramente, tutti non li potrai mai comprare! Ciò che resta, è una possibile percezione della realtà. Quella di Poltergeist. TV piace ancora, oh, consumatore, questa luce di elettricità, che ti abbaglia qvando gvardi la TV?

Lascia un commento