Il profeta che ha visto il futuro dei viaggi aerei canadesi

Quindici minuti dopo il decollo dal LAX (Los Angeles International Airport) la curvatura della Terra iniziò a farsi decisamente più pronunciata. Le nubi distanti, visibili dai finestrini di vetro ultra-resistente, formavano delle spirali vagamente ipnotiche che tendevano verso i due poli. Nel grande spazio dedicato ai sedili dei 75 fortunati passeggeri del volo d’inaugurazione, le luci si fecero momentaneamente più soffuse, lasciando che l’indicatore rosso fuoco delle cinture di sicurezza risaltasse ancor di più nel punto di convergenza prospettica della cabina. Proprio in quel momento, mentre il personale di bordo terminava il suo giro di perlustrazione per controllare che nessuno avesse contravvenuto alla regola, la voce del comandante risuonò dagli altoparlanti: “Signori e signore, grazie per la pazienza. Ora che siamo in quota, il velivolo sta per passare alla modalità pre-orbitale. Siete pregati di sopportare il piccolo scossone. Potrebbe risultare udibile un forte suono in lontananza. Ben presto, potrete mettervi comodi e reclinare i sedili.”  Sul maxischermo frontale comparve un conto alla rovescia di 30 secondi, che rapidamente andò verso l’esaurimento. Raggiunti i numeri a cifra singola, proprio mentre una buona percentuale delle persone a bordo tratteneva istintivamente il fiato, il suono dei motori si fece diverso, quindi cessò del tutto. Un brivido percorse l’ambiente, mentre l’assetto di volo cambiava in maniera impercettibile, quindi ci fu un brusco aumento di accelerazione: ora che l’aereo si trovava oltre i limiti della mesosfera, l’aria si era fatta talmente rarefatta che il sistema di raffreddamento LPM poteva essere spento del tutto. Senza dover più mantenere lo scudo termico creato dai propulsori rivolti in avanti lungo l’intera superficie delle ali, finalmente il Paradoxal poteva dare sfogo alla sua impressionante potenza. Fu in quel preciso momento che, come da programma, il contatore scese a zero. I due motori ramjet rotativi R4E, temporaneamente a basso regime, vennero irrorati di ossigeno liquido, trasformandosi sostanzialmente in dei razzi per astronavi. Il muso s’inclinò bruscamente verso l’alto, in una  traiettoria a parabola puntata dritta verso le stelle, e poi verso l’obiettivo sicuro dell’aeroporto d’arrivo, in terra d’Australia. L’indicatore di velocità a beneficio dei rappresentanti della stampa, a quel punto, aumentò vertiginosamente, fino a 15 volte (Mach) la velocità del suono.
Un volo impressionante. Un volo spettacolare. Ma soprattutto, mostruosamente rapido. Charles Bombardier, l’inventore di questo concept che potrebbe trovare realizzazione entro “i prossimi 50 anni” ha calcolato che il raggiungimento della città di Sydney, a partire dalla costa occidentale degli Stati Uniti, potrebbe richiedere all’incirca un tempo di tre ore, contro le 12 necessarie oggi. Una resa superiore a tal punto, rispetto a quella delle precedenti iterazioni nel campo dei voli supersonici civili, da giustificare una nuova categoria di aeromobile, non più semplicemente super-, bensì addirittura iper-sonica. Molto al di là di quanto promesso, in maniera molto più diretta e credibile, alla recente proliferazione di progetti destinati a resuscitare il mito dell’indimenticato Concorde. L’inventore e folle visionario in questione, del resto, non lavora in alcuna azienda ufficialmente operativa nel campo dell’aeronautica, benché porti il nome di una delle più famose al mondo, e lavora più che altro di (utile) fantasia, grazie al suo incubatore di talenti e scuderia di startup denominato Imaginactive. È una condizione assai particolare, la sua, che tuttavia può essere compresa facilmente attraverso un’analisi delle spontanee pulsioni umane. Charles è il nipote del grande industriale canadese Joseph-Armand Bombardier, che dopo aver fatto la fortuna inventando negli anni ’30 il concetto di gatto delle nevi, pose le basi affinché nel 1986 i suoi eredi potessero acquistare la compagnia Canadair, entrando a pieno titolo nel campo della produzione d’aerei. Ma la vita in azienda, particolarmente se da condurre al vertice, richiede notoriamente una particolare sensibilità e impostazione caratteriale. Ragione per cui, un po’ come l’italiano Lapo Elkann, piuttosto che seguire una via di carriera che era già chiaramente tracciata di fronte a lui, egli decise nel 2008 di costruirsi una sua realtà operativa, lasciando la posizione di consulente tecnico della compagnia di famiglia. Con la differenza che il suo campo operativo preferito, piuttosto che il marketing, era quello dell’ingegneria, come esemplificato dalla laurea conseguita presso la École de technologie supérieure a Montreal, nel Quebec. Sfruttando la quale, ben presto, iniziò a sognare.

