In viaggio con il drone nella segheria automatizzata

Logs to Lumber

“Se potessi essere una mosca…” Diceva giusto l’altro giorno: “Sulla parete interna dell’enorme capannone di… Allora finalmente, conoscerei la verità.” Ma non puoi ridursi alla grandezza di pochi centimetri, l’ipotetico analista dell’industria delle materie prime, né può avere occhi sfaccettati, ali semi-trasparenti, peli sulle zampe e una bocca che si apre in senso verticale. Deve accontentarsi di un telecomando. E di sistemi per volare, ai nostri tempi ce ne sono molti. Tra cui quello meno tipico, ormai dato per scontato, del rotore aerodinamico che crea il cuscino d’aria. E sai che c’è di meglio, ancora? Quattro simili cose, poste in parallelo sopra l’utile dispositivo, con la telecamera e il trasmettitore dell’intera situazione. Un drone, lo spione. Ben sancito, ciò sia chiaro, dall’umano proprietario. Di un luogo talmente notevole, nel suo funzionamento, che non poteva essere altrimenti: per ciascun impiegato in carne ed ossa, ci lavorano due meccanismi o macchinari. Con un po’ di fantasia, si potrebbero chiamare addirittura dei robot. Strumenti ad alta operatività, come la gru a rotaie che scarica il legname dagli autotrasportatori, per depositarlo in alternanza presso grandi mucchi per lo smistamento, oppure lungo il viale che conduce dentro alla catena di lavoro, dove saranno trasformati, senza sprechi, in materiali utili alle costruzioni: travi, listelli, tavole, masselli… È tutta una questione di saper scegliere le giuste procedure, in ogni caso. Come quello di pubblicizzare il proprio nome online, attraverso l’impiego di un sistema tanto affascinante.
E pur considerando la questione da ogni lato, non è certo facile comprendere, dalla mera osservazione del presente video, quale sia stata l’origine dell’idea. È possibile immaginare uno scenario in cui qualcuno, tra le voci dell’azienda, forse addirittura il grande capo, avesse un hobby. E questo fosse la ripresa aerea delle operazioni. O è altrettanto valido, ipoteticamente, lo scenario di una compagnia di marketing, assunta per promuovere quel nome, che consiglia la realizzazione di un potente video di divulgazione, così. E potrebbe sembrare quasi superfluo, il curare l’immagine fino a un tale punto estremo, per aziende come questa che operano principalmente nel settore B2B (ovvero, mai rivolgendosi al cliente finale) ma è pur vero che, una volta raggiunto il vertice del proprio settore, non si può far altro che sfondare il proverbiale soffitto di vetro. E ritrovarsi, d’improvviso, tra le mosche dalle massime ambizioni. Di certo, nell’ultima impresa promozionale della grande compagnia di legname Vaagen Brothers, operante “da oltre 50 anni” nel settore nord-est dello stato di Washington, quasi al confine con il Canada, è che l’intera opera creativa mostra una cura registica degna di essere notata, con in più il valore aggiunto di mostrare un qualcosa che, il più delle volte, viene fatto nascosto agli occhi della collettività. Il che, del resto, è comprensibile, sebbene non condivisibile: questo scenario spesso reso drammatico attraverso le metafore, del mondo che consuma se stesso, noi che divoriamo le risorse, verso la futura dannazione dell’ambiente e tutto quello che rimane… Quando in effetti, la realtà si offre a vari gradi d’interpretazione. Resta certamente indubbio come lo scenario offerto dall’eccezionale opera di adeguamento ed implementazione condotta dai titanici macchinari della presente segheria, che paiono perfettamente in grado di sezionare un’intera regione della foresta Amazzonica in due giorni o giù di lì (sempre lei, la pietra di paragone) possa fare una certa impressione, soprattutto a chi considera la Natura come un valore a se stante, in qualche maniera separabile da noi, che la sfruttiamo pur facendone comunque parte. Proprio così, è difficile negarlo: Universo>galassia>stella>pianeta>regno animale>uomo. Mentre invece, i vegetali? Erano lì, pronti da prendere. Persino chi si riconosce nell’ideale e nello stile di vita del veganismo, alla fine, qualche cosa dovrà pur mangiarla. In una casa, dovrà viverci. E l’industria del legname non è certo la cosa peggiore che potremmo fare di diversi ettari di verde pronti da sfruttare…Anzi!

