La sfida delle donnole sul muro

Weasel

Mamma anatra con i suoi cuccioli, perfettamente in fila indiana, che cammina dondolando per le strade cittadine. Quante difficoltà incontra, quella famigliola sfortunata? Quindici tombini, dodici attraversamenti pedonali, quattro marciapiedi e un alto muro. Per i primi l’unico pericolo è caderci dentro: Ma la sorte gli è propizia…E per lo più, quell’altra cosa è solo una questione di coraggio. L’importante è che le piume a ciuffetti siano pronte per saltare giù, da quei centimetri che le separano dal duro asfalto. Tanto lei, pazientemente, aspetta e poi riparte con lo stesso grado d’entusiasmo di qualsiasi cosa starnazzante. Sentimento che continua a perpetrarsi fino a che, dinnanzi alla sua marcia, non si presenta una parete invalicabile e senza cancelli. L’alto bastione architettonico, chiusura per la massima eccellenza, che l’adulta scala facilmente, grazie a un colpo d’ali attentamente calibrato. Mentre i piccoli al seguito, come da copione, restano incapaci di seguirla. Mattone su mattone, di nuovo e quindi ancora, la via per il futuro si è smarrita. C’è soltanto una speranza, in tali circostanze: la mano empatica dell’uomo, tante volte portato ad altruismo da un simile caso disperato, di siffatti batuffoli, così tremendamente incerti. È un copione noto al mondo prevedibile dell’intrattenimento digitale su YouTube, tra l’altro spesso ripetuto. Mentre appare più difficile, a conti fatti, immaginare il comportamento di noi messi in una situazione vagamente analoga, ma posizionata biologicamente all’esatto inverso di quell’altra. Fatta dai carnivori, veloci dove quegli altri erano lenti, furtivi invece che fiduciosi, zelanti piuttosto che pacifici. La brigata dei mustelidi ha un grande bagaglio di risorse: comparsa sulla Terra tra i 7 e i 5 milioni di anni fa, allo sciogliersi dei ghiacci nordici e l’espandersi delle aree erbose senza molti arbusti, si è abituata ad occupare nicchie evolutive estremamente ampie e variegate. Chi, se non la donnola, può costruire la sua tana in mezzo a una pianura, sotto i raggi battenti del Sole, in mezzo al nulla eppure indubbiamente inaccessibile a qualsiasi predatore. Che non la vede affatto! Per poi darsi alla caccia quotidiana, di ogni sorta di creatura vulnerabile a quelle file contrapposte di dentini acuminati: si stima che una singola famiglia di donnole dalla coda lunga come quelle qui rappresentate (Mustela frenata) possa giungere a uccidere e divorare fino a 250 cani della prateria l’anno, integrati nella dieta con topi, conigli, addirittura qualche uccello eccessivamente distratto e/o imprudente. Simili rappresentanti piccoli, ma a pieno titolo, dell’ordine dei Carnivora hanno inoltre doti che eludono i loro fratelli maggiori, tra cui quella di prolungare la gestazione anche per parecchi mesi, in attesa di un momento adatto a partorire: primavera, tempo di moltiplicarsi. Ma certi pericoli permangono in ogni stagione, specie negli ambienti modernamente occupati dagli umani, che hanno questa abitudine di costruire queste cose alte, lunghe, invalicabili all’esplorazione.
Così è la strana genesi di questo video di Jeff Zenger: in un punto imprecisato degli Stati Uniti (non c’è alcuna descrizione informativa) la tipica famigliola che presumibilmente zampettava allegramente presso i margini di un prato. Non che sia tanto facile riconoscere a colpo d’occhio la madre, soltanto leggermente più grossa dei suoi cinque pargoli, nonché rapida ad allontanarsi da questo indesiderato ammiratore umano. Dunque nel giro di un secondo, lei l’esperta già si arrampica scavalca il muretto del giardino, mentre la vita, per tutti quegli altri, inizia a farsi subito più complicata. È una scena…Interessante. Si forma una specie di piccola torre pelosa, con gli animaletti che tentano di aggrapparsi all’opus rustico della parete. Qualcuno raggiunge quasi la cima, poi ricade. Altri, che sarebbero più agili, poi non sono sicuri che sia il caso di saltare giù dal lato opposto. Alla fine, tira e spingi della situazione, sopra quella sommità ne resta solo uno: lì dubbioso, spaventato, letteralmente preso nel conflitto tra l’istinto e la ragione. Ed è a quel punto che torna indietro quella madre, lo afferra per il collo in mezzo ai denti e lo trascina via con se. Anche questa è la ragione della donnola: far di necessaria fuga, virtù morsicatoria. Ma sovviene a questo punto un dubbio: perché mai il titolo del video parlava di “furetti”? Ecco…

