Tecnici marittimi nostalgici degli anni ’80

Peridot

Questo video non è che l’ennesima proposta di un filone classico, ovvero la canzone in playback, recitata da un gruppo di figure professionali, goliardicamente, proprio sul posto di lavoro. Però le circostanze, in questo caso, sono davvero inusuali. Prima di tutto, non ci troviamo sulla terra ferma. E i simpatici interpreti, alle prese con lo storico pezzo Africa dei Toto, sono l’equipaggio della Peridot, tecnologica nave di proprietà del gruppo multinazionale Bourbon, compagnia operante in molti campi di supporto all’industria energetica, petrolifera e delle comunicazioni. Tale battello di 80 metri, capace di ospitare fino a 74 persone, si occupa normalmente dell’installazione di strutture sommerse, della loro manutenzione ed effettua le rilevazioni dei fondali. Può inoltre trasportare prodotti liquidi, come il petrolio, o apparecchiature di trivellazione. In questo caso, invece…Canta.
Riesce particolarmente difficile, per noi abitanti dei saldi continenti, immaginare la vita di bordo sopra un simile gigante. Viaggiare per il mondo, verso missioni di fondamentale importanza, senza un attimo di riposo, sempre a disposizione 24 ore al giorno, ciascuno specialista inquadrato nel ruolo che gli spetta da contratto. O forse no, chi può dirlo! Di sicuro, c’è il fatto che, all’inizio di ottobre, la nave si è ritrovata a largo dell’Africa Occidentale, presso la Guinea Equatoriale, temporaneamente senza la preoccupazione d’istruzioni urgenti. E che proprio a causa di questo, almeno per qualche ora, l’equipaggio di bordo ha ricevuto il dono imprevisto di un segmento di tempo libero, da smaltire lì, fra i flutti. Lontano dagli svaghi offerti nella stereotipica città portuale. Le opzioni non erano tantissime. Si poteva leggere un libro o guardarsi un film tutti assieme, nell’immancabile saletta per la pausa caffé (luogo costante, quest’ultimo, in tutti gli ambienti professionali). Ma loro, fedeli al credo social del moderno web, hanno deciso di mimare il più eclettico dei video sbarazzini. La triplice giustapposizione fra seriose tute da lavoro, chiavi inglesi e profondi sentimenti, crea un’atmosfera inesplicabile, che in qualche modo, petrolio permettendo, scalda i cuori.

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La canzone Africa (1982) è tra le più riconoscibili di un intero decennio, mille volte riproposta al cinema, in tv e nelle parodie di genere, come certi cartoon americani, tipo i Simpson e la Famiglia Griffin. Il suo sound struggente, molto orecchiabile, doveva rappresentare il senso d’inadeguatezza provato da un ragazzo americano, che dovesse descrivere il remoto continente nero, senza esserci mai stato.
Jeff Porcaro, il compianto batterista della band, raccontò di aver avuto l’idea della canzone ad 11 anni, ascoltando un gruppo di percussionisti etnici alla fiera di New York, in un padiglione dedicato alle tribù africane. Nel video musicale dell’epoca, diretto da Steve Barron, l’Africa diventava un libro gigantesco, cercato da un giovane all’interno di una biblioteca, sopra cui suonavano i Toto al completo. La canzone è tutt’ora eseguita durante i loro concerti, con ottima risposta del pubblico affezionato, che la considera tra le migliori della sua generazione.
Quel senso di nostalgia e triste desiderio risulta così tremendamente adatto a questo contesto, di gente operosa che visita tutti i paesi del pianeta, senza quasi mai sbarcare a terra. E anche in playback, usando un’artificiale esecuzione registrata, pare quasi di vedere le favolose terre d’Africa, oltre la linea dell’orizzonte, patria generativa dell’intera umanità. Qualcuno, forse l’eterno criticone, potrebbe rimproverare ai marittimi la mancanza di una sufficiente ambizione canora. Non fatelo.
Guardate, piuttosto, questo video simile, in cui un gruppo di scienziati e medici, impiegati presso un laboratorio patologico di Chicago, interpretava dal vivo una parodia della famosa Thrift Shopdel cantante rap americano Macklemore. L’intento è lodevole, il risultato diverte, ma…

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