Velivolo più simile a un’astronave dei G.I. Joe che ad un aereo convenzionale, lo Skreemr manteneva tuttavia svariati problemi irrisolti. Come l’incapacità di raffreddarsi in maniera sufficiente, ed un nome (Urlatore) che sembrava essere stato prelevato direttamente da un cartoon della domenica mattina in Tv.

Il sito ufficiale di Imaginactive, realizzato rigorosamente non a scopo di lucro, è un fantastico catalogo delle più improbabili ed affascinanti invenzioni, non del tutto dissimile dal repertorio di uno scrittore di fantascienza. Il suo committente in effetti, ha preso l’abitudine negli anni di circondarsi di figure altamente creative reclutati nei campi più diversi dell’industria tecnica, in grado di connotare ed assistere la sua particolare visione dell’immediato futuro. Lungi dall’essere dei voli pindarici del tutto privi di connessione con la realtà, tuttavia, i suoi concept riescono spesso a cogliere dei fondamentali bisogni dell’attuale condizione umana, trovando quindi ampi spazi sui quotidiani, pubblicazioni e siti internet di metà e più del mondo. Creazioni potenzialmente utili come Panama, la monorotaia in grado di collegare tra loro i grattacieli, o Paspartu, il veicolo per tutti i terreni che grazie alla sua progettazione, non lascia segni visibili sul suolo e la natura. Ma anche ipotesi assolutamente trasformative che paiono direttamente uscite da un romanzo, quali il “treno galattico” Solar Express, che potrebbe un giorno rifornire di provviste e risorse le stazioni spaziali disseminate tra i diversi pianeti del nostro immediato vicinato stellare. Mentre un filo conduttore particolarmente amato, per ovvia predisposizione familiare, resta quella del volo da un capo all’altro del pianeta Terra, campo nel quale il creativo ha scelto di concentrarsi nell’aumento esponenziale della raggiungibile velocità.
Un’epica ricerca che ha avuto inizio, a quanto abbiamo modo di sapere, nel 2015, con la proposta ipotetica dello Skreemr, il primo aereo in grado di raggiungere la velocità Mach 10 (dieci volte quella del suono). Questo grazie all’impiego di una sorta di Graal del campo dell’aeronautica, il motore più volte ricercato ma ancora non realizzato da parte della NASA statunitense definito con il termine di scramjet (ovvero supersonic-ramjet). Uno statoreattore supersonico, come potremmo chiamarlo in italiano, non sarebbe poi così concettualmente diverso dai dispositivi attualmente in uso su svariati modelli di missili ICBM e l’aereo da ricognizione stealth SR-71 Blackbird, descrivibili come uno dei sistemi di volo piuttosto semplici, senza quasi nessuna parte in movimento. Simili a dei tubi, all’interno dei quali l’aria viene immessa in quantità impressionante tramite l’aspirazione naturale, per essere sottoposta a combustione e fuoriuscire compressa dal retro, generando una spinta notevole sull’onda di un’applicazione del solo principio di Bernoulli (diminuzione dell’energia potenziale=aumento di velocità). In tutti gli statoreattori attualmente in uso, l’aria deve tuttavia essere rallentata in ingresso, affinché abbia il tempo di essere sottoposta a combustione. Necessità superabile tramite la realizzazione del futuro scramjet. Ma da questa descrizione sommaria, apparirà forse chiaro che entrambe le tipologie di motori non potrebbero mai accendersi se l’aereo non fosse già lanciato ad una frazione considerevole della sua andatura massima, questione per cui lo Skreemr trarrebbe beneficio da una soluzione particolarmente letterale. Ovvero un impiego del concetto, concepito per la prima volta dallo scrittore fantascientifico Arthur C. Clarke (Rama, Odissea nello Spazio…) e chiamato Mass Driver. Sostanzialmente nient’altro che una catapulta a energia elettrica, fatta funzionare con un dispositivo magnetico lineare (railgun o coilgun) in grado di scaraventare un velivolo a velocità sufficiente perché esso possa fare affidamento sui suoi ramjet. Qualcosa di assolutamente non necessario nel più recente concept dell’aereo Paradoxal descritto in apertura, dotato di una versione ancor più futuristica del motore (R4E) in cui l’aria in ingresso in partenza da fermi dovrebbe essere immessa tramite una rotazione iper-veloce dell’intero corpo del propulsore. Ma per esonerare le possibili compagnie investitrici dalla necessità di costruire il cannone, ancor prima di iniziare a proporre questa particolare soluzione, Bombardier si era affidato ad un’approccio decisamente più familiare…

