Possiamo tenerlo? È un cucciolo d’insetto spadaccino

Nel consorzio lineare dei vermi, bruchi e piccoli serpenti, tutti quanti in fila dal tramonto fino all’alba, non c’è forse un membro più bizzarro e singolare della larva di Dynastes hercules hercules, neanche in grado di strisciare. Ma soltanto intrufolarsi, con la sua mandibola insistente, tra le fibre di un pezzo di legno marcio, e addormentarsi, poi mangiare, addormentarsi e poi mangiare. Fino a raddoppiare le sue dimensioni, e triplicarle addirittura, per giungere riempire facilmente un pugno umano:  150 mm, per 140 grammi, è l’obiettivo. Raggiunto il quale, il piccoletto si scolpisce un buco grosso esattamente il giusto, quindi secerne un’armatura ragionevolmente resistente. Ed a quel punto, inizia a mutare. Proprio come una farfalla! (Uguale!!) Generalmente, nell’allevamento di tali creature (che vi stupirà ma è alquanto diffuso, soprattutto in Giappone) si consiglia di lasciarle seppellite fino all’attimo dell’emersione spontanea dell’insetto maturo, prevista nel giro di un paio di mesi dall’inizio del processo. Un proprietario particolarmente esperto, ed abile nei movimenti delle mani, può tirare fuori la creatura occulta, per osservarne la corretta crescita e se necessario, aggiungere additivi nel sostrato. È del tutto incidentale poi, ovvero non determinante in alcun modo, che l’utente HirokA avesse in quel momento nella sua mano sinistra una telecamera, valida a mostrarci la natura estetica del suo tesoro. Così come che un frequentatore del portale Reddit, gran compendio d’opinioni e materiali reperiti online, passasse in quel momento di lì, pensando di proporre l’animale alla sua amata collettività. Dal che, apoteosi: perché la pupa dello scarabeo Ercole, stadio intermedio tra la forma originaria e la possente imago adulta, è una convincente unione di grazia e mostruosità. Che sembrerebbe aver ispirato, negli anni, innumerevoli interpretazioni del concetto di mostro alieno, nonostante uno stato di coscienza del tutto simile a quello di un cucciolo di cane o gatto. Fatta eccezione per il fodero del doppio corno, frontale/addominale, che appare ancora avvolto nel suo fodero di protezione chitinosa. Il didietro segmentato nel frattempo, al di sotto delle placche ancora semi-rigide dell’armatura, si agita vistosamente, nell’inutile speranza di sfuggire a eventuali predatori. Che comunque, in natura esistono eccome: nelle giungle sud e centro-americane, dal Brasile alla Colombia, Perù, Venezuela, Guatemala… Fino al confine meridionale del Messico, vi sogno ragni, piccoli mammiferi e insetti parassiti, che se rintracciano la tana, possono por fine alla venuta del sovrano. Ma se ad esso riuscirà di evadere i pericoli, per un tempo sufficientemente lungo, la natura gli concederà di essere tutto quello che poteva sperare, diventando uguale ai propri genitori. Per irrompere, con tutta la possenza di un guerriero, tra le sterpaglie e le radici della giungla, dove inizierà a volare, sbuffando, per poi farsi strada alla ricerca di una partner da impressionare.
È una vita dura. Proprio per questo, ricca di soddisfazioni. Ad appannaggio un insetto che costituisce, nei fatti, il singolo più lungo al mondo (180 mm) ma non il più pesante, primato che spetta allo scarabeo golia (gen. Goliathus) dalla riconoscibile colorazione bianca e nera, che tuttavia non può godere di un simile corno ad aumentare le misure complessive, superando talvolta in lunghezza il resto dell’intero animale. La quale impressionante arma, coadiuvata da una seconda più piccola in contrapposizione verticale ha una funzione, chiaramente, legata alle dispute tra maschi per il territorio, nel corso delle quali si realizza uno degli spettacoli più drammatici del regno naturale. Chi non li ha mai visti, in qualche documentario, o perché no, cartone animato? Due scarabei della sottofamiglia Dynastinae che si affrontano assomigliano a guerrieri fantasy, o minuscoli lottatori di sumo corazzati. Mentre si sollevano a vicenda, con la propria pinza sovradimensionata, nel tentativo di rovesciare l’avversario e costringerlo alla ritirata. Gli etologi ritengono che queste specie, in realtà molto difficili da osservare in natura, siano solite inscenare simili duelli sul punto d’appoggio di un ramo a decine di metri da terra. E benché siano in effetti, pienamente in grado di volare (un po’ goffamente) ci sono ben poche speranze che uno di loro riesca a riprendersi in tempo da avere salva la vita. Sia chiaro dunque che stiamo parlando di un vero e proprio gladiatore. O per usar l’analogia più fortemente sentita in Oriente: l’insetto dei samurai.

In un video giapponese, lo scarabeo ercole combatte contro quello che qui viene definito コーカサスオオカブト (Kōkasasu ōkabuto) probabilmente un membro della specie tri-cornuta Chalcosoma moellenkampi. Per la cronaca, il kabuto è l’elmo chiuso dei samurai.

