Porta fuori quel bismuto dalla mia cucina!

Crunch, crunch, passata l’ora della colazione, inizia il susseguirsi dei momenti che compongono una mattinata. L’uomo tondo della ciotola, figura simile a un celeste consigliere: “Lascia stare, passa oltre. Lava la stoviglia e passa a fare qualche un cosa di più costruttivo.” Dice lui, con la veste candida e l’aureola sfolgorante. Ma la mente non può essere dissuasa. Al punto che sull’altra spalla, col forcone rosso ed un gran paio di corna, già parla lo spirito della solenne inquisizione: “Vuoi capire? Questo mondo devi possedere? Allora appoggia quel cucchiaio e mettiti a… Sperimentare.” Aah, la scienza! Non c’è niente di meglio, sul principio della noia, che uno studio approfondito, o la dimostrazione semplice e immediata, dei princìpi che sorreggono la Terra e l’Universo. Fisica, chimica, geometria! Tutto ciò che occorre è la materia prima, tempo libero ed un pizzico di spirito ribelle. Così nell’epoca di Internet, il proprio passatempo può persino diventare un modo per guadagnare, grazie alla pubblicità sui propri video di YouTube. Con ciò non voglio dire che dobbiate riprodurre quanto segue in casa vostra. Solamente i più prudenti, attenti e cauti praticanti, possono giocare coi cristalli. C’è pure il caso di persone, che facendosi prendere la mano hanno finito per farne un hobby pericoloso, finendo per lavorare nel retrobottega dell’industria dei fast food messicani (Heisenberg, vi dice niente questo nome?) Specifichiamo: nel presente caso si tratterebbe, in netto contrasto con l’apparenza, di una sostanza relativamente non-tossica, non radioattiva, neanche troppo velenosa… Quasi come l’olio di palma. E quello, almeno a giudicare dall’industria gastronomica internazionale, rientra a pieno tra i nostri ingredienti preferiti. Del resto, non è che il bismuto possa essere acquistato come nulla fosse su Amazon… anzi mi correggo… Non è che lo spediscano gratuitam…Ehm, ok. Soprassediamo. Chiusa la parentesi delle metafore, inizia l’osservazione del fenomeno. Aprite bene gli occhi. State per assistere a un miracolo della natura. Che a differenza dell’arcobaleno, non compare in modo spontaneo dopo la pioggia, ma richiede una serie di gesti ben precisi e attentamente pianificati.
Su quest’argomento, sono molti i praticanti che si estrinsecano sul Internet, alla ricerca di un successo che generalmente poi non tarda ad arrivare. Tra le diverse alternative, quindi, ho scelto di mostrare in apertura questo video dell’utente NightHawkInLight, l’ennesimo creativo o maker secondo la definizione più moderna, che quel giorno pareva particolarmente in vena, visto l’alto livello del montaggio e la qualità delle riprese messe in campo nella disanima di una tale procedura. Iniziamo con il presentare il personaggio principale: bismuto, bisemutum o wissmuth, sono i termini impiegati per riferirsi all’83° elemento della tavola periodica, un metallo affine all’arsenico ed all’antimonio, tossicità esclusa. Tanto che addirittura, visto l’alto peso in relazione alla densità, si è più volte pensato a soluzioni tecniche per impiegarlo al posto del piombo, che può notoriamente risultare nocivo per l’organismo umano. Proposito che generalmente risulta realizzabile soltanto nella creazione di leghe metalliche, visto il punto di fusione ancor più basso dell’alternativa, risultando fissato sui soli 271 gradi. In altri termini, capite che vuol dire… Potreste squagliare il bismuto sui fornelli della vostra cucina. Si ma perché farlo? Continuate a leggere (o guardate tutto il video) per scoprirlo. Tutto quello che occorre, per riprodurre il fenomeno, è una pentola o padella, sulla quale riscaldare la barretta, la pepita o qualsiasi altro sia il formato che vi siete procurati, fino alla liquefazione delle circostanze presenti. A quel punto, l’aspirante chimico dovrà rimuovere lo slag (parlando semplice, si tratta delle impurità) che si sarà raccolto nell’area superficiale, lasciando solamente la limpidità del liquido sottostante. Che poi verrà sapientemente trasferito, per tornare a quanto sopra delineato, ovvero nella ciotola dal bordo ampio, facendo affidamento sul trasferimento naturale di una forma che sia visivamente appagante. Con il progressivo raffreddarsi del materiale, dunque, si potrà assistere alla spontanea manifestazione di un… Qualcosa…

Chi ha detto che fare esperimenti col bismuto sia un passatempo inerentemente privo di uno scopo? Ci sono persone che facendolo, ne hanno tratto alcuni dei migliori fermacarte. Per non parlare dei soprammobili da usare nelle case…

