Lego Panzer contro i mattoncini dell’Armata d’Ucraina

Battle of Brody Lego

È tutta una questione di V, VV, doppia W sulla tastiera. V come vittoria, di quel fatidico 9 maggio del 1945, il giorno in cui la Germania di Hitler si arrese, dopo aver tanto duramente combattuto, dinnanzi alla netta superiorità di mezzi, uomini e risorse provenienti dallo sconfinato Fronte Orientale. In un turbine di tuoni, morti e feriti, la città che crolla sul finire di un’Apocalisse lungamente attesa. E i potenti che escono di scena, rinunciando a tutto questo, ed al processo che sarebbe giunto dopo. Fu una fine orribile e ingloriosa. Di una lunga, altrettanto spiacevole faccenda, si: la più grande guerra che l’Europa abbia mai avuto modo di conoscere. E che per fortuna, assai probabilmente, mai conoscerà. E a pensarci anche un secondo, si ricorda, che tra l’altro, è stata la seconda! World War II (doppia W). Vaudeville possibilmente post-prussiano, in cui riecheggia il forte suono: WUB, WUB, WUB. Non è un basso dell’altoparlante interconnesso all’autoradio (del veicolo possibilmente cingolato). Né la risonanza della discoteca senza tempo, presso cui giunsero i guerrieri del Walhalla, al volgersi di un’epoca cambiata già dal marchio dell’inarrestabile modernità; ma rutilanti cingoli di carri armati, che percorrono l’intera Piazza Rossa inframezzati a splendidi corpi d’armata. Come volle la fondamentale profezia: “Ascoltami, oh discendente di sovietici con il fucile nell’armadio. Le mura di Mosca tremeranno ancora. E ancora. Poi di nuovo. Anno dopo anno e per il pubblico ludibrio dei presenti. In nome di un fatidico momento, dedicato al còmpito solenne del Ricordo.” Proprio così, l’avrete certamente ormai capito. Qui si tratta, in poche parole ma non povere, tutt’altro, di una Parata Nazionale! La più grande, assai probabilmente, dell’intero mondo d’oggi, in cui portare in processione i proprio mezzi, inevitabilmente, si trasforma in una “Spesa Poco Necessaria”. E che vuoi fare? C’è la crisi, un po’ dovunque. Tranne che lì, dopodomani, nel dì più amato della Grande Guerra Patriottica (la sua fine) con uomini a cavallo, senza cavallo, molti cavalli sotto il cofano e una scatola di ferro attorno alla riserva delle munizioni. E sarebbe davvero controproducente, indesiderabile, persino insincero, voler credere che questo non sia dopo tutto un grande gioco. O che per lo meno lo diventi, nella mente dei più giovani spettatori, di persona o sullo schermo d’infinite televisioni, che quello stato di dis-grazia non poterono mai viverlo davvero. Né del resto, lo conobbero direttamente. Giacché i veterani, giustamente, raramente parlano di tali cose con i propri figli o nipotini: “Caro piccolo Ivan, ti ho mai parlato della volta in cui ho fatto fuoco in un cespuglio, uccidendo un uomo? Si trattava di me o lui, Dio mi sia testimone, si trattava di me o lui…” Gli occhi ormai offuscati dalle cataratte, copiosamente umidi e che sembrano guardare a un altro tempo: “Davvero nonno Bronislov? Davvero davvero? Che figata!” Sarà meglio non fermarci a troppo a lungo a ponderare.
Mentre tutto ormai sparisce sotto il segno della doppia V, W, WW. Wehrmacht: fate largo. Arrivano i tedeschi in terra d’Ucraina. Quella puramente fantastica, s’intenda, senza l’incertezza dei confini sopra e sotto la penisola più calda dell’Est, qui ricostruita da un misterioso maestro dell’azione e della costruzione in scala. Enters Brick Dictator, così si chiama, che vanta persino i baffi in stile Colonnello Sanders nel suo piccolo avatar di plastico selezionato con YouTube (si sa che i dittatori hanno un rapporto difficile con barba e capelli, del resto ce lo insegna la Storia). Il suo ultimo video: un assoluto capolavoro. Dedicato, in questo periodo dell’anno certamente rilevante, alla prima vera battaglia dell’Operazione Barbarossa, combattuta dalle più esperte, equipaggiate ed entusiastiche Panzer-Division, contro i comandanti russi che si dimostrarono, in un primo momento, niente affatto preparati. Di certo, molte parole sono state spese contro le decisioni strategiche e il fondamentale obiettivo della Germania in quel particolare frangente, che sarebbe infine stato il primo passo della sua condanna. Eppure nessuno, in tanti anni, ha mai pensato di rivolgere una critica alla possenza di una simile macchina bellica, calibrata e inesorabile come può esserlo, la maggior parte delle volte, un orologio.