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Come nasce un cellulare in Cina

Gadgets from China

L’atmosfera è tranquilla, il clima, rilassato. Abituati alle sequenze di qualche anno fa, quando andò di moda interessarsi brevemente alle cosiddette “fabbriche di iPhone”, questo reportage sul campo dall’industria della città di Shenzhen, SAGA, appare quasi mistica nella sua pacatezza calcolata. Mancano le schiere di banchi nell’enorme capannone, col frastuono dei distanti macchinari. Non c’è il viavai degli addetti al controllo della qualità che corrono da un lato all’altro dell’impianto, nel tentativo di spronare l’opera degli individui stipendiati. Mentre tutto pare muoversi a un ritmo (relativamente) rallentato, con i vari componenti che vengono smistati dai capienti magazzini, poi saldati attentamente sulla scheda madre. Mentre un secondo addetto, come di consueto, si occupa di chiudere la scocca del dispositivo. È una visione della formidabile, insospettata verità: perché guardando tutta l’elettronica che connota le nostre case, è facile notarne l’ostentata perfezione. Siano dieci o centomila, poco importa. Ciascun singolo oggetto che abbia quel determinato logo o numero di serie, lo schermo, la tastiera, il mouse, il laptop, la console per videogiochi, sarà perfettamente identico ai suoi simili arbitrati. Perché la fonte originaria dei suoi singoli diversi componenti, è sempre quella e solamente lei, la macchina industriale. Mentre il tocco umano è infuso in ciò che viene dopo, l’assemblaggio che può essere visto come un più complesso confezionamento. Cosa acquisti, in fondo, quando esci dal negozio con la scatola più amata? Un microfono, l’altoparlante, un touch-screen da 4 o 5 pollici, la batteria. E dentro la memoria a stato solido, la scheda logica e un prezioso processore, che da allora si occupa di elaborare i dati fatti transitare dietro all’interfaccia. Questo è l’insieme dei tuoi “beni” fisici, ma non l’intero valore oggetto del tuo acquisto. Perché è la produzione il grosso della spesa, spesso data in sub-appalto, in quanto non può prescindere, persino oggi, dal volubile fattore di due mani esperte, moltiplicate per ciascuna postazione. Che sono generalmente attaccate in via diretta a quelle braccia, che a loro volta si diramano da un individuo. Con pensieri, aspirazioni, conti da pagare. Questione, questa, che è davvero facile dimenticare. Noi che siamo l’ultimo anello della catena di montaggio, esposto al Sole ed alle stelle di un ipotetico avvenire, non differiamo fondamentalmente in alcun modo, dal cerchietto di metallo precedente, né da quello prima ancora e così via, incastrati tra gli argani ed i capestani sotto l’ombra del capanno funzionale. Neppure in quello che facciamo, quotidianamente e in senso lato: offrire un operoso contributo ai nostri simili distanti. Ricevendo in cambio di quel fare, lo stipendio d’entità variabile, che può permettere di uscire ad acquistare i cellulari. Cina, Europa, zero differenze nel sistema dell’economia di scala. Tranne una forse, ma davvero significativa: sapete quanto guadagna uno di questi operatori, dalla tenuta azzurra ed il grazioso cappellino? Lo dichiara orgogliosamente l’accentata voce fuori campo, appartenente alla titolare del canale di YouTube GFC (Gadget From China): “Soltanto un centesimo l’ora! Assumono nei villaggi vicini, per garantire l’immissione sul mercato di un prodotto a prezzi contenuti.” Beh, su QUESTO è veramente dura darle torto. Si tratta di un risparmio straordinario.
Il video di una decina di minuti si sviluppa attraverso una serie di capitoli, ciascuno intervallato da una dissolvenza in rosso con in campo il logo dell’impresa mediatica e divulgativa citata, nei fatti, ormai ferma da diversi mesi. Nelle battute di apertura, viene mostrata un’impressionante fila di scaffali, suddivisi per categoria. Questo è infatti l’ambiente in cui viene immagazzinato ciascun singolo componente, acquistato dalle compagnie specializzate nei diversi aspetti che costituiscono lo squillante, parlante, luminoso insieme. È interessante notare come i pacchi già scartati non contengano compatte balle di minuzie elettrotecniche, bensì veri e propri vassoi, egualmente distanziati, quasi ad esporre all’aria una verzura particolarmente profumata. La ragione di una tale disposizione standardizzata va ricercata nei passaggi che vengono prima…

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