Il gotha del drifting si scatena sulla pista del Gunsai

Gunsai Attack

Fine giugno. Nel caldo umido della grande isola dello Honshu, principale terra emersa giapponese, una chiamata viene fatta pervenire ai clan guerrieri di un particolare mondo dei motori, che da un secolo ruggiscono furiosi. Di certo non sarà difficile da immaginare: i cellulari che squillano, in forza d’e-mail, messaggi e qualche volta addirittura una chiamata (ancora adesso!) con il fine di trasmettere il messaggio: “Accorrete, accorrete! Yosuke Suga della SC Films, che già conoscerete come autore della serie di video per Internet denominata KAMIKAZE DIVE, sta posizionando le sue telecamere per il prossimo episodio. Chi non c’è, non ci sarà. Di sicuro, se ne pentirà.” Già, ma dove? Dove, se non presso una delle piste da drifting più famose dell’Estremo Oriente, che corre attorno all’improbabile luna park a tema ciclistico del Gunma Cycle Sports Center, canonicamente abbreviato con il termine Gun-sai (per capire come siamo arrivati ad una tale contrazione, pensate alla lettura in inglese del termine “cycle”). Un tratto di strada lungo 9 Km, originariamente pensato per fare da pista per la vasta selezione di veicoli a pedali della stravagante istituzione per bambini di ogni età, ma che il mondo ormai conosce, principalmente, in forza dello show televisivo a tema automobilistico intitolato Best Motoring, che tra il plebiscito popolare la fece ribattezzare Gunsai Touge, ovvero: il “passo di montagna” del Gunsai. Il che costituisce, molto chiaramente, una metafora; nessun massiccio del territorio viene attraversato da questo tratto di strada chiuso al traffico, che anzi si richiude su se stesso dopo una variegata e complessa serie di curve in entrambe le direzioni. Eppure l’atmosfera, il fitto bosco che lo circonda, la strettezza del circuito ed il suo significativo dislivello, proprio a questo fanno pensare. Non ci sono spalti per osservare la gara, mancano riflettori, linea del traguardo, box di qualsivoglia tipo. Ma ciò che cementa più di ogni altra cosa la netta impressione di trovarsi ben lontano dal mondo delle competizioni convenzionali, è il tipo di evento che viene tenuto presso questo punto di riferimento. Creato appositamente sulla base delle vecchie, pericolose ed illegali gare notturne, che iniziarono ad essere organizzate verso la metà degli anni ’70, in risposta alla percepita necessità degli imprudenti di emulare le imprese di Kunimitsu Takahashi, colui che viene considerato il padre, volente o nolente, di un’intera disciplina motoristica fondata sull’odore della gomma bruciata. E i maestri delle sgommate, da quel giorno, non hanno più rinunciato a un’opportunità. Di FARE!
Il video specifico, senz’altro dedicato al singolo raduno più importante di quest’anno fino ad ora, mostra una vasta selezione d’automobili impegnate nel confronto col tracciato del Gunsai Touge, ciascuna recante al volante i migliori rappresentanti di categoria. C’era Naoki Nakamura, campione nazionale con la sua sgargiante Nissan Silvia S13, assieme agli altri rappresentanti color fuchsia del team Burst. C’erano Hideaki Ishii e gli altri Freee, oltre ad innumerevoli altri nomi largamente poco conosciuti fuori dall’ambiente di categoria. Ma soprattutto, c’erano le auto: una vasta selezione di mezzi giapponesi vecchi e moderni, preferibilmente leggeri e potenti, nella maggior parte dei casi a trazione posteriore, tra cui la Nissan Skyline R32 degli A-BO-MOON, una riconoscibile Toyota Corolla AE72 ispirata ai colori del pilota di rally Ken Block e soprattutto, una vasta selezione di Hachi-Roku, come vengono chiamate in gergo, ovvero le Toyota Sprinter Trueno AE86 del 1983, letterale auto-simbolo del drifting giapponese. Un veicolo non particolarmente potente, né meccanicamente straordinario, che ha tuttavia offerto da sempre la realtà di un auto sportiva ad un prezzo notevolmente accessibile, assieme ad una relativa facilità nel procurarsi i pezzi di ricambio. Ciò senza contare il suo ruolo da vera protagonista nel manga, e nei successivi, innumerevoli, film e serie tv del franchise Initial-D, dedicato alle imprese di guida di Takumi Fujiwara, personaggio destinato a diventare il più famoso guidatore in una versione di fantasia di questa stessa, montagnosa prefettura di Gunma. Non a caso, una delle Sprinter presenti al tracciato del Gunsai reca persino la scritta “Negozio del Tofu di Fujiwara” alludendo al periodo in cui il protagonista della storia, ancora studente di liceo, faceva le consegne per il padre, con la stessa auto che quest’ultimo aveva impiegato nella sua precedente vita di corridore notturno. Un’attività che, ovviamente, il figlio non tarderà ad emulare.

