Razzi rotanti per il re dei cieli thailandesi

Bun Bang Fai

Una guerra terribile contro il popolo degli uomini serpente, che costò la vita a decine di migliaia di individui, con e senza scaglie. Tutto quanto…Per un razzo non partito? Sua maestà divina Phaya Thaen, supremo sovrano di tutte le creature alate, del sole e della meteorologia, ha una problematica disposizione alla dimenticanza. Assiso sul suo trono di nubi e scaldato dalle radiazioni elettromagnetiche degli astri, talvolta lascia vagare la sua splendida eminenza grigia per le valli e per i sogni, trascurando la sua maggiore responsabilità: portare ai contadini del Laos e della Thailandia quel momento lungamente atteso, della stagione delle piogge, in cui si piantano i preziosi semi della sussistenza. È una questione problematica che si ripete da parecchi secoli, perché c’è bisogno di svegliarlo, praticamente tutti gli anni! Le Prapheni Bun Bang Fai sono le celebrazioni buddhiste di ambito rurale che hanno luogo tra il sesto o settimo mese del calendario lunare, per celebrare la fine della stagione secca e l’inizio del periodo agricolo migliore. In occasione di simili eventi, derivati dai riti della fertilità di culti ormai dimenticati, si balla, si canta e ci si fa regali a vicenda, con lo scopo di accumulare un karma positivo per le proprie vite successive. Si organizzano magnifiche sfilate con i carri a forma di serpente e poi, giunti nel momento fatidico della celebrazione, ci si cimenta nelle più incredibili gare di razzi. Sperando, come sempre capita, che anche stavolta quel frastuono, quelle terribili scie di fumo, il bagliore degli scoppi pirotecnici…Tutto questo e molto altro, serva nel difficile scopo di svegliare Phaya Thaen. Oggi, chi fallisce nell’impresa di assemblare un ottimo razzo, viene punito sul momento: spintonato giù nel fango, zuppo e sorridente, tra i lazzi dei suoi amici e istrionici rivali. Ma non fu sempre così.
Si racconta, nei canti popolari, di un tragico triangolo amoroso, ovvero della triste storia del giovane re Phadaeng, della principessa Aikham e del principe dei naga (uomini serpente) Phangkhi, l’essere mostruoso con la dannazione di un amore niente affatto corrisposto. Come biasimare, del resto, la bella erede dell’ancestrale regno Khmer, per la sua preferenza verso il primo dei due possibili mariti, un baldo sovrano tra i presunti favoriti dalla famiglia, dalla nascita altrettanto privilegiata. Finché non successe l’imprevisto… Di un razzo di quell’uomo insigne, rimasto, ahimé! Senza carburante. Per un dinasta degli Khmer, fallire durante la festa del Bun Bang Fai era un pessimo presagio, una questione niente affatto trascurabile. Così che, quando il fuoco d’artificio non partì, al suo posto, volarono in cielo i presupposti del futuro matrimonio. Il che ci porta alla venuta di un impròvvido scoiattolo. Che non era un semplice roditore, niente affatto, bensì lo stesso Phangki, principe dei Naga, segreto ammiratore della stessa donna, tramutatosi per fare visita alla bella, in occasione di questo sfortunato evento a carico del suo nemico in amore. Con la fievole speranza che la fanciulla, liberata dai suoi impegni, si lasciasse finalmente intenerire. Cosa che avvenne, da principio: quando lei vide la simpatica bestiolina, dicendo alla sua guardia di palazzo personale: “Prendilo per me” Il che voleva dire, nelle sue intenzioni: “Catturalo, affinché possa tenerlo come beniamino”. Ma la guardia, per l’effetto di un residuo karma negativo, non capì. E allo scoiattolo tirò una freccia, uccidendolo. Il che ci porta a…

Bangfai
Via – Fu Buddha stesso, secondo la tradizione, a risvegliare per la prima volta il dio sopito delle piogge. Possiamo qui vederlo mentre in forma di rospo, seguito dai suoi simili batraci, dalle vespe e dai millepiedi, scala un colossale termitaio verso il cielo.