Il design industriale dell’Antipode è stato curato da Abhishek Roy, una delle promesse del campo tecnologico reclutate nel think-tank di Charles Bombardier. Il giovane ingegnere, dal carattere modesto, ha ammesso di soffrire di una certa paura del volo, ragione per cui difficilmente potrebbe salire a bordo della sua stessa invenzione.

Tra il futurismo estremo del Paradoxal e l’idealismo irrealizzabile dello Skreemr, tra le proposte della Imaginactive possiamo certamente posizionare l’Antipode. Un più realistico, e funzionale, piccolo aereo, adibito al trasporto di appena una decina di persone, che dovrebbe funzionare anch’esso grazie alla soluzione dello scramjet. In cui troviamo, tra l’altro, l’introduzione del sistema di raffreddamento o “scudo termico” descritto in apertura, basato su uno studio della NASA in merito alla questione scientifica del Long Penetration Mode (LPM). Una condizione desiderabile, generata attraverso il posizionamento ad arte di alcuni propulsori rivolti in avanti, che opponendo resistenza all’aria divorata dall’aeromobile, riuscirebbero a trasformarla in un vero e proprio involucro protettivo, in grado di ridurre le temperature ed incidentalmente, eliminare quasi del tutto il boom dovuto al superamento della barriera del suono, una questione tenuta in alta considerazione dai legislatori degli spazi aerei statunitensi. Per un velivolo decisamente più realizzabile, perché dovrebbe decollare, prima dell’accensione degli statoreattori, tramite l’impiego di propulsori separabili a razzo, i quali dopo l’utilizzo potrebbero fare ritorno all’aeroporto di partenza tramite un sistema di guida automatico, esattamente come quelli usati nella nave spaziale sub-orbitale commissionata da Jeff Bezos di Amazon, la Blue Origin.
Perciò mentre ancora il mondo dell’aeronautica tenta di recuperare quella possibilità, che ci siamo lasciati sfuggire per mere ragioni economiche, di percorrere il mondo civile a una velocità superiore a quella del suono, c’è già chi ipotizza l’epoca in cui tutto questo potrebbe sembrarci quasi del tutto insignificante. Il momento in cui, per la mezz’ora necessaria a spostarsi da Londra a New York, non avremo neppure il tempo di guardarci un’episodio di una serie Tv. Riuscire a vedere il futuro, ovviamente, richiede sempre un certo grado di immaginazione, totalmente sconnessa dalla realtà. Ma non credo che nessuno, tra i passeggeri abituali di voli così lunghi e stancanti, potrebbe mai sognarsi di definire “inutile” la ricerca di un così significativo margine di miglioramento.

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