Perché poi la pila piena non rimbalza mai?

Bounce battery

Provateci adesso, oh, per favore fatelo subito senza un singolo grammo d’esitazione. La notte è giovane, il giorno lo esige. Lanciate il telefono cellulare contro qualcosa!* WHOMP – Il muro, il suolo, la terra o il capitello dorico che avete nell’angolo del salone, con sopra la testa dell’ultimo Imperatore. È forse l’oggetto in questione, per qualche ragione, tornato indietro? (Certo che no) l’onnipresente strumento dei nostri tempi informatizzati non è un boomerang, oppure il possente martello di Thor. Eppure compare, all’orecchio di tutti, negli attimi meno appropriati. Dunque dev’essere, per evidente inferenza, dotato di un grande Potere. Il sublime incantesimo dell’Onnipresenza. Ma ciò lo rende, delicato alle incidenze del Fato. Non c’è invero bisogno delle fiamme inesauribili dell’omonimo Monte, per sbriciolarlo come una mummia dei tempi egizi, improvvisamente esposta alle nebbie umide dell’alba dei nostri giorni; basta che cada, da un’altezza di 10-20 cm, a seconda del vostro modello. Benché mele migliori avessero, in un tempo lontano, dimostrato l’effetto invisibile della gravità. Che tutt’ora condiziona tutti. Attira verso il basso ogni cosa, ma con variabile apporto energetico conseguente. Il problema maggiormente rilevanti dei moderni smartphone, come lascia intuire il nome, è l’approccio complesso ai problemi fin troppo semplici. Giacché l’ingegneria moderna, con i suoi perentori dettami, ci ha imperiosamente obbligato ad essere “intelligenti”. Abbandonando i due vecchi amici, il caro nichel e l’amorevole cadmio, e muovendoci verso frequentazioni dotate di una certa doppiezza. Lo ammetto, gli accumulatori agli ioni di litio presentano innegabili e fondamentali vantaggi: sono piccoli. Leggeri. Mantengono a lungo la carica e quando necessario, la recuperano in un paio d’ore, o tutt’al più giu di lì. Ma se simili implementi energetici vengono danneggiati, o sovraccaricati… Si, forse non ne siete a conoscenza. Però nella vostra tasca quotidiana, miei amanti dei gadget sappiatelo, tenete una piccola bomba. Che per di più non rimbalza! Di certo non l’avrebbe accettato Sir Isaac Newton, né tantomeno il nostro buon Alessandro Volta, colui che per primo aveva avuto l’Idea. Di metterci un catodo. Con sopra un anodo. E viver per sempre felice.
Adesso è il momento: raccogliete da terra il telefonino. Che ovviamente non si sarà rotto (*ce l’avete la custodia, vero?) Aprite il misterioso sportellino dietro il telecomando della TV. Dentro ci troverete, supremo mistero dei nostri giorni, due piccoli cilindri di metallo. Si, no, si. Nel mondo moderno, incredibile a dirsi, c’è ancora un legame coi tempi che furono, di energia intercambiabile ed usa e getta. Nascosta dai nostri occhi di economisti, ecologici amanti della natura. Queste due sono PILE. Studiatele. Accarezzatele, mostrategli il vostro affetto. E quando meno se lo aspettano, scagliatele contro il vostro nemico. Se erano scariche, anche soltanto un pochino, torneranno indietro. Perché? Ecco…

Ce lo dimostra Lee Hite, ingegnere, o per meglio dire inventore, operativo nei due campi fondamentali delle presse casalinghe per i rifiuti biologici e dei sonagli magnetici a energia eolica, gustoso coronamento auditivo di silenziosi giardini, balconi o coraggiose finestre (di chi tendenzialmente dorme poco).

Windless Chime
Neanche l’assenza di vento potrà salvarci da quel tin-tin-tin

La ragione di del suo ultimo esperimento è semplicemente sedare gli animi sull’antico dilemma: se le pile scariche rimbalzano, perché quelle cariche no? Il suo approccio, alquanto sorprendentemente, è davvero scientifico nella metodologia.
Attraverso l’impiego di un ambiente controllato, in cui un’asola di metallo viene impiegata come punto inamovibile di partenza, le due casistiche vengono testate attraverso le variabili rilevanti. Innanzi tutto viene messa alla prova la teoria, piuttosto diffusa, che l’impiego della batteria causi un accumulo di gas, con conseguente aumento della tensione strutturale all’interno dell’involucro metallico. Che, proprio per questo, perderebbe la sua elasticità. Niente di più errato, a quanto pare: una pila scarica, con due forellini alle estremità, rimbalza dello stesso numero di volte. Quindi si passa all’azione vera e propria. Usando un seghetto, che non ci mostra, il coraggioso seziona entrambe i possibili stati della batteria. E scopre la terribile verità. I metalli semi-liquidi contenuti all’interno della pila (lui li chiama elettroliti) si solidificano man mano che questa si scarica. Perdendo la loro sostanza granulosa priméva e restando così, ahimé, privi dell’effetto elastico che restituisce l’energia dell’impatto con il suolo. Per spiegare meglio il fenomeno, il nostro scienziato mostra un particolare tipo di martello, dotato di una funzione che gli angolofoni chiamano anti bounce (l’anti rimbalzo) praticamente la testa dell’attrezzo è ricoperta di un involucro di gomma, all’interno del quale sono presenti delle sferette di metallo (buckshot – pallini da caccia). Le quali, libere di muoversi entro certi limiti, scaricano l’inerzia e garantiscono un battito estremamente preciso; esattamente come, a quanto pare, i granuli di elettroliti che si annidano nella pila ancora carica. Ecco perché il telefoni moderni, con le loro batterie ricaricabili, non rimbalzano neanche una volta! Giusto, Alessandro?
Mettici pure che il termine di paragone, l’eccezionale e futuribile litio, prende il nome dal termine greco λίθος, pietra. È infatti duro e privo di flessibilità. Una volta terminata la carica, l’unico gesto possibile è attaccarlo alla corrente e attendere che i suoi elettroni tornino a girare felici, minuscoli planetoidi di altrettanti silenziosi neutrini. Ma immaginate un conflitto bellico, per piacere, in cui le armi da fuoco avessero un singolo caricatore. Assurdo! Vincerebbero certamente, in un tale scenario, i metodi dei romani. Legionari armati di quel particolare tipo di giavellotto, con la testa appesantita, che aveva il nome di pilum: una volta scagliato, basta prenderne un altro, sei già pronto all’azione. La TV, di questi tempi, pare un desolato campo di battaglia. Tanto meglio, dunque, essere sempre pronti a cambiare le PILE, per variare, subito dopo, il CANALE. E per sapere quale inserire nell’apposito scompartimento, tra i vecchi ed inutili rimasugli, non c’è un modo migliore di questo. Un rimbalzìo, dico io. Al tintinnar tipico di tanti trillanti, ben tinteggiati tinelli a tamburo.

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