È una vecchia storia. Per citare un’ormai famosa inserzione del sito di annunci Craiglist: “Trovato! Una sorta di gatto-serpente? Dovrebbe trattarsi di un animale domestico, credo. Lungo ed agile ma con pelo ispido e denti di gatto. Sembra amare i croccantini per gatti, ma non è un gatto. Per piacere qualcuno venga a prenderlo, ha uno strano odore.” E in effetti chi davvero ci capisce, nella più vasta e variegata famiglia dei carnivori di piccola taglia, i mustelidi che posseggono almeno in parte le straordinarie doti di propagazione dei prolifici, adattabili e temuti roditori. Certo non molti, al giorno d’oggi, e neppure all’epoca del Rinascimento, almeno a giudicare dal famoso dipinto di Leonardo da Vinci, la Dama con l’Ermellino, nel quale la nobildonna milanese Cecilia Gallerani in braccio non teneva affatto una Mustela erminea, bensì una qualche specie di candido furetto, albino come molti dei suoi simili. Eh si, non è difficile: se misura oltre i 40 cm può essere soltanto quello, oppure una faina. E la seconda, assai difficilmente può essere addomesticata. Tali animali, nei secoli trascorsi, sono in effetti stati considerati molto a lungo come dei pericolosi invasori, per la loro abitudine a fare irruzione nei pollai o recinti di conigli domestici, per attingere gioiosamente a un simile banchetto d’occasione. Nella maggior parte delle culture europee, ivi incluso l’inglese e l’italiano, esistono aggettivazioni, proverbi o figure retoriche che attribuiscono connotazioni spiccatamente negative a simili animali, come “You’re such a weasel!” (Dicesi di persona troppo furba) oppure “Se cade in trappola la faina, trema la volpe e ride la gallina.” Per non parlare poi di una cultura da sempre tesa ad attribuire connotazioni sovrannaturali agli animali, come quella giapponese, che nell’equivalente locale di simili creature individuava dei pericolosi mutaforma, oppure la manifestazione quadrupede degli odiati spiriti kamaitachi, che correvano veloci come il vento arrecando ferite improvvise ai viaggiatori. Ma un furetto, ecco. È tutta un’altra storia!

Ferrets
Il Mustela putorius furo, comunemente detto furetto, è in realtà una versione addomesticata della puzzola europea (Mustela putorius). Tutti i mustelidi posseggono un qualche tipo di sistema difensivo basato sull’odore pungente delle loro ghiandole anali, anche se in alcuni è nettamente meno sviluppato.

Scambiare il furetto per la donnola, sostanzialmente, sarebbe un po’ come definire il cane, lupo. Creatura addomesticata da almeno 2500 anni, è stata largamente usata nell’Europa medioevale e del Rinascimento per la caccia al coniglio, come esemplificato anche dal salterio (la raccolta dei salmi) della regina Maria I Tudor d’Inghilterra (regno 1553-1558) tra i più antichi libri riccamente illustrati giunti fino a noi. Lì veniva mostrata una scena, probabilmente molto nota agli autori, di due donne dell’epoca attorno a una collinetta con numerose tane, una di loro intenta a spingere crudelmente il piccolo carnivoro all’interno, mentre l’altra, con una cesta, subito pronta a intrappolare gli animali in fuga. E benché nell’epoca moderna i furetti siano stati trasformati in animali principalmente da compagnia, non mancano situazioni in cui possano rendersi ancora utili, trovando ad esempio applicazione occasionale nei cantieri e presso le fabbriche di aeromobili. Non c’è in effetti un miglior modo, per far passare un lungo filo in una canalina, che legarlo al collo dell’animale e poi lasciarlo correre via, verso la meta all’altra estremità.
Il furetto, come animale domestico, è estremamente attivo e spesso pronto a giocare con i suoi padroni, stato esemplificato da quella che viene definita in gergo “la danza di guerra” una serie di corse e saltelli laterali, richiami squittenti, rotolamenti, punteggiati dall’impatto intenzionale contro molti degli oggetti circostanti. A quel punto, sarà difficile resistere al richiamo della lotta…

Weasel 2
Ozzy è una famosa donnola addomesticata della specie Mustela nivalis, rimasta orfana in natura, di proprietà dello youtuber Frisco68. Benché questa versione più piccola del furetto non sia normalmente addomesticabile, i video a cui partecipa fanno davvero molto per invogliarci a dimenticarlo.

La durata della vita di un furetto, come quella della donnola, si aggira attorno ai 7-10 anni, a seconda delle condizioni e del suo stato di salute. È quindi evidente che si tratti di un impegno comparabile a quello di un cane o gatto, con in più il problema della sua iper-attività e piccolezza. Un simile animale, lasciato a se stesso, è in grado di entrare praticamente dovunque, incluse credenze, condotti dell’aria condizionata, cestini della biancheria. Tende inoltre a masticare ogni sorta di oggetto, ivi incluse piante o sostanze che potrebbero nuocergli, come recipienti di prodotti chimici e medicinali. Si tratta quindi di creature consigliate soprattutto a chi ha il tempo necessario per comprenderle e abituarle alla vita con l’uomo. Ma dopo tutto, questo non vale forse per QUALSIASI animale?
L’anatra come la donnola, quest’ultima, come il furetto. Sulle coste dell’Oceano Pacifico Settentrionale vive la specie più grande di mustelide, comunemente detta lontra di mare (Enhydra lutris). Questo essere notevole, dal peso di fino a 45 Kg, è solito portare nella tasca naturale che ha sul petto un piccolo sasso, che usa per aprire i mitili e le altre conchigliette che si procura da mangiare, raggiungendo talvolta una velocità di 45 colpi in 15 secondi. Ogni lontra ha il suo, che custodisce come una sorta di prezioso tesoro. Proprio in funzione di questa particolare abitudine, i carnivori in questione vengono considerati tra i pochi mammiferi non-primati in grado d’impiegare uno strumento. Difficile capire dove finisca l’istinto e inizi l’intelligenza. Ma una cosa è certa: senza di loro, numerose specie di molluschi si riprodurrebbero in modo eccessivo, esaurendo le risorse alimentari disponibili ed andando quindi dritti verso l’estinzione. Sembra persistere una sorta di armonia, in una tale collaborazione tra le specie. Quasi a dire: la spontanea bellezza della natura.

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