Così come il pappagallo trova posto sulla spalla del pirata, in effetti, non c’è ornamento più amato dal caratteristico guerriero nipponico medievale, le cui imprese si estesero dall’epoca del primo shogunato Kamakura (1192-1333 d.C.) fino all’epocale Restaurazione dell’Imperatore Meiji (1869), che un fregio sull’elmo con la forma di uno scarabeo, che riprenda le sue corna, le sue ali e quindi la sua combattività. Insetti simili, benché molto meno grandi, popolano ancora adesso l’immaginario di questo paese, trovando spesso posto nei terrari casalinghi. In particolare lo stereotipo vorrebbe che i bambini in età scolare, prima che la loro fantasia venga instradata in uno dei più rigidi e competitivi sistemi scolastici al mondo, venga per qualche tempo trasportata sopra il dorso dello scarabeo, verso un mondo di battaglie ed antichi eroi. Ricevendo in dono, se non addirittura catturando in prima persona con il caratteristico retino, un esemplare da confrontare con quello dei propri compagni, possibilmente organizzando piccoli tornei di lotta. Finché liberato o raggiunta l’inevitabile senescenza del proprio beniamino dopo un paio d’anni, poco prima di abbandonare definitivamente la loro stessa infanzia, non vengono a contatto con quell’epocale franchise nintendiano dei Pokémon, il cui stesso concetto di base non è altro, in realtà, che una trasposizione digitale di tale rinomata tradizione, decisamente più pratica nei rapidi e spersonalizzati tempi moderni. Chiunque conosca la cultura d’intrattenimento giapponese può in effetti osservare ovunque questo concetto del “potente servitore” evocato dal ragazzo della porta accanto, per proteggerlo o salvare la Terra intera. Si tratta di certo di un’alternativa molto preferibile per preservare il ciclo naturale di quegli insetti locali, comunque tutt’altro che rari.
Mentre per quanto concerne il Dynastes hercules, e in modo particolare la sua sottospecie più massiva, in cui l’appellativo hercules si trova raddoppiato, tutto quello che possiamo dire è di non essere sicuri. Si tratta oggettivamente di creature piuttosto prolifiche, con la femmina che arriva a deporre oltre un centinaio di uova per ciascun singolo accoppiamento (si tratta pur sempre di insetti!) Ma la natura remota e inaccessibile del loro habitat ha impedito, ad oggi, di effettuare una stima precisa del numero di esemplari. Ciò che possiamo dire senza ombra di dubbio, è che la presenza del tipo di legno marcio in cui sopravvivono e prosperano tali larve richiede una foresta o giungla particolarmente antica e rigogliosa, ovvero facente parte di quel segmento ambientale che notoriamente, si sta riducendo a vista d’occhio per lo sfruttamento eccessivo del territorio. Il fatto poi che un singolo esemplare particolarmente grande possa giungere a valere, sul mercato giapponese, fino all’equivalente di 600 o 700 euro, porta ad una cattura continua dei maschi con le migliori chance di giungere all’opportunità di riprodursi. Il che non assicura esattamente un prospero futuro per l’intera specie.

Quando si sente minacciato, il Dynastes può tentare di spiccare il volo. Un’altra strategia è produrre un suono di stridolamento, simile a quello delle cicale ma più intenso, strofinando le elitre (coperture protettive delle ali) sul proprio imponente addome.

L’aspetto interessante dello scarabeo Ercole è la sua adattabilità. Oltre al tipico e più apprezzato maschio da 18 cm, infatti, ne esiste un altro molto più piccolo, detto minore. Il quale raramente supera i 7, anche in funzione di un corno molto meno sviluppato, benché la lunghezza di quest’ultimo non sia necessariamente in proporzione. Questi insetti, pur non essendo in grado di sfidare ovviamente le loro controparti sovradimensionate, tendono a emergere dallo stadio larvale in presenza di condizioni ambientali non perfettamente idonee, come la scarsità di spazio o di cibo, ma risultano del resto perfettamente in grado di badare a se stessi. Necessitando tra l’altro di una minore quantità di cibo. Come la maggior parte degli scarabei del Nuovo Mondo, sono del resto erbivori che si nutrono principalmente di frutta marcia. Ma la riserva non è infinita… E poi, ci avete mai pensato? Uno scarabeo meno grande, suscita minore attenzione, e un guadagno risibile, per un aspirante catturatore umano. È forse possibile che noi stiamo ingegnerizzando, senza neanche rendercene conto, una nuova genìa di Dynastes, meno splendidi ma più propensi a raggiungere l’obiettivo di riprodursi. Quale assurda ed appropriata ironia!
Gli insetti, con la loro pluralità di incredibili e variopinte forme, sono dopo tutto la piena dimostrazione delle vette raggiungibili dai processi evolutivi, quando le generazioni sono più brevi, e quindi si susseguono ad un ritmo pienamente sostenuto. Lo scarabeo Ercole è stato ritenuto per lungo tempo la creatura più forte in proporzione sul pianeta Terra, in funzione della sua capacità di sollevare 850 il proprio peso. Finché non si è scoperto che lo scarabeo toro (Onthophagus taurus) dell’Africa sub-sahariana, appartenente alla categoria degli stercorari, poteva raggiungere le 1.141 volte. Neanche Superman potrebbe fare tanto. Sarebbe interessante provare a dargli il martello di Thor…

La femmina dello scarabeo Ercole è molto più piccola, non ha corno ed è ricoperta da una sottile peluria. Si ritiene che riesca ad attirare il maschio grazie allo strumento olfattivo dei feromoni. – Via

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