Il tortuoso viaggio di una torre alta 96 metri

Dei tipi davvero complicati, questi idrocarburi. Non puoi vivere a stretto contatto con loro, ma non puoi nemmeno farne a meno. Resti fossili della Preistoria, rimasugli liquidi o gassosi di creature ormai dimenticate, trasformazione alchemica di ciò che un tempo camminava, strisciava, nuotava e volava su questa Terra. Oggi preziosi per una ragione sopra tutte le altre: la combustibilità. Ma non solo. E se io fossi qui per ricordarvi come ogni oggetto di plastica nelle vostre case costituisce in realtà la remota derivazione di un’insieme di cellule un tempo scintillanti, sublimate da quel brodo primordiale per trovarsi riordinate in un reticolo proficuo ed altrettanto redditizio? Attraverso uno specifico processo condotto in verticale dentro l’alambicco, in ciò che abbiamo la capacità di ricondurre al semplice strumento di un laboratorio, oppure una distilleria di liquore.
Perché ogni cosa può essere declinata su diverse scale di grandezza e quell’oggetto monumentale che ha fatto la comparsa, esattamente quattro giorni anni fa, sulle strade canadesi vicino la capitale regionale di Edmonton, nella provincia di Alberta, per procedere accompagnato dal più impressionante dispiegamento di forze da parte della multinazionale olandese degli iper-traslochi Mammoet, altro non era che la declinazione metallica di quell’oggetto sulla lunghezza approssimativa di un campo da calcio, secondo le precise linee guida identificate nel progetto di una torre di frazionamento. E di certo in molti l’avranno capito, mentre marciava quasi a passo d’uomo spinta innanzi da letterali dozzine di camion e un paio di piattaforme semoventi dai 26 assi (e che notevole risultato, per un oggetto dal peso di 800 tonnellate!) lungo le 12 strade e viali che collegano la zona industriale della sesta area metropolitana più vasta del Canada fino alla località nei pressi dell’ex-fortezza di Saskatchewan, dove a partire dai prossimi mesi, si occuperà di trasformare il gas propano estratto localmente in una quantità stimata di 525.000 tonnellate di plastica ogni anno.
Un’impresa difficile, un record nazionale ed in qualche maniera assai probabilmente, anche globale, a patto d’individuare il giusto numero di tratti di distinzione nel riassunto dell’impresa. Eppure anche l’unico modo possibile di ottenere il risultato desiderato, quando si considera il basso grado di tolleranze e le specifiche esigenze di un tale apparato, per sua stessa natura praticamente impossibile da assemblare in loco. Stiamo parlando, dopo tutto, del cuore stesso di un impianto petrolchimico come quello della Inter Pipeline che l’ha commissionato, il cui funzionamento stesso e condizionato da ogni singola saldatura, ciascuna svolta a gomito del suo arzigogolato percorso interiore…

Nella prima parte di questo breve video viene mostrato come un singolo foro d’uscita sulla sommità dell’alambicco possa risultare sufficiente a produrre svariate sostanze, a patto di sostituire il recipiente di raccolta al raggiungimento dei diversi livelli di riscaldamento.

A volte un diagramma vale più di 1.000 parole, sopratutto per comprendere il contenuto di un letterale vascello interstellare in acciaio inossidabile come quello proiettato tra le nevi di un così pungente inverno nordamericano. Per entrare quindi brevemente più nello specifico, una torre di frazionamento chimico non è altro che un massiccio recipiente verticale, commisurato all’effettivo volume di lavoro previsto, dalla cui parte inferiore viene immessa la sostanza oggetto del procedimento, generalmente, per l’appunto, un idrocarburo. Il quale quindi, riscaldato e trasformato in un gas da un’apposito apparato (se non era tale già in partenza) perde densità ed inizia gradualmente ad allontanarsi da terra, sfuggendo alle stringenti catene della gravità terrestre. Tutto normale se non che, ed è qui che risiede l’idea geniale al centro del procedimento, in corrispondenza esatta di ciascun gradiente tra i diversi livelli di temperatura rilevante sono stati previsti nella torre-alambicco dei punti di separazione strutturali, definiti piastre di distillazione, a ciascuno dei quali corrisponde un tubo per la fuoriuscita del suo contenuto corrispondente, o come nel caso della struttura di Edmonton, la maggior quantità possibile dello specifico polimero termoplastico risultante dalla miscelazione di TiCl4 e AlEt3, normalmente definito con il termine accattivante di polipropilene. Una delle tipologie più tipiche di torre di frazionamento petrolchimica, tanto per fare un esempio di riferimento, è quella in cui viene introdotto del petrolio grezzo fatto passare attraverso una fornace allo scopo di generare, in sequenza verticalmente sovrapposta: olio lubrificante, olio combustibile, gasolo, kerosene, benzina e gas. Detto questo, una volta considerato come la sostanza di partenza nell’impianto della Inter Pipeline sarà già del propano, apparirà chiaro come ci troviamo di fronte ad una serie di passaggi molto più specifici, fondati assai probabilmente sul processo di raffreddamento generato tramite il reflusso dall’alto della sostanza già distillata, nella creazione di un’amalgama non newtoniana pronta da sottoporre a un passaggio successivo di lavorazione.
Poco prima di diventare, a seconda delle specifiche esigenze dell’industria rigorosamente locale, paraurti d’automobili, isolante per cavi elettrici, reti per zanzariere, scolapasta, zerbini, il particolare tipo di tessuto usato molto spesso per tappeti o moquette, e poi…

L’importanza dell’industria pesante nella regione di Edmonton, e la quantità di strutture ingombranti trasportate di continuo sulle sue strade, hanno portato a uno specifico adattamento della viabilità: semafori e segnali che possono essere ruotati di lato o facilmente rimossi, per massimizzare lo spazio a disposizione dei traslocatori.

“Sono molto orgoglioso di questa impresa” afferma in un’intervista il Ministro dei Trasporti canadesi Brian Mason: “…Portata a compimento esclusivamente dalla brava gente dell’Alberta. Costruita da loro, spostata da loro e consegnata ad un’azienda rigorosamente locale. Anche l’80% dei materiali utilizzati provengono dalle industrie situate nella regione. È davvero un notevole risultato.” Apparirà a questo punto estremamente significativo, nonché rilevante, comparare il tipo di reazione avuto in altri luoghi all’evidente marcia del progresso, per le implicazioni relative alla conservazione ambientale e il sovrasfruttamento delle risorse, più o meno giustamente considerata inscindibile da questa categoria di trattamento del gas naturale.
Perché è inevitabile che ogni contesto risulti differente. Ed un luogo come il vasto Canada, tra i paesi con la densità di popolazione più bassa al mondo non possiede niente in quantità maggiore che lo spazio, dove condurre in tutta tranquillità i suoi progetti industriali più rilevanti. Non così, l’Italia. D’altra parte, senza la plastica contenuta nei computer, i monitor e le tastiere, come sarebbe possibile istituire i gruppi di protesta su Internet, i forum ambientalisti e tutte le altre colonne portanti del movimento NIMBY (Non Dentro il Mio Cortile, Amico!) Perché la conservazione della natura è certamente importante. Ma ancor più fondamentale a conti fatti, risulta istituire un giusto equilibrio tra ciò che esiste (quasi) da sempre e le inevitabili esigenze della società moderna. L’unico, piccolo problema, è comprendere DOVE, esattamente, tracciare l’insuperabile confine.

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