Un video con le sostanze più letali per l’uomo

Mentre la telecamera scorre lentamente da sinistra a destra, in uno spazio privo di reale sostanza, la sagoma di una persona lascia il posto, gradualmente, a taniche, bottiglie, fiale e poi minuscoli bicchieri. Ciascun recipiente colmo, secondo il vezzo del creatore, di un certa quantità di morte. C’è n’è un po’ per tutti i gusti: la morte per soffocamento, la paralisi cardiaca, l’insorgere di crisi sistemiche dell’organismo. La liquefazione di ogni organo dotato d’importanza. Ed è un’elenco alquanto sorprendente, quello creato dallo youtuber Reigarw, perché contiene un’elenco equilibrato di sostanze quotidiane, qualche altra familiare, poi man mano che si scende verso il piccolo, sempre più insolite e inaudite. Già perché questa è una classifica all’inverso, in cui più è piccola è la quantità presa in analisi, maggiormente merita il composto di essere considerato “superiore”. Se questa è una parola, dopo tutto, adatta a questo regno delle circostanze. In cui niente è più considerato una certezza, neanche l’opportunità di superare l’alba della prossima giornata. A meno, ovviamente, di osservare il giusto grado di cautela. Ecco, forse, a cosa serve: prestare attenzione significa conoscere quello che può annichilirti, distruggerti e nel buio incatenarti. Questo video potrebbe, un giorno, salvarvi la vita!
Già, perché non ci vuole in definitiva molto per sfuggire all’auto-annientamento. Sapete qual’è la prima causa di morte per avvelenamento da acqua? La partecipazione a una scommessa o un gioco a premi. Si tratta di persone, del tutto inconsapevoli che sia possibile subire un’overdose da questo fluido di cui siamo composti al 60%, che accettano per scherzo a berne a dismisura. E ad un certo punto, iniziano a subire conseguenze simili a quelle di un’insolazione. Poco prima di cadere a terra, e non rialzarsi mai più. Poiché essenzialmente, una quantità eccessiva di H2O tende a saturare le nostre cellule, creando un disequlibrio tra sodio, elettroliti e liquido, che inizia quindi a farle aumentare nelle dimensioni, causando, tanto per cominciare, un pericoloso aumento della pressione intracranica. Con questo non intendo che dobbiate smettere di bere più del necessario, soprattutto in estate, quando la traspirazione nuoce alla naturale umidità dell’organismo. La quantità da ricordare: 5-6 Kg o litri. Oltre tale eccesso, se bevuto tutto insieme, la metà dei soggetti muore. Volendo fare una media. Perché è proprio questa in effetti, la base scientifica della breve sequenza, espressa in un valore scientifico che ha il nome di LD50 dove le lettere indicano lethal dose mentre il numero sottoscritto sta per il 50% delle vittime designate. Un concetto che si esprime normalmente con una quantità matematica che rappresenta il rapporto tra i kg o grammi di sostanza rispetto ad ciascun kg o grammo dell’organismo impiegato per effettuare il test. Si tratta di una semplice statistica, però niente meno che fondamentale nella ricerca medica. Dove spesso, l’introduzione di un nuovo farmaco comporta l’elaborazione di un dosaggio che si trovi esattamente in bilico tra la dose minima di efficacia sulla metà dei soggetti (ED50) e quella in grado di uccidere un essere umano adulto, attraverso una condizione nota come avvelenamento acuto (diverso è il concetto di quello cronico, che causa la morte nel tempo). Un problema che continua a sussistere, ad ogni modo, per qualsiasi altro protagonista apparentemente innocuo delle nostre tavole imbandite. Vedi ad esempio, il sale. Per il quale Reigarw, che  senza sfruttare lo strumento scientifico del rapporto frazionato impiega una semplice proporzione per “persona media” (il cui peso non viene neanche ipotizzato) fissa la dose mortifera sui 2,5 Kg. In questo caso, ritengo, il fato del malcapitato sarà chiaro: tachicardia, aumento della pressione venosa e un progressivo assottigliamento del sangue, le cui sostanze nutritive vengono prosciugate come la radula di una lumaca. Seguono altri elementi dalla capacità di nuocere evidente, quali liquore, alcohol puro ed olio di paraffina. Con l’intruso inaspettato della vitamina C, che può causare ipotetiche complicazioni gravi intestinali. Non che nessuno sia effettivamente mai riuscito a berne una quantità sufficiente. Ricordatevi che non stiamo parlando di semplice succo di frutta, bensì della sostanza concentrata effettivamente inesistente in natura. Mentre a questo punto, si entra nel vivo della questione. I fluidi citati successivamente sono dei veri e propri veleni.

Di lezioni esplicative in materia alla dose letale mediana se ne trovano parecchie online. Dopo tutto, la tossicità è un argomento di studio fondamentale in qualsiasi facoltà di medicina.

