L’uccellino che sfugge alla risacca per sfidare il mare

Sanderling

Accelerate nell’universale ciclotrone dei campi magnetici terrestri, le particelle piumate sfrecciano dai loro nidi fino ai limiti del mondo. Nessuno sa davvero, perché. Mescolandosi nell’aere, sopra e sotto la presenza delle nubi, squillano d’aspettativa verso il segno di una meta poco chiara. Le regioni artiche dell’ora dell’accoppiamento, ormai un ricordo assai lontano. È quasi inverno, si ripetono tra loro. Finché allo scoccar dell’equinozio nella loro mente, dopo giorni o settimane di volo, essi non “percepiscono” di essere arrivati, calando lievi fino al suolo. Cosa sono in fondo 10.000, 15.000 Km, per un vero uccello migratore? Ed è con tale consapevolezza, che essi iniziano la vera danza. Il piovanello all’opera non può che costituire una scena estremamente buffa: ecco un tenero, tondeggiante passerotto dalla lunghezza di 20 cm, che invece di attendere le nostre briciole, si avventura fin sul bagnasciuga di una spiaggia. Quindi inizia, col suo becco corto ma affilato, a cercare. Piccoli granchi, le loro uova, gli altri invertebrati; ma per farlo nella maniera corretta, esso non può attendere la bassa marea. Perché in quel caso, le sue prede non tarderebbero a nascondersi in profondità, sfuggendo alla questa fame di chi viene da lontano. Laddove invece le creature stesse di un simile fugace habitat, ogni qual volta l’acqua giunge fino al punto superiore delle rispettive piccole buchette, non possono far altro che far sporgere la loro testa di crostacei. Nella speranza di ricevere, anche loro, il dono di un gradito pasto mattutino.
E trae in inganno, certamente. Perché simili palle di candide piume, che si affollano in grandiosi stormi di passaggio in ogni regione del mondo (neanche l’Africa ed il Sudamerica sono esonerati dalla loro presenza transitoria) sembrano cucciolotti timorosi di un qualsiasi influsso incontrollato. Mentre si appropinquano con quell’andatura fluida e simile a una pedalata al terreno di caccia, cento, duecento volte ogni giro dell’ora, per il semplice fatto che le ondate non si fermano. E insistentemente, minacciano di inumidire quei piedini con tre artigli ben proporzionati. Ma basta vedere, per un attimo, uno di loro che apre le sue ali, dall’apertura notevole di 43 cm, per comprendere che questi qui sono dei grandi volatori. Veri e propri albatross delle geografiche circostanze, in grado di sorpassare il viaggio dei più grandi esploratori della nostra storia di umani.
Il Calidris Alba in particolare, la specie mostrata in questo video girato presso la laguna di Cap-Pele in New Brunswick, Canada, è riconoscibile dal piumaggio estremamente candido tranne che per una macchia scura in corrispondenza delle ali. In estate, l’uccello si colora di una macchia rossa sotto la gola, che potrebbe avere la finalità di assisterlo nell’attirare la compagna. Da piccolo, invece, presenta dei contrasti più netti, con il bianco e nero che si rincorrono in ogni sezione delle sue graziose piume. Ma una simile livrea, naturalmente, non poteva permanere fino all’epoca del viaggio, quando avrebbe irrimediabilmente costituito il perfetto richiamo visuale per la fame di un qualsiasi predatore, sempre in agguato sul corridoio aereo che conduce verso sud. E i numerosi punti di sosta lungo il suo percorso, quali le spiagge del golfo di Fundy o del Delaware, e le altre lungo l’intera costa est degli Stati Uniti, dove in determinate stagioni un simile spettacolo è tutt’altro che raro. Mentre qui da noi, nella più temperata Italia, questa tipologia di piovanelli giunge raramente, ed in numero piuttosto ridotto. Così l’avvistamento, da parte di chi fa attività di birdwatching, costituisce sempre un’esperienza straordinaria ed affascinante. Ma immaginate, per un attimo, di trovarvi in spiaggia a prendere il sole! Ed al posto dei soliti gabbiani, vedere innanzi a voi la folla zampettante di quelli che in lingua inglese vengono definiti sanderling (un termine che fa pensare al “popolo” degli gnomi o degli elfi ultramondani) intenti a combattere la loro eterna lotta contro il flusso dell’acqua, prevedibile e costante. C’è sicuramente, da restare affascinati. E da chiedersi se esista a questo mondo un qualche cosa di ancor più fantastico e meraviglioso…

Sandpipers Dorchester
In questo video di Marc Doiron, girato presso Dorchester nel Buovo Brunswick, un’intera grande comunità di piovanelli si affolla sulla spiaggia un tempo silenziosa e solitaria. I loro movimenti di concerto, con gli occasionali piccoli decolli, formano figure non dissimili da quelle degli storni in volo.