Gunsai Noriyaro
Lo YouTuber Noriyaro era presente durante la realizzazione del video, che ha avuto modo di sperimentare da bordo pista ed addirittura, durante un singolo giro, dal sedile passeggeri della AE86 dedicata ad Initial-D.

Il video della SC Films, che vanta un montaggio ed un uso del rallenty decisamente ben concepiti, non fa molto per contestualizzare la natura specifica dell’evento. Per fortuna, tuttavia, ci viene in aiuto il canale di YouTube di Noriyaro, grande appassionato di automobilismo residente in Giappone, che ormai da anni segue dall’interno questo mondo affascinante del drifting, conosciuto da noi occidentali più che altro grazie a qualche film e videogame, che tendono ad offrirne una visione certamente entusiastica ma non del tutto veritiera. Il punto di questa disciplina, infatti, non è semplicemente l’elaborazione del motore per incrementare la massimo la potenza, né tanto meno l’impiego costante di apparati come la bomboletta di protossido d’azoto, finalizzata all’incremento di coppia e dunque presupposti di sovrasterzo del bolide fiammante di turno. Quanto piuttosto una ricerca, dall’impiego estremo di mezzi molto spesso assolutamente comuni, della perfetta espressione della tecnica di guida. Contrariamente a quanto alcuni pensano, infatti, mettere un’auto di traverso su un percorso sinuoso non significa assolutamente rinunciare a controllarla con precisione. Ciò è particolarmente noto ai piloti di rally, che ben presto avevano scoperto come affrontare le curve senza ridurre la potenza fosse non soltanto possibile, bensì altamente desiderabile in determinate condizioni di bassa aderenza. E se…Pare quasi di sentire il ragionamento fatto da Kunimitsu Takahashi a suo tempo: “Fossimo noi, ad indurre tale stato vantaggioso?” Comparate, per analogia, la differenza che c’è tra un tiro di cavalli e una carriola spinta a gran velocità. Nel primo caso, il guidatore può soltanto dirigere l’andamento degli animali, lasciando che il cabinato gli vada dietro per la semplice disposizione dei componenti. Mentre nel secondo, è in effetti possibile decidere quanto e come fare forza in senso trasversale, per dare l’inizio ad una discrepanza tra la direzione del movimento e la disposizione longitudinale del fronte e retro del convoglio (ovvero, persona più veicolo su ruote). Per riuscirci, il più delle volte, occorre scegliere piuttosto che un punto di fuga, l’impenetrabile presenza di un clipping point, che sia muro, guard rail o birillo, vicino a cui passare per quanto possibile col proprio avantreno. E fare questo su di un’automobile, da l’inizio a quello che viene definito in gergo la creazione artificiale del “traverso”, il cui mantenimento, persino tra una curva e l’altra, viene considerata in questo contesto la metrica della capacità dell’uomo al volante.

Gunma Cycling Center
Jerry di “Travels With Jerry” visita il Gunsai con un suo amico, pedalando sopra questo stesso asfalto con bizzarri velocicli reclinati forniti a noleggio presso il centro accoglienza del parco.

Così, è stato proprio Noriyaro ad offrirci una finestra sull’atmosfera del KAMIKAZE, arrivando a fare qualche domanda ai suoi partecipanti di maggiore fama. Egli non era tuttavia che uno dei molti rappresentanti dei media, sia nazionali che internazionali, invitati per trasmettere ai quattro venti l’esperienza di un raduno tanto unico e carico di spunti di approfondimento. In particolare consiglio anche l’articolo della testata Speed Hunters, accompagnato da un ricco reportage fotografico e le impressioni dei due inviati del sito presso la location dell’evento.
Il cui lavoro divulgativo condivide, assieme al video fin qui citato, un breve spazio dedicato al parco giochi ciclistico del Gunsai, un luogo forse non particolarmente noto ai turisti, che tuttavia offre un certo numero di attrazioni praticamente uniche al mondo. Degna di nota la pseudo-montagna russa ed il trenino a pedali, costituenti un invito a divertirsi si, ma sempre con un occhio di riguardo alla salute che proviene dall’attività ginnica quotidiana.
Un aspetto ironico dell’evento sul drifting, a tal proposito, restava l’imprevista colonna sonora di una buffa musichetta per bambini, proveniente dall’edificio principale del luna park e perfettamente udibile nell’area di sosta usata come punto di appoggio per le interminabili sgommate. Che dopo una scherzosa lamentela, il nostro corrispondente videoamatore accetta di buon grado, poco prima di recarsi ad un titanico distributore d’ordinanza (elemento tipicamente nipponico) per acquistare una strana bevanda “gelatinosa” di provenienza industriale, trangugiandola con espressione indecifrabile ma un certo gusto evidente. Certo, si può capire: l’arsura sarà stata significativa. L’atmosfera, nonostante tutto, gioiosa e spensierata. Quindi se non puoi eliminare le fonti di distrazione, tanto vale accettarle. Mentre fai tutto il possibile per unirti a Loro…

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