Senza maglietta per colpa di un orango

Caloy Orangutan

Visitando lo zoo, ci si dimentica spesso di una grande verità: guardare gli animali è un’attività reciproca, durante la quale si viene a nostra volta osservati attentamente, da ogni lato e prospettiva. L’elefante nel suo recinto, opportunista curioso, controlla se abbiamo una nocciolina tastando con la proboscide serpentina. La gazzella, il kudu e l’antilope, erbivori ungulati, diffidenti dei gesti o movimenti bruschi, cercano in qualche modo di adattarsi alle attenzioni del grande pubblico, gettando occhiate frenetiche in tutte le direzioni. Tigri e leoni, nobiltà lese, mantengono la propria fierezza grazie all’affettata ostentazione di un distacco riflessivo, magari aspettando il momento d’imporre la propria volontà. E le scimmie? Loro sanno qual’è il loro posto. Per una specie di animali che ha oltre il 99% del DNA in comune con gli umani, capire il mondo di oggi è un vero gioco da ragazzi. Carlo, l’orango del Borneo che tutti chiamano Caloy, vive a Davao, terza città più grande delle Filippine. La sua gabbia si trova nel Crocodile Park, famoso zoo-cum-rettilario della zona. Vivere la maggior parte della vita dietro le sbarre è già piuttosto dura, senza calcolare il comprensibile fastidio di chi è fatto oggetto di continue attenzioni, non sempre desiderate. Così, un giorno come gli altri, l’amichevole creatura decise che era giunta l’ora di fare il primo passo verso il cambiamento. Un nuovo look.

Difficile capire, in realtà, perché Caloy abbia rubato la maglietta di un visitatore. Forse l’ha fatto per una sorta d’istinto di mimési, come il pappagallo che ripeta un brano musicale. In fondo, non a caso, nella lingua italiana esiste il verbo scimmiottare. Oppure voleva finalmente passare inosservato, acconciandosi come un membro della folla. Purtroppo l’effetto è stato esattamente inverso; risulta difficile ignorare una scena come questa. Cellulari e fotocamere sono spuntati da ogni dove. Ma al di là dei fattori immediati, la ragione del gesto, a conti fatti, può essere soltanto una. Come molti dei suoi simili, questo primate vive un profondo desiderio: vorrebbe diventare un uomo. Forse non tanto nell’aspetto, perché ovviamente a tal fine l’abito non basta, ma per godere dei nostri stessi diritti e privilegi. Non sarebbe il primo animale della storia; ogni giorno cani e gatti domestici si trasformano in veri e propri membri di un gruppo familiare umano. Dormono sui nostri letti, partecipano dei nostri pasti… Perché non l’orango? La sua piccola ribellione è stata un gesto senza conseguenze. Per il momento.

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