L’astuzia del corvo: una prova d’intelligenza

Crow

“Mai più!” disse Bernhard. Vivere con i bestioni a due zampe, accettare le loro regole ha certamente alcuni lati positivi. Abituato a rischiare la vita in città, tra alti palazzi e sfreccianti automobili, per lui avere il cibo pronto è un grosso passo avanti. Ogni mattina, i suoi gentili carcerieri vengono a salutarlo nella gabbia, lo accarezzano e rivolgono al suo indirizzo complimenti e moine. Talvolta, quando Bernhard dimostra chiaramente di desiderarlo, gli offrono anche il gradevole lusso di un bagno in acqua tiepida, limpida e rilassante. Poi, a metà giornata, inizia la parte di cui nessuno gli aveva mai parlato. Lui, infatti, ricorda chiaramente le parole di Douglas il Piccione, anziano abitante della piazza centrale “Ho sentito dire che in gabbia nessuno ti scaccia, non ti maltrattano e puoi dormire quanto ti pare.” Diceva, due giorni prima di finire sotto un tram. E così, Bernhard scelse spontaneamente di recarsi al Laboratorio, tempio scientifico degli esseri bipedi, signori indiscussi del pianeta. “Mai più!” disse, mentre per l’ennesima volta si ritrova, suo malgrado, ad affrontare un complesso esperimento. Cosa avranno pensato i loro enormi cervelli questa volta? Dannati scaltri individui. Il cibo si trova in una scatola, dietro robuste sbarre di legno “Ummm” Bernhard tenta invano di raggiungerlo. “No! Serve uno strumento!” Appeso per un filo a un alto ramo, messo un pò da una parte, scorge improvvisamente un semplice bastone. “Ci sono!” Compiuto l’agile balzo, impugnato l’oggetto familiare, di nuovo fallisce nel guadagnarsi il cibo… Perché con sua somma delusione la pillola di carne, stavolta, l’hanno messa troppo in là. Dev’esserci un passaggio successivo. Bernhard aguzza l’ingegno…

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Come ammaliare uno struzzo

Ostrich Taming

Aveva ragione Wolfgang Amadeus Mozart: nulla è impossibile per chi possiede un flauto magico, senso d’iniziativa e il raro dono dell’orecchio musicale. Il suono di una languida melodia ammansisce le creature e ne placa gli animi. Guardate, abitanti della Tracia e dell’Illiria: come l’antica regina Arsinoe cavalcherò la bestia verso il tramonto, oltre la montagna del Destino! I miei colleghi viaggiatori dicevano che ero pazzo, perché ho sempre creduto nell’antica profezia. Ma fu mia l’idea di aprire il sarcofago ancestrale e trarne lo strumento leggendario. L’esercito del Signore Oscuro circonda ormai il Ducato, ci resta un’unica speranza…Occorre che un discendente della stirpe magica, sangue degli elfi oscuri, risalga il fiume Derebion in cerca della Spada della Concordia. Nessuno dei guerrieri sapeva cosa fare. Sono stato io, realizzando quanto scritto nei diari del monaco cenobita, a recarmi nel sacro recinto degli uccelli del deserto. La luce abbagliante del sole si riflette sul portale di pietra e ossidiana decorata, adorno delle ossa degli eroi; molti, ahimé, sono periti prima ancora d’iniziare questa ardua Cerca. Fra gli anziani del villaggio, testimoni del mio sconsiderato gesto, cala il silenzio. Mi porgono le briglie speciali create per la mia missione, ma non pensano davvero che farò ritorno. Che ne sanno, in fondo? L’antro del mostro è una voragine scavata tra le sabbie del bush, più nera di un’eclissi millenaria. Facendomi luce con la torcia oleosa, discendo una sconnessa scalinata. Il suono tintinnante della mia armatura, riecheggiando tra lontane pareti, rafforza l’atmosfera surreale…

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