Scacco matto col bulldozer della SWAT

The Rook

Sei tonnellate di potenza che sembrano uscite da un film di Batman, anzi, Robocop. Persino lo stile dialettico è conforme. Se non c’è mai stata, come alcuni dicono, una guerra combattuta con dei mezzi superiori al “minimo necessario” per sconfiggere il nemico di turno, è pure vero che il mantenimento dell’ordine civile non deve seguir le regole del convenzionale conflitto armato. Ma elevarsi, piuttosto, al di sopra delle aspettative, onde preservare per quanto possibile il benessere, l’integrità e la sicurezza di chi rischia di essere coinvolto nel fuoco incrociato, tutte persone prive di armi, addestramento, di preparazione fisica o mentale alle impreviste conseguenze. Non tutto è lecito, dal punto di vista della polizia, meno che mai l’impiego di una forza eccessiva. Occorre, tuttavia, porsi una domanda di supporto alla questione: dove Nessuno è sacrificabile, Nulla è sacrificabile? Può darsi, dipende. Da chi arriva nel bel mezzo di una situazione di stallo armato, variabilmente disperata, e da ciò di cui dispone per salvarla, assieme alla giornata!
Se The Rock è il nome di uno statuario ed imponente lottatore di wrestling, quel Dwayne Johnson che sa fare anche l’attore, oltre che il nomignolo della prigione ormai dismessa di Alcatraz, e addirittura di un grosso sasso smosso sul terreno, “The Rook” è invece almeno un paio di diverse cose, niente affatto contrapposte: la piccola torre degli scacchi, che avanzando di un numero imprecisato di caselle, porta l’assedio alla Real famiglia di quei pezzettini d’ebano torniti; oppure l’ultima invenzione diavolesca dell’ingegneria statunitense applicata, che parimenti lo conduce verso il criminale o il terrorista. Rispondendo a situazioni impossibili da gestire con mezzi più convenzionali. Sembra stranamente simile a un giocattolo spropositato.  Eppur dovrà davvero funzionare, per chiarissima evidenza. Si tratta, essenzialmente, di un piccolo veicolo da cantiere prodotto della sempiterna Caterpillar (CAT) dell’Illinois, quell’azienda ormai sinonimo di tale classe di dispositivi, così sapientemente riconvertito dalla Ring Power Corporation della Florida, il rivenditore con l’Idea. E la capacità, soprattutto, di capire l’andamento del mercato pubblico e privato. Si è fatto un gran parlare negli Stati Uniti, ultimamente, della pratica dell’esercito nazionale, che sta rivendendo i suoi mezzi pseudo-decommissionati a numerosi dipartimenti della polizia locale. Non è del tutto chiaro che può farsene uno sceriffo di paese di quindici lanciarazzi, un autoblindo e tre mitragliatrici M60 (lotti, questi, veramente messi a sua disposizione) quando già le armi d’assalto pesante, come i fucili a ripetizione M-16, si sono estremamente inappropriati in situazioni tipiche con potenziali vittime del fuoco amico. Certo, una maggiore capacità belligerante, posta nelle mani giuste, può far molto per salvaguardare l’ordine. Almeno su scala ridotta. Poiché si ritiene, e questo ancora in parte è vero, che il criminale comune non abbia lo stesso accesso a tecnologie d’armamento superiore. Però nei casi in cui costui, malauguratamente, dovesse già disporne, cosa fare? Schierare in campo i residuati della terza armata? Oppure scegliere un approccio differente, di contrapporre la furbizia alla  brutalità, con soluzioni tecniche speciali…