Il meno terribile è quello delle formiche: ne bastano 120 g, perché il nostro “uomo medio” inizi a subire i primi sintomi potenzialmente gravi. Seguito da una non meglio definita “tossina fungina” (l’amalgama di fonti citate a margine del video, non sempre pienamente verificate, in diversi punti della classifica si fa sentire) seguita dal Viagra, nota medicina originariamente concepita per curare l’ipertensione arteriosa. Come vie di accesso all’altro mondo, quindi, arrivano la caffeina concentrata (13,5 grammi) e la cocaina pura (7 g) ma ancor più a destra di quest’ultima, a sorpresa, troviamo la vitamina D, in grado di stimolare il metabolismo nell’assumere sostanze come il calcio ed il magnesio. Pare dunque che l’avvelenamento acuto comporta calcificazione dei reni, vomito e diarrea. Un modo tutt’altro che inviabile per transitare a miglior vita. Ma sapete cos’è peggio? Il cloruro di potassio, comunemente assunto in dosi minuscole all’interno degli integratori che aiutano a concentrarsi. Basterebbe infatti un singolo grammo, per sviluppare iperkaliemia o l’aritmia, con conseguente cedimento del cuore nel 50% dei casi. Si passa quindi agli animali, per cui lo strumento evolutivo dell’arma biologica è spesso un’importante ausilio alla sopravvivenza. Abbiamo, in quest’ordine: centopiedi (850 mg) serpente a sonagli (700 mg) ape (380 mg) vespa (150 mg) e calabrone (92 mg). Naturalmente, poiché stiamo prendendo in considerazione una quantità non proporzionale, la maggiore LD50 non implica necessariamente una probabilità maggiore di morte a seguito del morso o della puntura. Poiché ovviamente, una singola vespa o calabrone conterrà una quantità molto minore di veleno e si troverà in difficoltà nel raggiungere la quantità dei milligrammi necessari ad ottenere l’orribile risultato. Le cose cambiano ovviamente, nel caso in cui si subiscano inoculazioni contestuali successive (hai disturbato l’alveare? Addio mondo crudele.) Scendendo di un ulteriore scalino, troviamo invece creature più esotiche e dalle doti di assassinio decisamente più sviluppate: il toporagno settentrionale, uno dei pochi mammiferi velenosi, seguìto dal mostro di Gila, il temutissimo pesce palla con il suo fegato delizioso, la vedova nera e lo scorpione giallo. Viene quindi il ragno delle banane brasiliano, il cui morso inietta un veleno che causa uno shock sistemico con edema polmonare e l’insolito sintomo del priapismo. Ma nessuno penserebbe mai d’impiegarlo al posto del Viagra. Spostandoci quindi al di sotto dei 10 mg, entriamo in una sezione che potremmo definire “Hello, Australia!” quasi riconfermando lo stereotipo di tale continente come il più pericoloso della Terra. E non c’è un singolo bambino, di quei luoghi, che non impari ad evitare fin da piccolo il fungo dell’amanita falloide (qui rappresentato con un’illustrazione del colore sbagliato) la paralizzante medusa a scatola in grado di causare immediato soffocamento il pesce scorpione o scorfano dell’Indo-Pacifico ed il taipan costiero, terzo serpente più velenoso del mondo. Ma volete sapere la verità? Siamo ancora ben lontani dalla singola sostanza più pericolosa nota all’uomo. Terminiamo, dunque, la carrellata…

Reigarw, all’apparenza un grande appassionato delle classifiche, dedica sempre estrema attenzione a rappresentare la scala esatta delle quantità considerate. Come in quest’altro video sulla “cosa più costosa” in cui le pile di carta moneta vengono disposte a mo’ di spropositati monoliti, posizionati di volta in volta sotto il soggetto relativo.

Una volta entrati nella regione delle centinaia di microgrammi (10−6 g) sarà chiaro che ci troviamo nella regione più oscura della natura: la rana freccia, usata dagli indigeni dell’Amazzonia per avvelenare il nemico (630 µg) la conchiglia, di nuovo australiana, del temutissimo cono geografico (280 µg) e l’abrina, una sostanza proveniente dalla pianta tropicale invasiva dell’abro, chiamato in inglese rosary pea. Talmente pericolosa che alcune persone sono morte per la pratica altamente sconsigliabile, ma tradizionale in determinati di paesi, d’impiegarne i semi come perline da collana. Laddove bastano 90 µg della tossina nella sua forma pura per uccidere un uomo adulto. Menzione a parte merita la letalità intermedia tra questi estremi della saxitossina, contenuta nel plankton e in alcune specie di coralli marini. Tanto che si sono verificati casi di amanti degli acquari che, rompendone accidentalmente una certa quantità, ne hanno liberato nell’aria una quantità superiore alla LD50 di 500 µg, sperimentando gravi complicazioni respiratorie e in almeno un caso, la morte. Con una palese propensione alla suspense, quindi, Reigarw sembra mostrare una top 3 del cupo argomento di giornata: textilotossina 58 µg (il veleno del serpente bruno orientale) palytossina 21 µg (altri coralli) e maitotossina 9 µg (altro plankton) se non che, a sorpresa, una rapida zoomata mostra una quantità ancora inferiore: 1 µg  di polonio, la sostanza radioattiva famosa per essere stata impiegata, da mandanti e secondo una dinamica precisa tutt’ora ignoti, per avvelenare mortalmente nel 2006 l’ex spia del KGB Alexander Litvinenko. Lista finita, giusto? No, tutt’altro. Ce n’è ancora una. La conoscete di nome: tossina del botulino.
Ma non quella che viene iniettata per spianare le rughe del volto, bensì una differente variante (ne esistono 5) identificata con la lettera H, scoperta dalla scienza moderna soltanto nel 2013, attraverso l’approfondita analisi delle feci di un giovane paziente che soffriva di avvelenamento da cibo avariato. Un veleno così potente, nello studio di Reigarw, da poter uccidere una persona con un singolo nanogrammo (10−9 g) . Il che significa che l’equivalente alla dimensione di una sola cellula può uccidere tutte e 40 i trilioni di cellule del corpo umano. Mentre un solo grammo, se diabolicamente diffuso nella fornitura d’acqua di una città, secondo lui: “…Potrebbe sterminare la sua intera popolazione” (a dire la verità ho parecchi dubbi in merito. La singola goccia, più di tanto, non si può diluire). Ma resta indubbio che una simile sostanza sia orribilmente, irrimediabilmente letale. E non era forse questo, il vertice della piramide a cui aspiravamo?

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