Si chiamano cristalli a tramoggia. È una formazione chimica, non particolarmente rara nel mondo naturale, che si manifesta in genere quando l’attrazione elettrica del reticolo cristallino è più intensa nei bordi di un fluido soggetto a una trasformazione del suo stato materiale verso la solidità. Ne sono stati osservati a partire da materiali come la calcite o l’oro, per non parlare di sostanze più mondane come l’halite (nel qual caso si parla di sale) o l’acqua (lo conoscete molto bene: è il ghiaccio). Nei casi più estremi, l’oggetto risultante assume un aspetto estremamente caratteristico, con una forma a gradoni nella quale si ripete a dimensioni sempre più piccole la forma del cristallo di partenza. Ad un occhio disinformato, potrebbe persino sembrare che dietro debba esserci la mano dell’uomo, visto l’aspetto marcatamente artificiale e quadratico di quanto finirà per palesarsi. Ciò è vero solamente nel ruolo di un demiurgo, che pone le basi di una serie di reazioni e quindi osserva, traendo quegli appunti che costituiscono le regole della realtà. La colorazione iridescente del metallo successivamente al raffreddamento deriva invece dal processo di ossidazione e in conseguenza delle microscopiche impurità.
Ma questa non è l’unica stranezza del bismuto. Che detiene anche un record particolarmente interessante: quello di sostanza più diamagnetica correntemente nota all’uomo. Il che significa, sostanzialmente, che avvicinando un magnete a questo metallo esso genererà un campo magnetico inverso e proporzionale, benché necessariamente più debole di quello di partenza. Caratteristica comune anche all’oro ed al mercurio, ma che qui è presente con una mantenimento dell’energia decisamente più performante. Il che porta a idee come quella qui sopra dimostrata, sempre del nostro eroico sperimentatore NightHawkInLight, per la creazione di un marchingegno in cui due pezzi di bismuto vengono montati l’uno sopra all’altro. Mentre in centro, trova posto un piccolo magnete, che autonomamente continuerà a fluttuare roteando su se stesso, nelle parole dell’autore o artista che dir si voglia “Per svariate centinaia di anni”. Con la possibilità in aggiunta, di squagliare preventivamente il proprio bismuto, generando la consueta serie dei magnifici cristalli a tramoggia. La naturale natura massiccia di un simile materiale, assai poco propenso a spostarsi a seguito di un urto accidentale, farà il resto. Già ma perché, esattamente, il bismuto è così pesante? La ragione va ricercata nell’osservazione del suo nucleo atomico, il più grande fra quelli di tutti gli elementi originariamente ritenuti non-radioattivi. Tanto che in termini non particolarmente tecnici, si potrebbe affermare che si avvicini al limite massimo possibile prima che si effettui una separazione chimica, portando all’esistenza di due nuclei distinti. La ragione di questa anomalia va in effetti ricercata nel fatto che, contrariamente a quanto si sapeva fino al 2003 presso l’Institut d’Astrophysique Spatiale ad Orsay, in Francia, il bismuto presenta in effetti un isotopo derivante, che compare anche nella catena di decadimento dell’uranio-233. Il quale tuttavia, ha una mezza vita talmente lunga (1.9×1019 anni) da risultare superiore a quella dell’esistenza dello stesso universo. Il che è una fortuna, considerato come si tratti di un materiale effettivamente usato in medicina, nella creazione di leghe biocompatibili e addirittura in quantità minima, come ingrediente di una diffusa linea di medicinali per curare la dissenteria.

Il famoso Prof. Sir Martyn Poliakoff dell’Università di Nottingham dimostra la possibilità di creare un pigmento giallo-arancione combinando bismuto e vanadio. Il suo entusiasmo contagioso è dovuto al fatto che una simile soluzione, rispetto al più diffuso solfato di cadmio, risulterebbe drasticamente meno tossico e nocivo per la salute (“Ma non bevetelo!” Si preoccupa di specificare.)

Effettuare esperimenti in casa potrà anche non portare a simili osservazioni degne di essere citate. Ma farlo col bismuto, quanto meno, ha un costo e pericolosità ridotte, con in più il valore aggiunto dell’oggetto derivante, che può essere gelosamente custodito come un vero e proprio tesoro autocostruito oppure rivenduto, con un ragionevole guadagno, durante le fiere locali o sui siti del fai-da-te, come Etsy o DaWanda. E non si può mai dire quale giovane mente, naturalmente disposta ad inoltrarsi nel complicato mondo della scienza e con ancora il tempo per farlo, possa scegliere di percorrere quel sentiero subito dopo aver visto qualcosa di tanto atipico e meraviglioso.
Si dice che non esistano in tutto il mondo due cristalli di ghiaccio esattamente uguali. E questo è altrettanto vero, a quanto pare, per il bismuto. Il che significa, per inferenza, che da qualche parte c’è un gioiello perfetto per voi. Ma potreste non vederlo nel corso di una vita intera. A meno che siate voi stessi, a crearlo…

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