Il primo viaggio della vasca da bagno volante

È un fatto largamente acclarato che nelle nostre giornate moderne, condizionate da un perenne senso pendente d’urgenza, la doccia sia considerata l’implemento igienico per eccellenza. Cosa mai potremmo avere di meglio, al termine di una lunga giornata lavorativa, per irrorare noi stessi mediante lo scrosciante flusso idrico, mentre la mente viaggia via lontana all’indirizzo di destinazioni più o meno familiari. Si ripensa al proprio passato, durante la doccia, si fanno improbabili piani per il futuro. Si raggruppano nella mente le cose piacevoli, o meno piacevoli, che ci sono capitate. Si canta. Si balla (più raramente). Ma il tutto rimane, almeno nella maggior parte dei casi, su un piano metaforico e del tutto privo di sostanza. Prendete come termine di paragone, invece, la vasca da bagno. Un solido recipiente di materiale ceramico o polimeri plastici a base di petrolio, rigorosamente tinti di bianco, all’interno del quale ci s’immerge più o meno completamente, concentrando la propria esistenza nel puro e semplice presente. Di certo, la ragione per cui un tale approccio alla pulizia corporale va progressivamente perdendo popolarità, è che essa rappresenta in primo luogo una forma di meditazione. Non si può spostare con i pensieri, mentre ci si trova in ammollo. Soltanto ampliare la propria percezione del momento e dell’attimo presenti. A meno che non ci si voglia spostare, in maniera sorprendentemente letterale, nel più puro e semplice regno della materia. Ciò che intendo, è non soltanto aprire la finestra per spingere fuori lo sguardo, bensì aprirla, impugnare un radiocomando, e prepararsi al suono ronzante delle quattro eliche in legno, mentre altrettanti motori elettrici sollevano letteralmente noi, con tutta la vasca e l’eventuale contenuto in H2O. Per portarci nel bel mezzo del cielo d’inverno. Ciò che intendo è fare come Johannes e Phillip Mickenbecker, i due gemelli tedeschi poco più che ventenni noti su Internet con l’appellativo dei “Real Life Guys” ovvero i ragazzi che [fanno cose] nella vita reale. Al contrario di noialtri s’intende, che oramai, ci accontentiamo di viverle all’interno di una realtà fittizia, prodotto informatico della tecnologia.
Cose folli. Cose magnifiche. Cose a loro modo, assolutamente spettacolari. Che il più delle volte e per una serie d’insospettabili coincidenze, finiscono per avere a che fare con la vasca da bagno. Intendiamoci, questo non è (ancora) uno dei canali top di YouTube, con un milione o più d’iscritti capaci di monopolizzare l’attenzione pubblica grazie ai suoi straordinari esperimenti. Anche perché i due autori del caso, non appena conseguito il diploma, hanno iniziato all’incirca un anno fa, producendo all’inizio soltanto degli ottimi, quanto convenzionali, video relativi ai loro viaggi ed escursioni in bicicletta in giro per la Germania. Seguiti da qualche avventura estrema con gli amici montata da arte, come le acrobazie compiute grazie ad una zipline tesa sul lago di una “miniera abbandonata”. Ma la situazione ha iniziato a farsi davvero interessanti una volta scoperta, come spesso avviene ai più promettenti produttori di contenuti d’intrattenimento, un’area di competenza più insolita e personale. Ovvero nel caso specifico, l’invenzione e la messa in opera di una classe completamente nuova di veicoli per lo spostamento umano. Se ci pensate soltanto per un attimo, dopo tutto, quale sarebbe la differenza fondamentale tra una vasca e l’abitacolo di un mezzo di trasporto? Entrambi sono in grado di contenere e proteggere un occupante, nonché semplici da integrare all’interno di un sistema motorizzato prima di essere lanciati verso il più remoto empireo delle circostanze. La scoperta di una simile propensione, dunque, deve essere arrivata all’incirca lo scorso inverno, quando tra un viaggio internazionale con un furgone rimesso a nuovo, costruire una piccola mongolfiera e l’esperienza di guidare un longboard fuoristrada, i due hanno iniziato a pensare a qualcosa di ancor più fuori dagli schemi. Ovvero prendere il principale arredo del bagno di casa, quello capace di dargli persino il nome fin dall’epoca della formazione del linguaggio, e trasformarlo in un qualcosa che fosse in grado di esplorare… Gli abissi di un lago.

Volare con la vasca da bagno potrebbe costituire un po’ il sogno di tutti noi. Almeno se fossimo dotati di un canale, più o meno remunerativo, nel vasto universo di YouTube.

