L’ebbra cavalcata del coniglio antelucàno

Duracell Rabbit

Allarme automobilisti! Sulle stradine della notte britannica corrono conigli d’illusione. Bestie mannare, apparizioni sovrumane, visitatori arcani di altri luoghi. Attraversando i percorsi dell’asfalto campagnolo, privi della protezione dei lampioni, ben pochi restano impassibili e distesi. Tutto può essere, molto tende a succedere. Unico appiglio del sensibile: i fari del veicolo, quell’arma splendida dell’uomo, contro l’ignoto. Tagliare il velo della notte, può bastare? Scacciare il buio innanzi a sé, ci mette al sicuro? Forse si, se siamo fortunati. Gli antichi cacciatori-raccoglitori, posti a confronto con i carnivori delle pianure primordiali, accendevano un fuoco prima di addormentarsi. Traevano forza da quel tiepido lucòre. Il coniglio antelucàno, dal canto suo, risiedeva nel potenziale spazio di future generazioni darwiniane; non era si ancora reso manifesto. Centinaia di migliaia di anni di evoluzione modificano i rapporti di potenza fra le specie, creano relazioni interconnesse e danno luogo a comportamenti inspiegabili, piuttosto preoccupanti. In questo video del giugno scorso, creato da CraigSPB28 mediante l’impiego di un comune cellulare, si assiste alla strana scena di un piccolo leporide, sperduto nel mezzo dell’infinita striscia d’asfalto, che tenta di sottrarsi all’incombenza di un’implacabile automobile. Potrebbe correre di lato, tornare fra i prati, ma non lo fa. Sfuggendo a quello che lui percepisce come predatore, procede dritto innanzi a se. Superarlo, lungo questa stretta strada di periferia, sarebbe pericoloso. Così la scena si protrae, surreale: gli occupanti del veicolo ridono, a tratti simpatizzano con l’animale, cercano in qualche modo di farlo allontanare. Alla fine, non c’è verso di salvarlo; si scorge per un ultimo secondo, mentre sopraggiunge un’auto in senso inverso.
Il tempo si ferma per un paio minuti, mentre il fato, impassibile, decide la fine della storia.

Duracell Rabbit 2
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La finalità allegorica del coniglio, per forza di cose, è sempre stata il sacrificio. Nella fiaba buddhista Śaśajâtaka si narra di come una scimmia, una lontra, uno sciacallo e un simpatico quadrupede orecchiuto avessero deciso, in occasione del giorno della luna piena, di aiutare i poveri a mangiare. Lo scopo era ricevere l’illuminazione. Subito scorsero un vecchio mendicante, prossimo allo svenimento; la scimmia raccolse i frutti degli alberi. La lontra prese i pesci del fiume. Lo sciacallo cacciò le bestie della terra, deponendole nel piatto di quell’uomo. Il candido coniglio, privo di particolari capacità, non sapeva cosa fare. Temendo di essere scacciato, prese una brusca e nobile decisione: gettò se stesso sopra il fuoco, per trasformarsi in un lauto pasto. Subito quel miserabile vecchio si alzò di scatto, gettò il mantello, si rassettò i capelli, ripescò l’aspirante arrosto e rivelò la sua vera identità: era in effetti il dio Sakra, protettore della fede, signore supremo dei deva e occasionale deus ex machina di gravi situazioni. E per ricompensare la generosità di quest’animale che aveva tratto in salvo, tracciò la sua figura sopra l’alto astro lunare. A dire di molti sarebbe ancora lì, perfettamente visibile grazie alle macchie scure degli antichi mari di magma solidificato, se osservate tramite il processo della pareidolia. Secondo gli aztechi, quel coniglio gigante ce lo mise il dio Quetzalcoatl. Buzz Aldrin, in occasione dello storico allunaggio del 1969, disse scherzosamente che avrebbe cercato d’incontrarlo.
Certi animali, quando sperduti nella notte, assumono connotazioni nuove. L’autore del video, dovendo trovare un titolo per il suo sfortunato incontro notturno, ha scelto di accomunarlo all’instancabile robottino delle pile Duracell, protagonista di vecchie celebri pubblicità. Non è che un modo più moderno per dire la stessa cosa: ci sarà sempre un coniglio, che corre, verso qualcosa. Incidenti permettendo.

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