Era sempre stato questo, in fin dei conti, lo scopo dichiarato dell’ormai quasi leggendaria Special Weapons And Tactics (S.W.A.T.) di Los Angeles, nata verso la metà degli anni ’70 sotto il patrocinio del capo di dipartimento William H. Parker, quindi diventata una vera e propria antonomasia delle sue innumerevoli imitazioni. Quando apparve tristemente evidente al mondo, dopo l’attentato alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del ’72, come la polizia addestrata con metodi convenzionali fosse del tutto impreparata, per definizione, ad affrontare simili emergenze di natura prettamente militare. Dal periodo di lutto internazionale condiviso per le 17 vittime innocenti del villaggio olimpico, emerse un’evidenza: occorreva l’istituzione di una prassi metodologica diversa e la fornitura di strumenti realizzati ad-hoc. Viene fatta risalire a quel periodo, dunque, l’istituzione coéva di diversi reparti speciali di polizia speciali americani ed europei, fondati su un tipo di addestramento estremamente severo e approfondito. E gli Stati Uniti, da sempre all’avanguardia nella cultura delle armi, della strategia e degli armamenti, furono tra le prime nazioni a segnare il passo di quell’epoca di svolta, in cui finì la sanguinosa guerra degli eserciti sul campo di battaglia. Lasciando il passo ad un tipo diverso di conflitto, altrettanto sofferto, che ancora non è giunto al termine. Né probabilmente, mai lo farà?

Tough Ride
Nel frattempo, a San Pietroburgo, una compagnia dei taxi si è procurata un autoblindo BRDM-2. Quando la guida si fa spericolata, meglio non rischiare di farsi ammaccare la carrozzeria.

L’aspetto maggiormente interessante del video di presentazione del veicolo americano The Rook è il suo perfetto conformarsi alle regole non scritte del campo degli infomercial. Quel tipo di pubblicità, strutturate come un segmento televisivo dotato di copione, in cui si parla a lungo, e dettagliatamente, dei meriti di un prodotto spesso alquanto frivolo e limitato nell’applicazione. Tipo: una spazzola per cani. Un sistema per decongestionare gli scarichi. Per lavare i divani, per togliere le macchie dalla giacca etc. etc. Quando, guarda qui che roba! Ecco un mezzo blindato, con la potenzialità di applicazioni alquanto distruttive, comparabili a quelle di un carro armato nel contesto della prima guerra mondiale.
Il pacchetto standard di acquisto include, infatti, oltre al rimorchio per il trasporto sulla scena dell’assedio, quattro diversi tipi di attachments (accessori) uno più stupefacente dell’altro. Ovvero: una minacciosa benna artigliata, utile per demolire tetti, architravi e porte blindate. Un dispositivo di “estrazione veicolare” simile alla forca di un muletto, pensato per sollevare di peso le automobili, anche se pesanti o cariche di passeggeri. Viene poi fornito un ariete idraulico, simile a quello portatile che è ormai un simbolo dell’organizzazione tecnica delle forze speciali (niente pedate hollywoodiane sulle porte, che comunque mai funzionerebbero, come nei film) per di più dotato di cinque telecamere, oltre ad un iniettore di gas soporiferi o stordenti (Oh, joy!) E poi l’alternativa più sorprendente: l’ADP, o Armored Deployment Platform, un vero scudo mobile, sollevabile, con predellino per gli agenti di polizia e il numero adeguato di pericolose feritoie di tiro. L’intero braccio meccanico del veicolo, in tale caso, si trasforma in una sorta di scala dei pompieri, mentre la corazzatura, una volta raggiunto il tetto dell’edificio, si apre e lascia proseguir l’assalto, con la fluidità di una partita a Counter Strike. Non per niente il veicolo si guida con due joystick, la tastiera e il mouse. Magnifico! Entusiasmante!
Nel finale, come da prassi di questo tipo di reclame, si giunge alle testimonianze: “Noi lo usiamo di continuo, per fare tutto e di più. Dovete averlo!” (B. Stewart, addetto alle operazioni speciali di St. John’s County) “Non mi sento mai in pericolo quando decido di metterla sul personale, a bordo di questa macchina [straordinaria]” (M. Mitaly, membro della SWAT di Jacksonville). Se lo scopo era convincere noi, civili, che un simile acquisto dirompente fosse valido e utile allo scopo in qualsiasi dipartimento degno di questo nome, sarebbe stato difficile fare di più. Quanto meno come deterrente verso un certo tipo di attività criminale. Del resto, non viviamo in un mondo ideale. A mali estremi…

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