Lego Battle for France at Stonne
1940, la seconda battaglia di Sedan. Chi salverà la Francia, chi? Forse questo pesante e lento Char de Combat B1 Bis n° 350? Oppure chi? Chi?

Le battaglie di carri a Brody, Luc’k e Dubno, furono un significativo campanello d’allarme per le personalità al comando delle forze staliniste, che dimostrò come per la prima volta nella storia, la Russia non sarebbe stata imprendibile semplicemente in funzione della sua vastità e delle caratteristiche di un territorio privo di pietà. In ciascuna delle tre circostanze citate, infatti, la superiorità logistica dei russi era preponderante: per un totale di circa 1500 carri armati, contro i 650 schierati dai tedeschi, per di più di un tipo (Panzer III e IV) largamente inferiore ai super-resistenti T-34 provenienti da Oriente. La cui corazza angolata, un’invenzione rivoluzionaria, donava la caratteristica innata di deviare molti dei colpi ricevuti. Per non parlare dei primi pesi massimi del campo di battaglia: il video di Brick Dictator fa un ottimo lavoro nel mostrare l’effetto che poteva avere, su di uno schieramento nemico largamente impreparato, l’avanzata di un singolo KV-1, il mostro con 75 mm d’acciaio a proteggere la sua parte frontale, nei fatti impenetrabile a qualsiasi cannone montato sui veicoli rivali, che tanto facilmente avevano messo in ginocchio la Polonia e la Francia. Eppure, nel procedere del video, inframezzato da scenette comiche come nella migliore tradizione dei cortometraggi a tema Lego (vedi ad esempio, i popolari videogiochi ambientati nel mondo di Star Wars) quei pupazzetti giallo-Simpson tutto fanno, tranne che perdersi d’animo. E così fu, anche nella verissima realtà: successivamente a una breve flessione nella linea del fronte, motivata dalla potenza d’impatto dei corazzati russi, i due Panzergruppen sotto il comando dei generali Ewald von Kleist e Werner Kempf ebbero modo di riorganizzarsi, per contrattaccare.
Momento esemplificato, dopo una breve inquadratura del cartello interno al carro armato con su scritto: “Tutti gli impiegati devono lavarsi le mani” (inserire qui le risate registrate) dal posizionamento di un cannone anti-carro a traino, del tipo che probabilmente riuscì a fare la maggior parte dei danni ai carri pesanti nemici in quella particolare battaglia. Dopo alcuni colpi mandati a segno, quindi, appare chiara una cosa: l’invincibile KV-1 sta rallentando. Finché nelle ultimissime battute, tra la generale sorpresa ed il sollievo di ogni pupazzetto coinvolto, si ferma ed esplode. La sua torretta vola verso l’alto in uno spettacolare turbinìo di fiamme. Oh, giubilo! Oh, felicità! Abbiamo appena fatto fuori cinque minfig (gli “omini” della Lego) con l’uniforme sbagliata. Comandante, pilota, cannoniere, ufficiale delle comunicazioni e addetto al caricamento. Peggio per loro. Dovevano arrendersi quando gliene abbiamo dato la possibilità! Uuh, quando noi…Quando…

Russian Victory Parade
Ed eccola qui, dunque. La magistrale Parata dell’anno scorso, conclusasi con il consueto giro di strette di mano e discorsi auto-congratulatòri. Nessun colpo di scena. Il che, dopo tutto, può essere descritto unicamente come un bene.

Ma quando mai, scherziamo? Operatore, non puoi sopravvivere, a meno che la smetti con questa ossessione per la doppia V,V,W. V come vittoria e vulnerabilità del carro, W per WUB, WUB WUB & Word War 2 (tu) ma soprattutto, la terza lettera della tastiera da sinistra, quella che premiamo, giorno dopo giorno, col supremo senso di fondamentale responsabilità. Per avanzare. Divorare metri e pixel virtuali, verso l’obiettivo conclusivo delle nostre imprescindibili campagne militari. Un mestiere che di nomi ne ha diversi: Call of Duty, Halo, Doom, World of Tanks. Dov’è in tutto questo, la memoria? Si è perduta forse, rotolando giù nella trincea? Senza fondo fin da qui all’eternità…. Tutto quello che ci resta: cliccare e fare fuoco, pensierosi, senza mai smettere di premere la WWWWWWWwwwww. Non è forse ciò un sinonimo fondamentale di Progresso….
P, P, con la PP. Non c’è più crescita, soltanto l’overwrite. Mentre le più terribili esperienze dei nostri nonni (neanche hanno avuto il tempo di diventare *bis) già spariscono, al pari del misterioso meccanismo astrologico di Antikythera. Chi ha costruito questi Lego e perché? Carri armati, cosa sono? Pallottole, si mangiano? La guerra tra “nazioni”. Vuoi dire, tipo dei paesi? Uhm si, ne ho sentito parlare. Ma preferisco le partite casuali. No grazie tanto dell’offerta. Al momento non cerco clan.

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