Uno dei vantaggi del mercato globale risiede nel modo in cui una compagnia che abbia progettato un prodotto interessante, tuttavia non particolarmente adatto al proprio ambito geografico d’appartenenza, possa facilmente commercializzarlo all’interno di nazioni distanti. Portando il beneficio della propria prospettiva e stile tecnologico di un campo dove alcuni approcci ingegneristici tendono comunemente a dominare sugli altri. Questo il caso della Beijing Aikentuo Technology a.k.a. X-Control, che con ogni fibra del suo marketing fatta eccezione la provenienza del pilota sperimentale, sembrerebbe intenzionata a presentarsi con tutte le caratteristiche di una tipica startup del territorio statunitense. Scelta motivata, facile immaginarlo, dall’abitudine tipicamente nordamericana soprattutto diffusa in luoghi gelidi o remoti come l’Alaska o il settentrione canadese, a possedere un piccolo dispositivo volante per uso personale, bypassando in questo modo la situazione di mantenimento non sempre ineccepibile delle strade di riferimento. Oltre alle notevoli distanze da percorrere ogni qual volta si volesse visitare un altro insediamento. Mansione normalmente perseguita tramite l’impiego del tipico bush plane, un compatto aereo da turismo capace di atterrare in pochissimo spazio nonché di accontentarsi di poche decine di metri per riuscire a effettuare il decollo. Ancorché sia chiaro come le caratteristiche inerenti di un vero e proprio elicottero, apparecchio ancora più versatile, sarebbero completamente rivoluzionarie in tal senso. Ed è qui che vorrebbe entrare in gioco l’invenzione del Janus-I, così denominata per associazione al dio antico Romano dai due volti, teoricamente analoghi alla coppia di rotori posseduti dall’ingegnosa macchina per il trasporto di una o al massimo, in futuro, due persone. Frequentemente accompagnata come sottotitolo dell’espressione decisamente più contemporanea di flying suitcase o “valigetta volante”, un possibile riferimento all’auto-elicottero posseduta da George Jetson, il padre futuristico della famiglia dei cartoon Hanna & Barbera. Forse un’esagerazione poetica nel qui presente contesto, benché abbia una base pratica nell’effettiva sostanza. Giacché la versione definitiva dell’elicottero, mostrata nei rendering come ben diversa dall’attuale prototipo col corpo di un gommone lacustre, sarà fornita della notevole caratteristica di poter essere piegata, motore, pale e tutto il resto, soltanto per trovarsi riposta in un parallelepipedo del peso di “soli” 70 Kg. Trovando posto nel bagagliaio di un’automobile o persino, come mostrato nelle immagini a supporto, sulle spalle di un prestante quanto intraprendente escursionista del Circolo Polare Artico. Allargando in modo esponenziale, grazie a un simile espediente, le potenziali circostanze d’impiego…
Janus-I è una proposta notevole nell’attuale panoramica dell’aviazione ad personam perché sembra disallineata ai trend vigenti, ritornando al concetto di automobile volante più come termine di paragone contestuale, piuttosto che un mostro di Frankenstein che si trovi formalmente ed esteticamente nel punto mediano tra i due campi degli spostamenti a motori. L’elicottero in questione inoltre, pur essendo dotato di un sistema fly-by-wire e computer di assistenza per la stabilizzazione, non è un quadricottero o pluscottero del tipo che siamo ormai abituati a vedere pressoché ovunque, traendo piuttosto beneficio da una configurazione di due sole eliche controrotanti, in modo non dissimile dal celebre elicottero da trasporto americano CH-47 Chinook. Ma cosa ancor più interessante, nell’ottica di una sua effettiva commercializzazione futura, non è dotato dello stranamente imprescindibile motore elettrico bensì un compatto impianto con turbina a gas alimentata a diesel/jet A/kerosene, tale da garantire un’autonomia di 30-40 minuti, un tetto operativo di 6.000 metri ed una velocità massima di 100 Km/h. Oltre all’opportunità, sempre conveniente dal punto di vista pratico, di rifornire il piccolo serbatoio anche più volte nel corso di una singola uscita, a patto di aver ben pianificato le soste sul tragitto verso la destinazione finale. Sorprendente anche la capacità di carico dichiarata online: 270 Kg per un veicolo dal peso a vuoto di appena un quarto di questa cifra.
Prestazioni che lasciano sottintendere un avanzato know-how nel settore, così come l’agilità e fluidità delle manovre dell’apparecchio dimostrate durante il più recente giro di prova pubblicato sul canale YouTube di Eric Young (forse un collaboratore o tester della compagnia?) facilmente attribuibili alla collaborazione della X-Control di Pechino, elencata in una rassegna di compagnie del China Aerospace Studies Institute come produttrice specializzata di sistemi volanti autonomi, dal peso di 0,5 fino 5.000 Kg precedentemente coinvolta in un appalto significativo con il conglomerato industriale della compagnia Chuangcheng. Entità commerciale la cui storia approfondita risulta prevedibilmente difficile da acquisire dall’altro lato del Grande Firewall cinese, così come scarse informazioni paiono presenti in merito a chi siano Young e il misterioso fondatore aziendale citato su Crunchbase, dal nome in qualche modo simile di Fan Yang. Non che tali considerazioni risultino del tutto necessarie al fine di apprezzare la qualità del prodotto in quanto tale, come si già dimostrato possibile durante la sua esposizione al pubblico nell’edizione 2025 del grande show aereo del Wisconsin ad Oshkosh.
Occasione come sempre realizzata sotto la tutela della EAA (Experimental Aircraft Association) così da enfatizzare l’intenzione da parte della X-Control di ottenere le opportune certificazioni per l’impiego in territorio statunitense, inclusa quella necessaria a permettere l’utilizzo del Janus-I senza l’uso di alcun tipo di brevetto grazie al suo peso estremamente ridotto. Un passaggio giudicato indispensabile per riuscire a “rivoluzionare il concetto di viaggio” così come dichiarato orgogliosamente presso il sito della compagnia. Il che naturalmente non rende in alcun modo automatico l’ottenimento della stessa facilità d’impiego in Europa, soprattutto vista la quantità di norme e regolamenti che vigono all’interno dei molteplici paesi del Continente.
Eppure non sarebbe fantastico poter disporre, un giorno, del tipo di elicotteri teorizzati già da Ray Bradbury nel suo racconto fantascientifico del 1984 – The Toynbee Convector, capaci di trasportare un detective sulla scena del crimine, un soccorritore nel luogo dell’incidente, un esploratore sulla cima della montagna e… Possibilità quasi letteralmente infinite, una volta che si lascia indietro il mero contesto urbano collegato alla necessità di un sito di ricarica per le batterie di bordo. Il che ci ricorda come l’abbandono dei tradizionali approcci basati sui carburanti di derivazione fossile, almeno in campo aeronautico, potrebbe ad oggi risultare ancora una finalità migliorativa ma in modo utopistico, piuttosto che migliorativa da ogni angolazione sistematica della questione vigente.