Ma prima che l’ordinamento cronologico di questa retrospettiva ci porti del tutto fuori tema, vediamo di analizzare in maniera più dettagliata la loro ultima creazione, in grado di costituire la più complessa e pericolosa anche dal punto di vista di chi, per un semplice scherzo del destino, fosse passato proprio nei pressi dell’area in cui avevano deciso di metterla alla prova. La Fliegende Badewanne (vasca-da-bagno volante) è dal punto di vista tecnologico un quadricottero compatto del tutto simile a un drone, con propulsori a batteria forniti dallo sponsor Conrad Electronics (all’apparenza un sito tedesco per la vendita di materiale elettronico ed informatico) dotati di eliche in legno perfettamente adattate al compito di sollevare in senso verticale il peso di una persona. Con un sodalizio che era stato costituito, da principio, per una finalità chiaramente definita: creare il primo vero “drone umano” ovvero un mezzo volante controllabile in remoto, in cui il corpo centrale avrebbe dovuto essere quello di uno dei due gemelli, assicurato a una rigida struttura che lo bloccava nella posizione a forma di X dell’Uomo Vitruviano. L’altro, nel frattempo, avrebbe pilotato da terra. Dopo la costruzione di un aeroplano di polistirolo fatto in casa (come potevano astenersi) i due hanno però deciso di tentare un approccio più prudente, con la costruzione di un drone umano per l’uso in posizione seduta, che si è tuttavia ben presto capottato, causa il calo di potenza delle batterie al litio dovuto alle temperature eccessivamente basse nel giorno selezionato per il test. Ripartendo quindi dal tavolo da disegno, la coppia di folli ingegneri si è messa a considerare la situazione da vari punti di vista. Prima di tutto ci volevano più fondi, una piattaforma di volo stabile e un sistema di controllo capace di compensare adeguatamente l’errore umano durante il difficile pilotaggio di una simile configurazione di volo. Questioni per assolvere le quali, una volta tirata fuori letteralmente a picconate la vasca di casa (o almeno questo è quello che ci viene fatto credere) i gemelli hanno iniziato una campagna su Patreon e si sono rivolti ad un secondo sponsor, la Exabotix, compagnia specializzata nella programmazione di sistemi d’intelligenza artificiale. La quale, dopo averli assistiti nella creazione del lato software, gli ha messo a disposizione l’intera palestra aziendale (?) per fare qualche volo di prova e verificare che tutto funzionasse correttamente. Preoccupandosi quindi, per lo meno in questo contesto formale, di mettere prima alla prova il velivolo con un carico di sacrificabili mattonelle pari al peso di una persona, i membri del team si sono ben presto resi conto di avere per le mani della vera e propria dinamite del web marketing, una di quelle risorse tecnologiche in grado di fare la fortuna di un canale d’intrattenimento online. In altri termini, per la prima volta e finalmente, tutto funzionava assolutamente per il meglio.
Il 15 gennaio quindi (ieri) è venuto il momento di pubblicare il video che abbiamo visto in apertura, di uno dei due gemelli che, svegliandosi affamato, va a farsi fare un panino dopo aver sorvolato per qualche minuto un esteso quanto desolato acquitrino.

Notevole fu anche l’exploit dello scorso aprile, quando uno dei gemelli (lo stesso? l’altro?) rischiò d’immergersi nel lago antistante una vecchia prigione abbandona in Estonia, mediante l’impiego di due vasche da bagno sigillate insieme e un oblò ricavato dallo sportello di una lavatrice.

È del resto altamente improbabile che l’intera sequenza possa essersi svolta senza interruzioni e quanto meno, cambi rapidi delle batterie. Un dispositivo di quel tipo difficilmente poteva avere più di una decina di minuti d’autonomia. A voler essere generosi. Quello che sembra per lo meno essere reale, tuttavia, è lo stupore dei presenti alla scena dell’acquisto presso il negozio di alimentari, compresa una proprietaria che, forse per mantenere il contegno nel caso si fosse trovata nel bel mezzo di una candid camera, evita del tutto di menzionare la maniera in cui il giovane cliente è giunto dinnanzi alla sua porta d’ingresso principale.
È interessante notare come l’intera operazione, almeno nominalmente, non abbia infranto alcuna legge nazionale, visto come l’LBA – Luftfahrt Bundesamt, autorità per il volo in Germania, avesse in effetti dato l’ok ai due Mickenbecker per esperimenti di questo tipo, purché rimanessero al di sotto dei 30 metri dal livello del suolo. Il tutto resta ad ogni modo molto, molto pericoloso. E questo non soltanto per la presumibile poca affidabilità di un simile apparecchio costruito in casa, ma anche per l’inerente condizione dei quadricotteri, mezzi volanti del tutto incapaci di planare fino alla salvezza o sfruttare l’utile fenomeno dell’autorotazione, che ha salvato negli anni più di un elicotterista prossimo allo schianto finale. Mentre nel caso di un malfunzionamento da parte di un simile apparecchio, tutto quello che ci si può aspettare è di finire immediatamente di traverso, mentre ci si ritrova trascinati a terra nel bel mezzo di fino a tre eliche furiose, estremamente vicine alla nostra testa, arti ed altre parti addirittura più delicate. Ma come si dice, la strada del successo è lastricata di pericoli per tutti coloro che hanno il coraggio di mettersi in discussione. Anche quando piuttosto che percorrerla, si sceglie di guardarla dall’alto. Un po’ come le scimmie-avvoltoio del Mago di Oz.

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