L’opera di caccia compiuta da questa genìa piumata è in realtà piuttosto conforme a quella di un altro uccello, a noi certamente più noto ed esteticamente non così dissimile: la beccaccia, Scolopax rusticola. Anch’essa parte della famiglia degli scolopacidi, stesso ordine dei caradriformi, che abitualmente vediamo percorrere il sottobosco nelle stagioni invernali, alla ricerca di vermi ed altre creature da scovare col suo becco preciso e spietato. Ciò perché questa tipologia di uccelli, in effetti, dispone di un particolare strumento biologico, definito dei corpuscoli di Herbst. Sostanzialmente, alla fine del suo becco sono presenti un certo numero di terminazioni nervose lamellari, anatomicamente simili a quelle presenti sulla nostra lingua. La loro funzione non è però collegata al gusto, bensì quella di rilevare ogni tipo di vibrazioni, permettendo all’uccello di percepire letteralmente la presenza di possibili fonti di cibo, prima ancora di vederle con i propri occhi. Il processo evolutivo che deve aver portato, attraverso le generazioni, alla sviluppo di una simile risorsa, può essere definito a tutti gli effetti un miracolo della natura. Nonché la principale ragione per cui questi uccelli, oggi, possono occupare una nicchia ecologica tanto specifica e trasversale, presente sia nell’entroterra che sulle regioni delle coste, dove, tutto considerato, si può osservare una continuità morfologica davvero fuori dal comune. L’indipendenza di molte specie di questi uccelli da una specifico habitat a latitudini di nostro interesse, inoltre, li ha protetti negli anni dai pericoli della deforestazione e dello sfruttamento delle risorse costiere, rendendone la salvaguardia una missione tutt’altro che impossibile, persino ai nostri tempi di un progresso necessario, fatto spesso a spese dell’ambiente naturale. In tutti i casi tranne uno, tragico e drammaticamente sfortunato: quello del Calidris pygmaea, o gambecchio dal becco a spatola, di cui ad oggi restano meno di 2500 esemplari a questo mondo.

Spoon Billed Sandpiper
La più rara specie al mondo di sanderling ha un piumaggio più variegato e tendente al marrone. Ma il suo aspetto di riconoscimento maggiormente significativo resta il becco con la forma di una spatola, impiegato per facilitare ulteriormente la ricerca di cibo.

Osservando le tappe del percorso compiuto da questo specifico uccello durante le sue migrazioni al cambio di stagione, non è difficile immaginare i pericoli che incontra sul suo cammino. Il gambecchio è originario delle penisole siberiane di Chukchi e della Kamchatka, da cui parte in autunno per migrare fino alla costa del Pacifico, passando per Giappone, Corea e Cina. In inverno, è una visione piuttosto comune in India, Bangladesh, Thailandia e Vietnam, dove fino all’epoca recente veniva spesso cacciato dalle popolazioni locali per il semplice bisogno di mangiare. Mentre oggi, molto spesso, intere aree necessarie alla sua sopravvivenza sono state riconvertite al servizio del turismo, con alberghi e resort che naturalmente non collocano la cura degli uccelli al primo posto tra i valori dell’azienda. In conseguenza di ciò, sono state intraprese di recente alcune iniziative di conservazione, tra cui quella della Wildfowl and Wetlands Trust (WWT) di Slimbridge, Inghilterra, che nel 2011 ha intrapreso un viaggio avventuroso in Russia, durante il quale sono state prelevate alcune uova dell’uccello nella tundra, per tirarne su i piccoli in cattività ed aumentare le possibilità di riuscita della loro futura migrazione. Il momento più delicato nella vita di questi uccelli, infatti, è il primo autunno, durante il quale devono nutrirsi a sufficienza per accumulare il carburante necessario al lungo viaggio oltre le correnti dell’Oceano. E il semplice fatto di fornirgli quello che il progetto ha definito uno headstart (partenza avvantaggiata) secondo gli studi ornitologici dell’organizzazione citata, avrebbe aumentato notevolmente le loro possibilità di riuscita e futura riproduzione. Speriamo che sia stato veramente così.
Certo, il gambecchio dal becco a cucchiaio non è che una delle tante tipologie di uccelli cercatori che vivono al confine delle acque sconfinate. La maestosità della loro presenza, forse, non sarà paragonabile a quella delle colossali balenottere. Un singolo grande cetaceo, con la sua stazza considerevole, necessità di cibo e spazio neanche paragonabile a quello di 100 o 1.000 lievi visitatori provenienti dal freddo distante, che passando si posano, per mangiare e poi scappare via. Quindi se intendiamo preservare la prima, in qualche modo coscienziosamente arduo e irraggiungibile, come potremmo mai trascurare questi altri piccoli e cinguettanti amici?

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