Moderno alchimista evoca il fungo dell’alluminio

Quando una forma di vita lascia questo mondo crudele, andando incontro all’esaurimento della coscienza, il suo corpo rimane, per qualche tempo, nel mondo dei viventi. Quindi dopo un periodo che può variare, inizia il processo di decomposizione. Una rapida corsa verso l’entropia e l’annientamento, condotta innanzi da due diverse tipologie d’agenti: essenzialmente, esterni ed interni. Poiché i batteri contenuti nell’atmosfera, gli insetti e le creature che vivono sottoterra, sono soltanto una parte dell’equazione. Altrettanto importanti risultano essere i microrganismi che si rafforzano, alla cessazione dei processi di rinnovamento, e prendono il controllo della situazione. Questo ultimo banchetto è generalmente orribile a vedersi. Eppure dal punto di vista biologico, esso risulta straordinariamente affascinante, poiché simboleggia la rinascita e la fluidità della vita, per cui niente cessa di esistere, ma tutto si trasforma e torna a rinascere, eternamente indifferente al mero concetto dell’individuo. Un grande pregio, teoricamente esclusivo del regno animale. E se vi dicessi che in determinate condizioni, qualcosa di simile può accadere anche a un minerale? O volendo essere più specifici, alla forma elementale, raffinata e purissima, di uno specifico metallo: l’alluminio. Nel quale, all’insaputa di tutti, si nascondevano milioni di spore.
E ad innaffiarle ci pensa, in questo video, il prolifico sperimentatore NileRed, finanziato dalla gente di Patreon al fine di continuare la sua opera di divulgazione chimica a cadenza poco più che settimanale. Il quale, negli ultimi tempi, si sta dedicando al tema delle amalgame, ovvero le leghe formate dall’incontro tra alcuni metalli e quella particolare sostanza, preferita da molti aspiranti scienziati di YouTube: lo sfolgorante, fluidifico, *velenoso mercurio. Testato, la volta scorsa, ai danni di un pezzo di foglia d’oro, che al momento del contatto si era letteralmente ripiegata su se stessa (ovviamente, non provateci a casa. I vapori emanati da questo tipo di esperimenti sono potenzialmente pericolosi). E senza deludere le aspettative, anche la nuova procedura va ben presto a buon fine, permettendo la creazione di una sequenza video notevole dal punto di vista estetico. Il cui valore aggiunto, semplicemente innegabile, è quello di dimostrare ai suoi spettatori un processo che assai probabilmente non dimenticheranno mai più. Si comincia con una sottile lastra di alluminio quadrata, dal lato di circa una trentina di cm e lo spessore di appena un paio, nella quale lo sperimentatore si è premurato di ricavare un piccolo avvallamento di forma circolare. Ciò non soltanto perché il mercurio è straordinariamente scivoloso, ma anche per iniziare a rimuovere lo strato esterno del metallo di origine industriale, generalmente sottoposto ad  un processo elettrolitico chiamato anodizzazione. Questo metallo nobile che fu costosissimo fino all’invenzione del processo di raffinazione dalla bauxite, pur essendo straordinariamente reattivo, dopo l’esposizione all’aria forma presto uno strato di ossido (in parole povere, ruggine) che lo protegge da ulteriori contaminazioni. Tale processo può essere quindi ulteriormente stimolato attraverso alcuni accorgimenti, rendendo il metallo inattacabile da qualsiasi altro elemento. Così NileRed, dopo alcuni tentativi infruttuosi effettuati con punte di trapano e scalpelli, decide di erodere la superficie impervia in più sagace maniera. Rimosso il mercurio con il contagocce, versa dell’acido nel suo apposito foro, che inizia immediatamente a corrodersi assieme al metallo sottostante. Quindi qualche minuto dopo, toglie l’acido e rimette l’alluminio. Ciò che succede dopo sembra appartenere ad un diverso universo del continuum spazio-temporale. Gradualmente, nel metallo si formano delle fessure simili a capelli. Quindi, da esse fuoriesce una sorta di materiale, che ben presto assume un aspetto vagamente vegetale. O fungino. Senza volersi fermare mai più….

Il processo di anodizzazione spiegato con del titanio da un altro creativo del web, Bill the Engineer Guy. Esso consiste nel colpire lo strato superiore dell’alluminio con una potente scossa elettrica, che a quanto apre ha la capacità di far propagare più a fondo la benefica “corrosione”.