La storia della povera Aikham, trascinata dagli eventi, rientra tra il materiale mitologico narrato nei giorni antecedenti alla festa dei razzi propriamente detta, quando i contadini e gli altri abitanti del paese, riunitosi nella piazza centrale, mettono in scena i canti e gli spettacoli della tradizione locale dei Mor Lam. Ma tra le scenette buffe o scherzose, i carri allegorici e gli altri orpelli della festa, si dedica sempre un minuto di silenzio a quella narrazione tradizionale, un importante fondamento del corpus mitologico dei Lao.
Perché il principe degli uomini serpente, tramutato nello scoiattolo tanto sfortunato, prima di morire fece una preghiera a Buddha: “Possa la mia carne essere gradita al popolo degli uomini e nutrirli” Un sentimento benevolo, visto il tragico momento; ma scriteriato. Perché quando il piccolo spiedino in fieri fu accontentato, e trasformato come per magia in un pantagruelico banchetto, l’intero popolo Khmer ebbe a nutrirsi della carne di quel poverino. Senza rendersi conto di come, in realtà, stesse divorando il sacro corpo di un principe del regno sovrannaturale. Semplicemente orribile. Giurò dunque suo padre Phaya Nak, il grande re dei naga sotto il delta del Mekong: Vendetta. E deviò il corso dei più grandi fiumi, affinché questi spazzassero via le alte ed orgogliose mura degli umani, mentre i suoi soldati rettiliani, armati di potenti lance, ne facevano un eccidio senza precedenti. Il che ci porta nel momento culmine di questa guerra. Quando il giovane Phadaeng, l’aspirante lanciatore di quel razzo sfortunato, in groppa al suo destriero bianco, spada alla mano, tenta di fuggire dalla grave inondazione. Dietro di lui, sull’alta sella ingioiellata, ritroviamo per un fulgido momento la sua bella, con la folta chioma al vento, fascinosa ed innocente Aikham. Finché, d’un tratto, fra le grida degli spettatori, ella rotola nei flutti, colpita dalla coda di un nemico e presto presa prigioniera, per restare, fino alla fine dei suoi giorni, nelle oscure carceri di Badan, la città dei naga.

Mor Lam
I Mor Lam, canti mitologici o scherzosi, sono tra le forme d’intrattenimento più vicine ai festival dei razzi. In questo video possiamo assistere all’impiego di un sofisticato organo da bocca in legno, il Khean

E questa fu la fine. O almeno lo sarebbe stata, senza l’inarrestabile potere dell’amore. Perché fu allora che il triste re Phadaeng, sceso da cavallo, prese un’ardua decisione. Privato, dalla crudeltà del fato, della donna che gli era più cara, prese la sua spada e si tolse la vita, nel pieno centro del tormentato campo di battaglia, circondato dalle onde inviperite del Mekong. Ma sua era la furia della giustizia. E dunque redivivo, in forma di fantasma rancoroso, già chiamava a raccolta gli spiriti degli antenati, formando un esercito di spettri in armatura di tempesta, a cui neanche Phaya Nak, il possente re dei naga, avrebbe mai potuto sbarrare il ponte levatoio. Nonostante fosse intenzionato a provarci, fallendo, per poi assistere, comunque, a un tremendo turbinare di alabarde nel maestoso palazzo sotterraneo della capitale di Badan. Altre morti, altro karma negativo. E sangue chiama sangue, così come la vendetta, nell’ottica buddhista delle cose, non risolve mai nessun problema. Fu così che proprio mentre si raggiungeva l’apice finale di una simile carneficina, apparve nelle profondità, come inaspettato Deus Ex Machina, Indra in persona. Un lampo accecante. Il dio induista del fulmine e del tuono, sul suo carro da guerra trainato da due candidi cavalli sauri, i capelli biondi raccolti nell’impeccabile turbante, l’invincibile lancia vajra dell’apocalisse in una mano, la rete della saggezza ed illusione saldamente stretta dentro l’altra. Che decretò, con voce roboante: “Sia il Buddha del futuro Phra Si-aan [*Maitretya, nda.] a decretare chi abbia il diritto di tenere l’innocente Aikham, non questa battaglia inutile e spietata” E questo fu l’inizio, invece.
Perché da allora, comprensibilmente, la pratica dei razzi in occasione delle feste Prapheni Bun Bang Fai è diventata un’arte, così precisa ed efficiente, proprio perché gli eventuali errori, per quanto ne sappiamo, potrebbero risvegliare la furia sopita degli antichi dei del fiume. E allora chi può dire, cosa mai potrebbe capitare? 

Bun Bang Fai 2
I razzi Bang Fai si dividono in categorie, ciascuna identificata con il termine che corrisponde ad un multiplo di 10.000: Meun, Saen (100.000) e Lan (1.000.000). I più grandi Lan, caricati con fino a 120 Kg di polvere nera, possono volare per chilometri, prima di tornare finalmente a terra.

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