In un periodo di circa 4 ore, che noi possiamo sperimentare in forma compressa grazie ad un pratico time-lapse, la misteriosa sostanza così trasformata sorge verso il soffitto della stanza, formando una sorta di piramide cava. Quindi, una volta esaurita la spinta di partenza, inizia a rallentare, momento in cui l’autore, finalmente, decide di spiegare per filo e per segno l’incredibile cosa che stiamo vedendo. Il punto, in breve, a seguire: la parte interna e più reattiva dell’alluminio s’incontra finalmente con il mercurio, generando la lega speciale che prende il nome di amalgama (esattamente come quella usata per le otturazioni dentistiche) la quale, aumentando la massa solida della lastra di partenza, non può che accumularsi sulla superficie, dove incontra l’ossigeno che si lega ad essa. A quel punto, secondo il processo precedentemente descritto, inizia a formarsi l’ossido bianco che blocca immediatamente la reazione, fungendo da barriera contro l’aria. Il mercurio tuttavia non si esaurisce e l’amalgama, di nuovo, torna a formarsi. Ciò genera una sorta di ciclo vizioso (o forse dovremmo dire virtuoso?) per cui l’ossido s’intreccia spontaneamente a se stesso, arrivando a formare le favolose strutture mostrate nel video di apertura. Portata a termine la prima piramide quindi, il nostro scienziato la “coglie” neanche si trattasse di un succulento porcino, e la mette da parte per osservare che cosa succederà a quel punto. Il che risulta essere, forse prevedibilmente, piuttosto deludente: la reazione continua, ma in maniera più sottotono. Sembra infatti che una parte della goccia di mercurio originaria sia andata perduta, forse trascinata in alto e gettata da una parte durante la formazione dell’ossido, oppure penetrata all’interno del mercurio ed ormai inservibile, in quanto solidificata.
Al che, l’idea: per mettere alla prova questa azzardata teoria, NileRed aggiunge del nuovo mercurio, assieme ad una certa quantità d’acqua all’interno della conca formata dall’alluminio corroso. Lo scopo del passo è verificare la presenza di amalgama all’interno della lastra, grazie alla formazione non localizzata di bolle. Un approccio che non soltanto porta a una risposta positiva, ma pone le basi per un’ulteriore, fantastica reazione. Il mercurio a contatto con l’acqua risulta infatti piuttosto difficile da rimuovere con la pipetta d’ordinanza, e conseguentemente l’autore decide di realizzare un terzo time-lapse. Forse mai scelta casuale risultò essere più fortunata, nell’intera storia di YouTube. Perché l’ossido questa volta, per ragioni largamente ignote, da vita ad un ammasso di fibre radicalmente diverso, dalla forma bulbosa ed all’apparenza, ricoperta di peli. Ve ne sono addirittura un paio rivolti verso l’alto, come fossero le braccia della strana, silenziosa creatura. In breve tempo, tuttavia, la solidità strutturale si rivela troppo bassa, e l’oggetto va incontro al suo disfacimento finale. Questo particolare processo, che in effetti esiste con alcune significative differenze in ambito industriale, non può infatti avere lo scopo di creare delle solide fibre, bensì una polvere, detta allumina, dall’elevata conducibilità termica e la bassa conducibilità elettrica. Un importante catalizzatore nella saldatura e lavorazione dei metalli, nonché importante semiconduttore in ambito elettronico ed informatico. Difficilmente tuttavia, nelle vasche di  formazione dell’amalgama in quantità ingente, la sequenza degli eventi potrebbe assumere un aspetto tanto imprevisto e spettacolare.

NurdRage: un altro coraggioso capitano scientifico nel mare di YouTube. Di nuovo intento a distruggere (cose) per creare (conoscenza). Affinché la reazione abbia luogo, comunque, è necessario per in primo luovo rimuovere lo strato protettivo di ossido e vernice della mazza, tramite l’impiego di un semplice abrasivo.

Il mercurio non è, ad ogni modo, l’unico metallo liquido o semi-liquido in grado di formare istantaneamente una lega con l’alluminio. Ne esiste almeno un altro, altrettanto noto nei circoli di coloro che amano osservare le cose straordinarie. Esso è il gallio, numero atomico 31, una sostanza che ha la caratteristica di solidificarsi o sciogliersi ad esattamente 29 gradi. Il che significa che può passare, a temperatura ambiente, allo stato liquido e viceversa, soltanto in conseguenza del contatto con una o più mani umane. Il gallio, infatti, a differenza del mercurio, non è velenoso. Per l’uomo. Mentre per l’alluminio, non potrebbe essere più crudele di così: la reazione dei due metalli indebolisce infatti drammaticamente il secondo, al punto che un manufatto già rifinito (come la mazza da baseball qui sopra mostrata) può ritrovarsi dotato della solidità di un uovo di Pasqua, diventando facile da spezzare neanche fosse di cioccolata. Proprio per questo, ancora oggi, è severamente vietato caricare grandi quantità di gallio sopra aerei non privati, data la composizione metallica del tipico mezzo dei cieli. Un’accidentale avvio della reazione di disfacimento potrebbe infatti facilmente sfuggire di mano, tagliando letteralmente a metà il velivolo trasportatore. A quanto ne so non esistono invece simili divieti per il mercurio: del resto, come abbiamo appena avuto modo di osservare, l’amalgama è sensibilmente più difficile da formare. E paradossalmente considerata la sua fonte, molto meno pericolosa per chi dovesse viverne in persona le conseguenze.
Un bosco di metallo, ricoperto di arbusti e funghi dall’aspetto magnifico, sfolgorante. Abitato non da lupi, cinghiali e conigli, ma dagli ultimi modelli di robot deambulatori costruiti con vaghe finalità militari. Un giorno ci arriveremo, chissà. Terminata l’epoca delle forme di vita biologiche, surclassate da un diverso standard per tutto ciò che si muove, cammina ed emette un richiamo. Fino ad allora, tutto ciò che possiamo fare è continuare a studiare approfonditamente la fertilità dell’alluminio. Ed in silenzio, interrogarci sulle astruse verità del cosmo.

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